P.O.V.
SamuelMai prima d'ora il destino si era fatto di beffe di me in un modo così ironicamente scorretto, tale da pormi per primo, sul piatto delle verità, raccapriccianti scoperte riguardo a lavori illegali che non posso perdonare né limitare a sufficienza da impedirne il compimento e poi, per secondo, la più crudele carta che minacciava il cambiamento.
Durante una rapina, poliziotti come noi tentano di salvare civili intrappolati nella stretta del nemico ed ora il ragionamento non è tanto diverso: devo metterla al riparo, assicurarmi che non le accada niente come non accada neanche al piccolo Tommy ed a quei restanti settantanove bambini in attesa della loro personale tortura. Ma come riuscire a farlo?
Come poter evitare lo sguardo di Nerissa mentre mi passa affianco, con un vassoio in mano, mentre sono seduto sul divano di Paul Bennett in attesa del suo arrivo?
Mi sforzo di tenere le mani strette in un pugno e la testa bassa perché, poco più lontana, una guardia è appostata ad uno dei portali di ingresso a questo salotto tanto da essere in grado di spiare sia il fuori che il dentro di questa stanza. Noi, come eventuali invasori esterni. Non posso avvicinarla, né parlarle utilizzando una scusa. Non sarebbe prudente ed inoltre... non sembra nemmeno incline a farlo.
Lancio un'occhiata alla guardia per verificare se il suo interesse, da questi interminabili minuti di controllo, possa essersi reindirizzato e con piacere noto che è così. Una voce, a quanto pare, l'ha raggiunta dal microfono auricolare e la esorta, dopo una conferma d'ascolto, ad abbandonare il posto per recarsi in una nuova locazione.
Esegue tale comando, lasciandoci a noi stessi. Prima che ne possa sopraggiungere un'altra afferro Nerissa per un polso e la trascino via.
«Che cosa diavolo stai facendo? Lasciami!»
Non sto a sentire la sua voce soffocata, né tantomeno presto attenzione alla protesta che subisce il suo corpo nel combattere la pressione del mio. Mi limito a trainarla più lontano, in uno spazio privato, una sorta di cavedio, in affaccio con il corridoio ed altre stanze, in parte in ombra e tanto stretto da portarla così vicino da rendere individuabili le spezie del suo profumo.
«Lasciami andare, ho detto. Mi aspettano su» continua a protestare ma io non ho tempo per la sua ritrosità.
«Shh!» Sussurro, posandole un dito di piatto contro la bocca e Nerissa si scosta infastidita, in poco meno di un attimo. Non pensavo che il mio rinnovato contatto con quelle labbra le provocasse una simile ritorsione, ma non devo esserle affatto piaciuto l'ultima volta.
«Non dirmi di tacere ed allontanati. Che cosa diavolo stai facendo, qui?»
«Hai idea di chi siano le persone che ti hanno ingaggiato per questo tuo lavoro?» Mormoro, ad un passo dal suo respiro, stregato come so di essere da quegli occhi scuri e pieni di fervore che mi si indirizzano contro con tutta la forza del mondo.
«Non mi interessa. Sono un'infermiera. Vado dove occorre.»
«Ti conviene saperlo, invece, perché non è affatto gente affidabile»
Non commenta altro, al seguito delle mie parole. Forse perché era riuscita ad immaginarlo dalla sontuosità della casa, ricca di intarsi in oro e in marmo. Paul non va di certo per l'estetismo essenziale, dal momento che adora glorificarsi secondo ogni possibilità che gli venga offerta. Per cui, immagino che questa tosta infermiera possa credere veramente al giuramento che ha prestato per continuare a rimanere in questa villa piena di pericoli.
Davvero non ha idea, però, di cosa sarebbero in grado di farle. Specialmente Dalia, se solo scoprisse la vicinanza alla quale siamo arrivati, per quanto vana e resa nulla dalla catalogazione di semplice errore che l'infermiera sembra aver voluto affibbiarle.
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Fumo negli occhi
Romance[COMPLETO] *Tutti i diritti riservati* (Certificazione Patamu) In un South Side ricco di polvere e caos serpeggia la speranza delle anime pure di trovare presto una redenzione, da peccati commessi e da violenze subite, attraverso la continua ricerc...