96- Il giorno in cui il sangue si infranse

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Due anni e mezzo dopo
P.O.V.
Rais

Certe persone credono di poter avere dei diritti sulla tua vita. Di decidere quando è il caso che tu debba tornare a mangiare, vivere, respirare aria pulita, riassumendo la conclusione del tuo dolore secondo l'ipotesi di una data.
Ti dicono quale modo migliore ci sia per mangiare, tornare a camminare. Amare.
La verità è che nessuno ha diritto di fare niente perché nessuno è proprietario di qualcosa che crede di possedere.

Come poterlo dire in altri termini che possano essergli graditi?

No, non credo ci debba essere indulgenza nei confronti del dolore. In fondo, la vita con me non era stata indulgente e nella trappola nella quale si è tramutata questa casa gode nel farmi rivivere tutte le fasi di quel dolore, enunciando gli eventi dal principio in modo che la mia mente svuotata possa accorgersi dell'esatto istante in cui abbiamo compiuto un passo falso.

Forse, fu a quella cena a casa dei suoi. Forse, quel pomeriggio in cui, ubriachi di coraggio ed avventatezza, osammo sfidare l'autorità di un uomo disonesto sulle note di un valzer.

Forse, fu solo dal primo istante in cui, in una casa di guerra, imparammo ad amarci.
Serro le palpebre, dinanzi la violenza di quei ricordi e le pareti di questa stanza mi soffocano, stringendomisi intorno finché gli occhi non si posano su quel braccialetto in pelle, ormai del tutto rotto, presente su questo materasso.

Sicuramente, ogni evento mutò quel giorno, mandando in rovina ogni cosa.
Il giorno.... in cui il sangue si infranse.

Adesso
P.O.V.
Francis

Ogni battaglia comporta delle sconfitte, assieme a delle vittorie. Nomi che cadono in un oblio dove affoga e riemerge costantemente il dolore poiché incapaci di voler essere per sempre dimenticati.
Tra di essi, il ricordo di Hasim risorge furente. Morto per un proiettile incastratosi in un organo vitale, il nigeriano se ne era andato portandosi con se l'incubo che aveva tormentato la sorella. Anche Tabanzi era morto ed assieme a lui... anche Dalia Ester, vestendo il suo abito da sposa e sfoggiando sulla sinistra del petto una rossa rosa di scarlatto sangue, più grande del suo bouquet.

Dalle indagini riguardanti le tracce di sangue trovate tutto attorno, però, era emerso anche il dna di Samuel come una prova incontestabile e da quel giorno le indagini riguardo la sua scomparsa non avevano trovato risposta.
Persino Nerissa, tornata nel South Side con l'intenzione di proteggere il piccolo Tommy e parlare al più presto con le autorità, non sapeva dove fosse, il che era preoccupante visto il periodo che i due avevano trascorso insieme, arrivando persino alla foce di un amore nato nell'ostilità.
L'infermiera era stata la sua spalla, si era occupata del piccolo, di lui, ed aveva lottato per non farsi mettere i piedi in testa dalla Ester e da un certo Paul Bennett sparito dai nostri radar già da tempo.
Persino Dalia aveva minacciato gli affari loschi di quel tipo, spingendoci verso l'interrogativo presente nella mente di tutti noi: quando era terminata la loro associazione e per quali ragioni? In un primo momento Nerissa sembrava ritenere che Paul Bennett fosse un uomo buono ma quando, tramite i nostri interrogatori, era fuoriuscita l'ipotesi di una trappola da parte sua, escogitata nel momento stesso in cui le aveva mentito sul luogo in cui sarebbe avvenuto il matrimonio con conseguente scomparsa di Attila in quello dove era avvenuta la celebrazione, l'infermiera si era fatta seria ed aveva fissato nella mia direzione in una richiesta di pietà. Sembrava supplicarmi di ritrovare l'uomo che per tutto questo tempo l'aveva protetta ma che, alla fine della sua missione, pareva essere caduto nell'ennesimo sbaglio, causato dalla medesima donna alla quale, con molta probabilità viste le indagini della balistica, aveva sparato a corta distanza prima di riceve lui stesso un proiettile da una terza arma.

Avevo ricambiato lo sguardo di Nerissa senza poterle dire, con assoluta sincerità, quanta importanza avesse per me ritrovarlo. Attila è sempre stato tutto, per me. Una guida piena di difetti ma esemplare. Un uomo da detestare e amare al tempo stesso che, così tanto, mi ricordava uno zio divenuto, recentemente, una parentela fin troppo stretta. Era il mio mentore e la stessa persona che mi aveva fornito gli indizi necessari per mettere tutti i cattivi rimasti in vita dietro le sbarre di una prigione e salvare i bambini che ora, felici, giocano insieme agli orfani di cui Rais si è preso da sempre cura nell'oratorio parrocchiale, sotto la tutela del nostro prete di città. Per Samuel presentarsi in quella chiesa era stata una debolezza ma la restante parte del suo ruolo era stata svolta con precisione e coraggio. Ritrovarlo metterebbe pace alla mia anima, a quella di Nerissa ed anche a quella di Carlail che, con entrambe le mani affondate nei capelli, tiene il capo chino in direzione della scrivania non appena entro all'interno del suo ufficio.

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