14- Lontani dalle paure

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P.O.V.
Cedric

Ognuno dei quattro elementi del macrocosmo è presente vicino alle rive di questo torrente in una simbiosi perfetta. C'è l'aria, che impervia leggera come un vento caldo ad accarezzare ogni cosa, e c'è l'acqua, con il suo scorrere leggero. La terra sorregge i nostri passi, permettendoci di rimanere a fissare un paesaggio senza uguali che si estende per ettari, in un confine oro e verde indefinito, e ora... ora, c'è anche il fuoco.

Ruoto la testa verso Ercole, intento a marciare nella mia direzione. Sfoggia uno sguardo assorto, i suoi occhi risultano stretti nell'osservare i caratteri della territoriale proprietà ed è quasi come se, ogni particolare, scorresse sotto i suoi occhi come righe di poesia. Ercole ha uno sguardo disperso la maggior parte del tempo, quasi travagliato, ma focalizzato, comunque, su ogni cosa. Al mio fianco ho l'uomo più fidato e meno umano di questo posto, una specie di presenza che volteggia nei granai e nei pascoli di questo luogo in un silenzioso rispetto, tanto da renderlo irreale.

«Va tutto bene?» Gli domando, perché la sua attenzione si è soffermata su qualcosa in direzione dell'orizzonte. I dread copro parte del suo viso, concludendosi in delle punte all'altezza delle metà petto, e leggermente si muovono quando annuisce.

«Credevo di aver visto un'ombra ma credo di essermi sbagliato.»

Un tempo cacciavamo le lucciole, in notti torride d'estate nelle quali regnava la noia. Le catturavamo tra i palmi, solo qualche istante, per poi risospingerle verso il cielo e lasciarle libere. Ci divertiva, rendendoci simili: il figlio del proprietario di casa e il bambino che spazzava i pavimenti. Era bello essere alla pari, e con forza, nel tempo, siamo riusciti a diventarlo. Niente distingue me da Ercole, persino il carattere ha finito per subire delle costrette contaminazioni, ed è come possedere al proprio fianco la copia di sé stessi.

Ercole è la mia anima, e so che per lui vale lo stesso. È tutti i pensieri che non esprimo e che, vispi, decidono di rivelarsi in momenti sconvenienti, ferendoti sotto pelle come punture di insetti. Non potevo che non cercare con lui la causa di questo strano caso che ammalora la terra, inoltre è l'unico tra tutti che ancora guadagna il mio rispetto.

«Da dove iniziamo?»

«Forse dai campi di lavanda» ragiona, fissando quella macchia viola al termine della nostra visuale. «Ci troveremo in un altura sopraelevata. Se nasce un rogo potremo avvistarlo.»

«Credi che il piromane non si farà sfuggire l'occasione?»

Ercole sorride, iniziando a venire dietro a stentati passi che avanzo nella giusta direzione, in attesa di un suo pensiero.

«Sarà una giornata particolarmente ricca di vento. Se decide di non colpire oggi allora non so quando potrà.»

«Mh, allora speriamo che tutto questo vento ti porti via, spaventapasseri» dico con rancore, velocizzando i miei passi per potermi allontanare da lui quanto basta. Nonostante tutto, però, avverto da dei metri la sua ilarità.

«Sei arrabbiato con me?»

«Tu cosa ne pensi?»

«Si è proposta lei per prima, di venire.»

«Senza che tu la incoraggiassi?» Richiedo, certo che la questione fosse stata smossa da lui per primo. Scelgo il percorso migliore da affrontare lungo la discesa di questo breve sottobosco che ci condurrà dal lato opposto di quest'ettaro, fino ai campi di lavanda.

«Ha importanza? Vuoi sapere su chi far ricadere la colpa?»

Mi blocco solo un attimo, il tempo di piantare i piedi nel terreno e rivolgermi a lui con risolutezza.

Fumo negli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora