19. Gli occhi dolci di suo padre

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Gli occhi dolci di suo padre

Pietro's POV

Spensi la luce dell'abatjour e mi coprii col lenzuolo leggero.

Non ero stanco, ma preferivo fingere di esserlo, per evitare di dover parlare ancora con mio padre.

Mi aveva beccato che tornavo a casa mentre chiudeva in falegnameria.

-Cosa sono tutti quei libri?- mi aveva chiesto.

Io avevo provato a nasconderli, sapendo non gli sarebbe piaciuto sapere che Lucio me li avesse prestati.

E infatti aveva passato la cena a sbraitare.

A dirmi che non avrei mai dovuto accettare me li prestassero e che c'era la biblioteca comunale, per quel genere di cose.

Mio padre pensava che i genitori di Lucio ci considerassero dei poveracci e nonostante avessi provato a spiegargli che la signora Anna ed il signor Francesco fossero stati gentili con me e che non avessero fatto nessuna allusione a quel genere di cose, alla fine non mi era rimasto che stare zitto a sentirlo lamentarsi, mentre mangiavo controvoglia la pasta la pesto che mia madre aveva preparato per noi.

Sia io che lei, avevamo tirato un sospiro di sollievo quando, dopo cena, era uscito per incontrarsi con alcuni suoi amici al bar di Nino.

Non appena lui era uscito, mamma si era seduta con me in salone e mi aveva chiesto se mi fossi divertito e come avessi passato il pomeriggio.

Le raccontai di Lucio, della sua immensa biblioteca e del fatto che lui e i suoi amici avessero apprezzato molto i biscotti.

Non le parlai nello specifico né di Luca, né di Aldo. Del primo perché mi ero trovato così bene con lui che avevo paura di dire troppo e farmi scappare qualche commento sullo strano modo in cui lui e Lucio interagivano. Non volevo che i miei genitori avessero dei motivi per impedirmi di vedere il mio amico. Del secondo perché mi aveva messo a disagio il modo in cui si era fiondato su me e Lucio, mentre quest'ultimo mi accompagnava verso il cancello.

Mi ero trovato bene a casa del mio amico, per lo meno fino a che tutti i suoi ospiti non erano arrivati a rovinare il pomeriggio.

Davide, il tipo con la barba scura, mi guardava con curiosità, manco avessi una strana scritta in faccia o una macchia verde acido sul petto. Sembrava un animale ferito, lì, nel suo angolo, intento guardarsi intorno e a portarsi ripetutamente il suo bicchiere alle labbra.

Tra me e Agata, la ragazza odiosa dai capelli rossi, non era mai corso buon sangue e non sapevo neppure io perché. Era stata antipatia a prima vista ed io mi fidavo molto delle mie sensazioni.

La ragazza bionda, Rachele, lei era altezzosa e fiera, come una guerriera, ma elegante e delicata come i petali di un fiore. Mi aveva quasi del tutto ignorato, come i gatti della mia vicina.

E poi c'era Aldo, anche lui bello ed elegante, ma invadente, come un ramo d'edera in una qualsiasi fessura del muro.

Sospirai, chiedendomi che idea si fossero fatti loro di me.

Non mi era mai importato di fare buona impressione alle persone, perché erano poche le possibilità di conoscere qualcuno di nuovo, nel mio quartiere.

Frequentavo gli stessi amici da una vita. Con loro avevo fatto elementari, medie e con buona parte di loro, stavo facendo pure le superiori.

Non c'era mai bisogno di presentazioni. Tutti conoscevano tutti e ognuno di noi era entrato in casa dell'altro ed era al corrente di vita, morte e miracoli dell'altra persona.

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora