14. Una famiglia di burberi

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Una famiglia di burberi

Luca's POV

Mi guardai attorno spaesato.

C'era ancora buio e non c'erano dei cartelli che mi indicassero esattamente che strada seguire per raggiungere la stazione dei treni.

Avevo freddo, ma nella fretta di scappare di casa, avevo dimenticato di prendere qualcosa di più pesante.

Non sapendo cosa fare, seguii le altre persone che camminavano a piedi, sperando mi portassero verso una stazione. Che fosse di treni o di autobus non mi importava. Avevo solo bisogno mi portasse un po' più vicino a Lucio.

Avevo fame, ma decisi di non spendere nulla, perché avevo paura i soldi non mi bastassero.

L'ultima volta in cui avevo mangiato era stata il giorno prima a pranzo.

Speravo le forze mi bastassero ad arrivare almeno alla stazione senza stramazzare al suolo.

Lì avrei potuto prendere un panino, dopo aver scoperto il prezzo dei biglietti.

C'era una famiglia con dei bambini piccoli davanti a me.

Si lamentavano di avere ancora sonno.

Mi venne da sorridere.

Avrei voluto fermare i loro genitori, per chiedere qualche informazione, ma avevo così tanta paura mi respingessero a causa di quell'occhio malandato che continuai a seguire la fila indiana, sperando mi portasse nel luogo che stavo cercando.

Quando dopo circa venti minuti di cammino in una strada poco illuminata, lessi in un cartello un po' arrugginito con su scritto "Stazione Ferroviaria" e per poco non mi misi a saltare di gioia.

Scoprii che i treni per la città in cui viveva Lucio partissero ogni due ore e che il primo fosse partito circa mezzora prima del mio arrivo.

Scoprii anche che dopo due ore avrei dovuto cambiare treno, ma che fosse possibile comprare in quella stazione il biglietto intero, senza dover perdere tempo e rischiare di perdere la coincidenza.

Dopo aver pagato, mi avanzò giusto il tanto per un panino ed una bottiglietta di succo di frutta.

Nonostante avessi fame e sete, mi obbligai a non finire tutte le mie provviste, in modo da avere qualcosa da mettere sotto i denti anche per pranzo. Per cena speravo di essere già con Lucio.

Quando salii sul primo treno, non riuscii a rilassarmi neppure per cinque minuti.

Avevo paura di non rendermi conto di essere arrivato alla stazione in cui avrei dovuto effettuare il cambio e non potevo permettermi di rischiare di finire altrove. Non avevo più soldi e non volevo dovermene procurare degli altri.

Poggiai la testa contro il finestrino e mi misi a fare cose stupide, per restare vigile, come contare il numero di animali che vedevo o indentificare la forma delle nuvole.

Lo facevo da piccolo, con Lavinia, quando i nostri genitori ci portavano da qualche parte.

Durante il cambio, fui tentato di entrare nel piccolo chiosco alla stazione e comprare una barretta di cioccolato, ma avendo paura di non potermela permettere, salii sul secondo treno con la pancia che mi brontolava. Mangiai ciò che restava del mio panino e bevvi un po' del succo di frutta, e nonostante avessi ancora fame, riuscii finalmente a zittire il mio stomaco e a sentirmi più tranquillo, almeno per un po'.

Trovai un giornale abbandonato sui sedili e per passare il tempo lo lessi.

Poi, man mano che mi avvicinavo alla mia destinazione, iniziai a sentire il cuore battermi all'impazzata, lo stomaco contorcersi, e non per la fame, ed il respiro mancarmi.

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora