31. Ti prego

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Ciao a tutti!

Ecco un capitolo pieno di dramma :) uno di quelli che piacciono a me!

Preparatevi, perché i prossimi non saranno da meno!

Ci vediamo nei commenti!

Buona lettura :D

Ti prego

Aldo's POV

Ero seduto in salone, con sua madre, quando Rachele entrò nella stanza.

Indossava una camicia da notte, coperta da una vestaglia leggera, che le lasciava fuori solo parte della scollatura e le caviglie.

-Buongiorno!- esclamò, camminando disinvolta fino al tavolo.

Era così perfetta! Ed io, che mi ero sentito privilegiato per il solo fatto di aver avuto modo di tornare a casa dallo studio e averla trovata ad aspettarmi, non riuscii a non immaginare quanto avrebbe significato per me poterla vedere muoversi in maniera così naturale e rilassata attorno a me, magari in una casa tutta nostra.

Sembrava una dea!

Feci scorrere il mio sguardo su di lei, soffermandomi sulla cinta stretta attorno alla vita, e alle sue gambe che riuscivo ad intravedere a malapena ad ogni nuovo passo.

Abbassai lo sguardo, imbarazzato come non mai.

Quel tipo di pensieri erano rari per me.

Quella mattina avevo visto Roberta girare per la cucina, stretta in una vestaglia molto più succinta di quella di Rachele, eppure non mi si era smosso nulla.

Esteticamente parlando, la trovavo una donna bellissima, ma non provavo alcun desiderio nei suoi confronti.

Non lo provavo praticamente per nessuno.

In passato mi era capitato solo con Filippo, ed era stato un qualcosa di lento, che era cresciuto giorno dopo giorno, insieme al nostro amore.

Alla sua morte, ero morto anche io.

Mi ero sentito per anni come un albero coperto di neve gelida, in un inverno perenne.

Poi però Davide si era preso cura di me e sua cugina Rachele era entrata nella mia vita e insieme avevano riportato la primavera, con i suoi germogli e il suo lieve tepore.

Non mi sentivo ancora del tutto felice, ma era come se stessi lentamente acquistando la consapevolezza che la vita avesse ancora tanto da darmi.

Quando Rachele mi stava vicino, quella sensazione si intensificava.

Per tanto tempo, l'idea di stare con lei era stata uno dei pochi appigli.

All'inizio, non mi importava neppure se mi amasse o meno.

Egoisticamente, consideravo Rachele il mio riscatto.

Il mio modo per chiedere disperatamente alla società di darmi il posto che essa stessa mi aveva tolto.

Ero così distrutto, così a pezzi e mi sentivo così solo che, dopo il dolore e la rabbia iniziali, volevo solo che la mia famiglia e i miei colleghi mi accettassero.

Ero disposto a sacrificarmi.

Sentivo quasi fosse la punizione giusta per non essere stato in grado di prendermi cura di Filippo.

Mi meritavo una vita di facciata, tanto per realizzare il suo sogno.

A me la felicità non era stata concessa.

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora