27. Mi basta il fatto che tu sia qui

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Roberta's POV

Stavo bevendo una tazza di caffè, quando Leonardo entrò in salone.

Edo alzò la faccia dalle costruzioni con cui stava giocando, sembrandomi spaventato.

Smise di ridere felice e guardò mio marito avvicinarsi a me con aria preoccupata.

Ci aveva visto litigare molte volte negli ultimamente.

Leonardo non era solito alzare le mani, ma nei giorni precedenti aveva alzato le mani sia su di me che su mio figlio.

Senza aspettare un attimo di più, Edoardo si alzò in piedi e si mise tra me e Leo, come a volermi difendere.

Io poggiai la tazzina, pronta ad alzarmi e a difenderci.

Provai a restare calma ed impassibile, perché non volevo che Edoardo si agitasse.

Qualsiasi cosa avrebbe potuto farmi o dirmi Leonardo, non era nulla di nuovo. Avevo vissuto di tutto nella vita. Non c'era emozione, insulto o percossa che non avessi già provato sulla mia pelle.

-Dobbiamo parlare- disse mio marito, guardandomi in faccia.

Aveva un'espressione che non gli avevo mai visto in faccia, in tutti quegli anni, e avevamo avuto litigate decisamente peggiori di quelle degli ultimi giorni.

Annuii, poi abbassai lo sguardo su mio figlio.

-Tesoro, vai a chiedere a Teresa di preparare un caffè per papà, per favore- gli dissi, accarezzandogli il viso.

Edo mi guardò in maniera eloquente, stringendo di più le sue manine alla mia gonna.

Lo rassicurai con un sorriso, e solo così accettò di lasciarmi da sola con Leonardo.

Mio marito si sedette di fronte a me con una lentezza che non gli apparteneva.

Sembrava fosse invecchiato di colpo.

Eppure non era la prima volta in cui lo ferivo. Lo avevo fatto ogni volta in cui mi era stato possibile, per convincerlo a lasciarmi andare.

Credevo che niente avrebbe più potuto farlo sentire umiliato come quando gli avevo detto che l'avrei lasciato per Davide, perché aspettavo suo figlio, ormai più di sei anni prima.

Leonardo era scoppiato a piangere.

Mi aveva supplicato di restare con lui, inginocchiato ai miei piedi.

Io avevo riso di gusto e lui si era asciugato le lacrime, si era rimesso in piedi e mi aveva tirato uno schiaffo sonoro, poi un altro, e un altro ancora, fino a che non mi aveva afferrato per un braccio e portato giù fino alla strada, nonostante indossassi le ciabatte e mi aveva costretto a salire in macchina e a prendere un aereo per Roma con lui, percuotendomi e arrivando a tirarmi i capelli per tirarmi fuori dal taxi.

Avevo perso il conto delle volte in cui Leonardo mi aveva costretto a fingere di essere la sua "mogliettina perfetta".

Erano anni che fingevamo andasse tutto bene e che io sopportavo, per paura di finire di nuovo in mezzo alla strada.

Lo facevo per Edoardo e perché speravo che Davide finisse di studiare e portasse me e nostro figlio lontano da lì.

Davide però era perso e succube della sua famiglia.

Il suo essere coraggioso e ribelle durava fino a quando non incrociava lo sguardo di suo padre.

Stare con Leonardo era stato quanto di più sicuro esistesse per me e mio figlio.

Fino a quel momento, per lo meno.

Tutti pensavano io avessi molto potere su mio marito, ed in un certo senso era così.

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora