31- Un patto con il diavolo

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P.O.V.
Cedric

Se solo un anno fa qualcuno mi avesse detto che mi sarei trovato steso al suo fianco, su di un letto, probabilmente non gli avrei creduto. Persino adesso mi è difficile dare conto della realtà stessa che ci si presenta dinanzi, tanto da essere obbligato a non prestare tutta l'attenzione che vorrei ai documenti posati sul materasso per poter guardare lei che dorme, con sguardo angelico.

Credo di aver sempre pensato che, in fondo, i suoi tratti fossero quasi infantili. Decisamente lineari per cui gradevoli, quasi immacolati dalla tristezza di questo mondo, ma il carattere che indossa, la sua forza, persino la sua incertezza la marchiano come una perfetta donna a cui, ormai, mi sento profondamente vincolato.

Amy non è solo bella da guardare; è anche una persona che ti esorta a chiederti se tu sia davvero degno di poterla accarezzare. La stessa che ti lascia a sorridere sul suo volto come un ebete, nonostante non possa vederti. Che ti esorta a sollevare le mani, solo per poterle aggiustare quel ciuffo di capelli dietro all'orecchio destro, in modo che non dia fastidio al suo riposo.

È tutto questo ed anche troppo. Per poco non ero morto a dire le verità del mio cuore al suo senso di smarrimento, vedendo nel futuro il terrore che se ne andasse per il mio senso come di attaccamento.

Non ho mai avuto niente a cuore oltre che lei e questa casa. Essere qui, con entrambi, mi porta un'incredibile gioia che, effettivamente, mi conduce ad essere un po' un disastro, lo ammeto, visto che sono riuscito a svegliarla.

«Cedric... che ore sono?»

«Puoi continuare a dormire ancora, se vuoi. Manca un'ora alla cena.»

«Dovrei tornare a casa.»

Lo so, ma vorrei che restasse. La mano che avevo posto sul suo viso discende fino al suo fianco destro, sfiorandole poi il costato nella risalita.

Il mio tocco la desta maggiormente, portandola tenera a sorridermi.

«Non mi convincerai...»

«Lo pensi sul serio?»

Per dimostrarglielo sollevo le coperte, che ancora la vedono seminuda, e mi intrometto in esse, suscitando un suo risolino.

«Cedric, che fai» cantilena divertita, sentendo le mie mani fredde raggiungere a seguito il suo corpo. Ricambio il sorriso vicino al suo volto che leggermente si è arrossito, trovando il coraggio di esprimere le parole più semplici per il desiderio che sento.

«Niente, voglio solo toccarti.»

«Sul serio? Poi posso andare via?»

Mh, no.

Mi chino più vicino al suo collo lasciandole, sulla pelle, una lenta fila di baci che possa giungere come un diniego, dinanzi la sua richiesta. Ride divertita, il che mi porta a scendere ancora di più con le labbra, fino a raggiungere l'avvallamento del suo seno ancora rinchiuso nel reggipetto.

Occorre meno di un attimo per riuscire a sfiorarle la schiena e risalire fino al ferretto dietro, sganciandolo solo dopo l'attesa del suo consenso.

Quando quello sciocco indumento se ne va, la parte superiore del mio corpo che era rimasta nuda, secondo sua richiesta, nonostante la morsa gelida dell'inverno entra in collisione con il calore della sua liscia pelle, mandandomi alla deriva.

Non solo riesco a vederla seminuda ma, finalmente, riesco a percepire la durezza di un suo capezzolo a premermi contro i pettorali, oltre che il suo respiro rotto all'orecchio. Immagino già di impazzire prima ancora di riuscire a scendere, con la bocca, recuperando sulla lingua il contatto con quel rigido bottone naturale.

Fumo negli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora