25- Cio che il fuoco altera

47 5 8
                                    

P.O.V.
Ercole

Prima d'ora ho sempre avuto paura di poche piccole, limitate, cose ed è incredibile pensare a quanto il quadro generale d'improvviso possa cambiare.
La verità è che le mani non smettono di tremare mentre osservo Nerissa chinarsi alla sua altezza e valutare i danni. Scorre la sua attenzione, resa affilata dall'astuzia di molti casi riscontrati, lungo ogni parte di Lèa mentre ammetto, con chiarezza a me stesso e a qualsiasi altro, che non l'avrei mai lasciata se non avessi saputo di affidarla a una persona esperta.

La stessa che mi auguro possa essere clemente anche con il mio cuore. Si agita ballerino da un sacco di tempo e dalle mie dita quasi il sangue cade, a causa delle pellicine tirate da denti contratti, però non posso farci niente. Ho bisogno di uno sfogo. Di sapere, dopo tutta questa assenza che mi ha donato in un eco di ritorno, che Lèa starà bene, che le bruciature sono solo superficiali ma soprattutto... che tutto il fumo immagazzinato nei polmoni non le sarà letale.

Nerissa si alza a questo mio ultimo pensiero, facendo schioccare in un deciso suono il guanto in lattice che si sfila dalla mano, venendomi incontro.
Tento di scorgere Lèa stesa alle sue spalle, lungo ancora il tavolo ma la sua sempre più presente vicinanza mi impedisce di farlo.

Mi guarda negli occhi con tristezza ed ogni cosa precipita dall'altezza su cui si era posata.

«Vieni, andiamo a parlare fuori» sussurra a voce bassa, posandomi una mano sulla schiena per incentivarmi ad andare. Nonostante la breve differenza di età che sembra esserci tra noi al suo confronto mi sento come un bambino, al quale sta per essere detto ad alta voce il suo più terribile sbaglio.

«È grave?» Gemo, allontanandomi il pollice dalla mano e picchiettandolo contro il gomito delle braccia che ho intrecciato. «Ti prego, dimmi se è grave.»

«Le gambe sono salve e il corpo, nella parte inferiore, non presenta ustioni troppo compromettenti. Può essere applicata della semplice Connettivina ma il braccio destro... è inciampata su una delle casse ed è caduta battendo la testa a terra. Questo ha comportato il suo svenimento, per il quale consiglio di portarla in ospedale per accertamenti neurologici più completi, ed anche... l'ustione sulla parte destra del volto. Ho applicato delle creme dove possibile, il corpo non è a rischio, le ossa non sono evidenti oltre la pelle, ma voglio essere sincera: l'abrasione comporterà problemi fisici e psicologici. Niente in termini psicomotori ma l'abrasione sul collo, sul volto e sul braccio hanno un principio di terzo grado. Occorre consultarsi con il medico ed è essere consapevoli che il danno non ha interessato solo lo strato superficiale, ma anche i nervi e gran parte dei tessuti.»

Sì... è una brava infermiera, me lo ha confermato con questa spiegazione drasticamente chiara, prima di enormi termini medici capisce di mettere in evidenza un chiaro fatto: la vita di Lèa è stata cambiata dal fuoco.

Nerissa ha parlato di danni psicologici, di nervi fuori uso ma a me è solo una cosa ad importare ovvero il fatto che sia viva, e che la corsa in ospedale è necessaria ma non alla sua sopravvivenza.
È stabile, svenuta dal dolore, ma è viva. È viva.

«Grazie davvero per tutto quello che hai fatto» sussurro senza una voce apparente, ed il suo sguardo si intenerisce dinanzi le lacrime che avverto cadere lungo le guance.

«L'ospedale, Ercole.»

«Ce la porterò subito, grazie.»

Annuisce e poi si allontana per poter raggiungere Issa, rimasto in silenzio ad ascoltare al sua spiegazione di poco fa dietro di me. Vedo, con la coda dell'occhio, la mano di Nerissa che si solleva sfiorandogli un braccio, dandogli la forza necessaria per poter combattere con me una nuova sfida, eppure niente è importante più di riuscire di nuovo a vedere Lèa, ad occhi chiusi su questo ripiano.

Fumo negli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora