33. Presa di coscienza

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Luca's POV

Ringraziai la proprietaria del negozio per essere stata cortese e disponibile, poi afferrai tutto ciò che avevo acquistato ed uscii.

Percorsi la leggera salita che mi avrebbe portato al bivio in cui Lucio mi aveva lasciato da solo e, ripensando alla nostra discussione, sospirai.

Dovevo avere pazienza con lui. Aveva vissuto dei momenti terribili ed era normale avesse paura di scherzare con me per strada.

A mente fredda, era abbastanza facile intuire anche il suo cercare un costante equilibrio tra il far funzionare le cose con me ed il cercare di non irritare troppo sua madre.

Mi sentivo in colpa per avergli messo ansia, dopo ciò che era successo a casa sua. Lucio stava facendo di tutto per me, ed io avevo delle pretese stupide, se paragonate a ciò che lui aveva vissuto.

Mi diressi verso la piazza in cui si trovava il bar in cui mi stava aspettando e lo vidi, seduto ad uno dei tavolini, intento a leggere il giornale.

Mi venne da sorridere e desiderai immediatamente raggiungerlo e sedermi accanto a lui, perché erano secoli che non prendevamo qualcosa insieme, seduti ai tavolini di un locale.

Accelerai il passo, sentendo le mie labbra piegarsi in un sorriso dolce.

Lucio, però, non alzò la testa dal giornale fino a quando non gli fui praticamente di fronte.

-Hai trovato quello che cercavi?- mi chiese, con lo stesso tono piatto di sua madre.

Il mio cuore si fermò per un istante.

Avrei dovuto prevedere si sarebbe comportato così!

Speravo solo gli passasse prima di arrivare al circolo, perché non sopportavo l'idea che anche lui fosse arrabbiato con me!

Provai a non scoraggiarmi e ad agire come se nulla fosse.

-Tutto quello che mi serviva- gli sorrisi -Grazie per...-

-Non ringraziarmi- sussurrò, abbassando di nuovo lo sguardo -Sai perché lo faccio. Anche se dubiti sempre di ciò che provo per te- disse, e fu come ricevere un pugno in pieno volto.

-I-io non dubito proprio nulla!- esclamai, ferito da quella sua affermazione.

Avrei voluto prendergli la mano, stringergliela nella mia, e costringerlo a guardarmi in faccia, ma non potevo toccarlo per nessun motivo al mondo.

-Luci- cercai di attirare la sua attenzione.

-Non chiamarmi così in pubblico- disse a denti stretti.

Il mio cuore si gelò.

Mi faceva così male, che non mi accorsi neppure del cameriere che si avvicinava al tavolo.

-Posso portati qualcosa?- mi chiese.

Alzai lo sguardo, colto di sorpresa, trovandomi davanti un ragazzo carino, dai capelli rossicci e la faccia lentigginosa.

-Un caffè, per favore-

Di colpo lo stomaco mi si era chiuso.

Non ero sicuro sarei riuscito a mangiare uno di quei pasticcini buonissimi, nonostante non avessi aspettato altro.

-Per te?- il cameriere si rivolse a Lucio.

-No Claudio, ti ringrazio. Sono a posto- gli sorrise in maniera dolce, poi riportò lo sguardo sul giornale.

Il ragazzo sorrise timidamente, poi, in maniera un po' goffa, iniziò a ritirare le tazzine sporche.

-Hai visto qualcuno?- chiesi al mio ragazzo, non appena restammo da soli.

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora