82- Avvicinarsi

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"Amaro il pensiero che porta a voltarti le spalle
Congelo le voglie giù in fondo per celarle a te
Guardo l'amore che è stato un incubo acceso
Scendi oh diva dal pulpito che ho creato per te
Eva accidenti a te
Questa vita sbanda e mi riporta te
Brava, tu a dimenticare, a ridisegnare traiettorie nuove."
Mina Celentano - Eva

P.O.V.
Amy

Vorrei che queste fredde lenzuola mi intrappolassero per sempre. Che il sole, al di fuori di questa finestra, possa maggiormente riscaldare la pelle al fine di garantire l'illusione di un contatto che non avverto, che non è in me, che non si è reso spinta e carica al fine di poter rendere più vera la mia giornata.

So che cosa mi attenderà, dietro questa parete di carta da parati che ci tiene divisi e confinati dentro reciproche bugie: la falsità di un mondo grigio al quale dovrò imparare a sorridere, dal momento che è il solo modo che ho per lottare. Ma qui, nella mia solitudine, posso esordire maledizioni rivolte ai suoi silenzi perché mi appare quasi impossibile l'ipotesi che Cedric possa avermi esclusa dai suoi piani.

Che cos'è tutto questo, per lui? Una sorta di viaggio d'addio? No, non riesco a crederci. Vederla sotto quest'ottica rimescola ogni cosa e rende ignobili certi suoi gesti che tentavano di non essermi ostili, quasi a volermi lasciare un dolce ricordo.

Prendo un profondo respiro e cerco maggiore rifugio all'interno del letto, rimanendo però ad osservare da sopra le coperte la parete posta come verticale barriera, immaginando che oltre ad essa la camera di lui si rispecchi identica.

Non voglio abbandonare questo letto, né l'illusione di avere lui con me, almeno fino a che mi è possibile. Arriverà il giorno, l'ora, in cui svegliandomi al mattino non potrò più farlo perché sarà resa evidente la realtà che lo trova appartenente ad un mondo altrove, molto lontano da me e dai suoi ricordi.
In essi, invece, io mi lascio cullare.

Piccoli richiami di una nocca che batte un ritmo lento contro la porta mi raggiungono nella leggerezza di un suono onirico, venendo poi accompagnati dalla voce che, da sempre, risulta in grado di rimescolare ogni cosa.

«Amelie, sei sveglia?»

Non è più la parete l'ostacolo posto a dividerci ma quel rettangolare profilo in legno che si erge al termine di questa stanza. A lui rivolgo attenzione e dolore, quasi pregandolo di divenire trasparente per mostrarmi che espressione abbia l'uomo che tanto si sforza di celare.

«Amelie...»

Quasi un sussurro, quel richiamo. Non ha niente di certo. Non è comandato da nessuna esortazione. Piuttosto, è guidato dalla sola ipotesi di non essere stato avvertito, perché è nella sincerità delle cose non dette che Cedric riesce a rivelarmi al meglio la sua realtà, arrivando ad avermi più vicina.

Mi sollevo dal letto senza fare rumore. Sentendo le lenzuola venire tirate via dalle mosse del mio corpo, intrappolandomi dentro un ultimo abbraccio che mi abbandona non appena riesco a raggiungere, con pochi passi, l'atrio della stanza.

Da dietro il portone più nessuna parola ma lui è ancora qui, oltre questo ennesimo divisorio che ci separa, oltre il palmo della mia mano non appena lo poso contro il legno gelido.

Entrambi in silenzio ed immobili, vincolati ad un mutismo che è segno di rispetto.

Potrò non aver capito che cosa lui fosse per me ma lo sto riscoprendo adesso, in una maturità che sembra avermi condotto fino ad un confine oltre il quale è proibito passare: il precipizio è vicino, il punto, la fine di un legame e noi gli stiamo andando incontro rallentando, però, sempre di più, sempre con meno certezza.

Fumo negli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora