P.O.V.
FrancisLe raccomandazioni di Carlail continuano a vorticare nella mia mente ebbra in un accostamento disorganico, privo di senso. Ricordo il suo consiglio di tenere un profilo basso perché, per il momento, dovrò agire da solo. Si tratta di una prima azione di circospezione e la centrale non ha abbastanza personale per occuparsi anche di una simile questione, fuori dalla burocrazia di dettate carte. In parte me ne compiaccio perché sarebbe stato più difficile agire con, alle spalle, decine di agenti, per quanto privi di divisa.
Muovermi da solo é molto più semplice e fa accordi con il suo consiglio di non farmi notare.
Dopo di che, ero stato indirizzato verso una sensazione di calma: non dovevo farmi prendere dall'ansia, o dalla rabbia, o da qualsiasi cosa in grado di farmi scattare.Il resto l'ho tutto dimenticato ma sto passeggiando per la via vecchia e non mi importa più di niente. Nonostante la pesantezza dei pensieri e la testa che vortica in un dopo sbornia so benissimo cosa fare o da chi andare.
Discendo lungo questa strada, tentando di ignorare il paio di scarpe appese sopra la mia testa.
Il ragazzo è ancora lì, appoggiato al muro e infreddolito per la leggerezza dei propri abiti. In un primo momento non mi nota, poi sente i miei passi avvicinarsi.
Ancora non mi sorride, ha paura di me, e quei denti marci a causa della droga non si rivelano solo per un istinto di conservazione che lo mette in guardia.
Deve avere la mente più confusa della mia al momento e spero che questo possa andare a mio vantaggio.«Ehi, io ti conosco! Sei il ragazzo che è passato di qui l'altro giorno» esordisce e per poco non mi maledico.
Non abbastanza confusa, la mente, a quanto pare.
Annuisco distrattamente e mi faccio più vicino, venendo ricompensato dal suo squallido sorrido. Dannazione, non vorrei fissare con tanto ribrezzo quei denti ed è per questo che mi focalizzo sulla giovinezza che sembra mostrare la sua pelle.
Continuo a sostenere che sia più giovane di me, il che è terribile da immaginare, visto lo stato di profonda astinenza in cui si trova.Le unghie hanno raschiato via lo strato superficiale della pelle dell'avambraccio destro, lasciando molti segni rossi accompagnati a degli sfoghi. Inoltre, nell'agitazione della sua condizione psicofisica risulta costretto ad alternare il carico del proprio peso da un piede all'altro, in una specie di danza piena di piccoli salti capaci anche di riscaldarlo. Il tempo è gelido e questi stracci che indossa non sono nemmeno vagamente sufficienti.
«C'è un vicoletto, qua dietro, se vuoi possiamo andare lì.» Me lo dice senza dare troppo peso alla cosa, gettando l'idea come fosse uno grumo di saliva fatto cadere lungo questa strada marcia, piena di pietre rotte.
«Non sono interessato» ribadisco, e la ruvidezza delle mie parole lo fa fermare. Una simile reazione mi porta a maledirmi l'attimo dopo, capendo subito di aver sbagliato approccio. «Scusami, non intendevo impauriti.»
«Se non sei interessato a un rapporto o al sesso in generale vattene, non ho niente da darti» mi dice, per poi tornare con la testa dritta e lo sguardo inchiodato lontano, come a mettere una rigida distanza tra di noi.
Rimango stupito dalla velocità con la quale ha sfoggiato una simile diffidenza ma forse, mi dico, la menzogna era l'avventatezza. Capendo di non aver a che fare con un papabile consumatore ecco la gentilezza e la provocazione andarsene. Vorrei rimanesse per tutto il tempo con questa, di faccia: gli permetterebbe di rimanere sincero.
«In verità, sono io che voglio darti qualcosa.» Comunico, e i suoi occhi si sgranano portandogli a dirigere il suo sguardo dalla punta dei miei piedi fino alla testa.
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Fumo negli occhi
Romance[COMPLETO] *Tutti i diritti riservati* (Certificazione Patamu) In un South Side ricco di polvere e caos serpeggia la speranza delle anime pure di trovare presto una redenzione, da peccati commessi e da violenze subite, attraverso la continua ricerc...