27- Tutto ciò che mi basta

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P.O.V.
Amy

Essere cattivi è un'arte ma anche una condizione data dall'essere costantemente soli. Io posseggo entrambe le doti, dal momento che non ho affatto provato affetto per Lèa, poco prima che il fienile bruciasse.

Dal modo con cui si sono radunate le persone attorno alla sua ferita, da come l'hanno scortata con amore ho capito di essermi completamente sbagliata in merito alla sua persona. Avevo tradotto la sua spavalderia in una parentela con l'arroganza, quando probabilmente era solo la sua risposta dal sentirsi direttamente attaccata.

Rivedo dietro gli occhi la figura di Ercole sull'orlo delle lacrime e mi sento tanto a pezzi da essere costretta a bloccarmi. Cedric, distante pochi passi da me, avverte la mia improvvisa immobilità e volta la testa, a caccia di una possibile spiegazione ma non la possiedo. Non ho risposte, le cerco in lui non appena si volta del tutto, tornandomi di fronte, con un espressione confusa.

«Come puoi provare qualcosa per me? Sono una persona cattiva» sussurro in un sospiro che lascia uscire tutte le mie peggiori paure.

«Perché dici questo?»

Facile domandarlo ma non tanto esprimerlo. Con che coraggio confesso di essere stata gelosa dell'intimità dimostrata tra lui e Lèa? Proprio della stessa ragazza che, poco dopo, era rimasta ferita gravemente?

Un'intimità che noi non abbiamo ancora avuto e che mi rende tanto patetica di fronte ai suoi occhi.

«Quando hai soccorso Lèa sembravi seriamente preoccupato. Le sue ustioni sono gravi, lo so, ma... il fatto è che poco prima, quando sono venuta a cercarti, io e lei abbiamo parlato. Mi ha fatto intendere quanto siete vicini e la cosa mi ha fatta arrabbiare.»

«E ti ritieni cattiva, perché? Perché la persona di cui eri gelosa si è fatta, a seguito della vostra discussione, seriamente male?»

«Non ho detto di essere gelosa...»

«Non sei una persona cattiva, Amy, né tantomeno ti devi prendere un carico di colpa per quello che è successo. La colpa è di quei piromani, non nostra. Inoltre, se vuoi saperlo io e Lèa siamo grandi amici ma mi sono sempre tenuto alla larga da lei perché sapevo dell'affetto che provava Ercole. Questo ti rende più tranquilla?»

No, non molto. Arrivo a pensare quasi immediatamente che se Ercole non fosse stato dentro questa costante il risultato sarebbe ben diverso. Che il loro affetto, tolto di mezzo quel loro "ostacolo", sarebbe potuto sbocciare in ben altro, nutrito dall'amicizia e dalla reciproca fiducia e forse il motivo per cui lo credo è che non ritengo possibile un rapporto vero, stretto, di amicizia tra un uomo e una donna. Ci entra di mezzo sempre l'attrazione, almeno da una delle due parti, con l'eccezione straordinaria data dall'omosessualità di uno dei due che esclude qualsiasi altro tipo di risvolto.

Anche il legame che ho con Ercole è importante, ma non è sacro nemmeno la metà rispetto a quello che ho con Francis e che temo si possa paragonare a quello di Cedric e Lèa, dal momento che l'uomo che mi è dinanzi non ha nessuno e, più di una volta, mi ha illustrato gli evidenti ostacoli nel suo tentativo di amicizia con Ercole.

«A cosa diavolo stia pensando, ora?» Domanda in un respiro l'oggetto delle miei tristi ipotesi. Al pensiero di starlo già stancando abbasso la testa, sottraendomi ad ogni sua sorta di indagine per poter essere da sola dentro i miei pensieri.

Il risultato è sorprendente perché Cedric si avvicina e mi prende il volto tra le mani, sollevandolo.

«Se vuoi chiedermi qualcosa chiedila, non supporre» mi suggerisce di fare, posando quindi la fronte sulla mia.

Quel piccolo gesto di affetto mi porta a chiudere gli occhi ed arrendermi, senza affrontare discorsi in grado di farmi male.

«No, non importa.»

Fumo negli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora