42. Giudicante

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Aldo's POV

Sentii Davide mugugnare, ma ero ancora troppo addormentato per rendermi conto fosse agitato.

Lo sentii stringersi più forte contro di me e dire qualcosa, e senza neppure pensarci, lo avvolsi tra le mie braccia, portandomelo più vicino al petto.

-È presto- sussurrai -Lasciami dormire ancora un po'-

-Io non voglio andarmene- mi rispose Davi.

Non capii a cosa si stesse riferendo, ma almeno apparentemente sembrava fosse felice di stare tra le mie braccia, così gli inserii una mano tra i capelli e gli poggiai il mento sulla sua fronte, pronto a premere nuovamente la testa sul cuscino.

Stavo per ricadere in un sonno profondo, quando mi accorsi Davide stesse tremando.

Mi tirai leggermente su, ancora un po' intontito, per accertarmi stesse bene, e mi accorsi che la mia maglietta e le sue guance fossero bagnate dalle lacrime.

-Davi?- sussurrai preoccupato.

-No, è meglio di no- sussurrò lui.

-Cosa?- gli chiesi, usando un tono di voce che mi uscì piuttosto dolce.

-Io non posso, venire con voi. Vado da Roberta- disse -E poi tu ci vai con Fili, no?- chiese, facendomi fermare il cuore.

Passarono alcuni secondi, poi sospirò sonoramente.

-Io sono sempre di troppo- aggiunse in un sibilo.

Mi separai piano da lui, chiedendomi cosa stesse sognando.

Parlava con me nel sonno?

Era con me e Filippo che si sentiva di troppo?

Davide, nel momento in cui lo lasciai andare, si chiuse a riccio, come se stesse morendo di freddo.

Continuava a sussurrare delle cose incomprensibili, a bassa voce, come se fossero quasi delle preghiere.

-Hey- provai ad accarezzargli una guancia, sperando si svegliasse.

Non mi piaceva l'idea che fosse agitato e che forse stava succedendo per colpa mia.

Davide aveva iniziato a comportarsi in modo strano sin da quando eravamo tornati dal cimitero.

Mi sentivo colpevole per averlo lasciato tutto quel tempo al freddo ad aspettarmi, pur sapendo fosse un fifone.

Aveva sempre odiato le storie di paura e, quando da piccoli i nostri amici più grandi le raccontavano, mentre i nostri genitori se ne stavano tutti insieme nel giardino degli organizzatori della cena di turno, Davide si nascondeva sempre e rimaneva nel suo rifugio, spaventato, in silenzio, scatenando sempre il panico degli adulti quando arrivava il momento di andare via.

-Davi- provai ancora a svegliarlo.

-Smettila- sussurrò -Sto bene-

-Davi- insistetti, accarezzandogli il viso.

Il mio migliore amico sospirò, poi aprì pigramente gli occhi.

Mi guardò confuso, come se non ricordasse di essere a casa mia, al mare.

-Perché mi hai svegliato?- mi chiese, mettendosi seduto e accarezzandosi le braccia, come se avesse freddo, ma si sentisse anche a disagio.

-Sembravi molto agitato- mi giustificai.

-H-ho solo sognato Filippo- mi rispose, abbassando lo sguardo.

-Filippo?- chiesi, sentendo il cuore perdere un altro battito.

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora