40- Dalla stessa parte

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P.O.V.
Francis

Sapevo che sarebbe stato intenso dalla notte in cui abbiamo dormito abbracciati e la sua bocca, nell'incoscienza, si era posata su di me trasmettendomi brividi eterni.

Quello che non potevo immaginarmi era quanto lo sarebbe stato. Per questo motivo ancora mi sembra di tremare, nonostante l'orgasmo sia scemato, alla vista del suo corpo ancora abbandonato disteso, lungo questo letto, con la prova del proprio piacere sulla pelle.

Gli avevo detto che non sapevo se l'avrei amato più di Gyasi e vi era un piccolo fondo di verità in parole simili ma il resto della mia coscienza mi aveva più volte confessato di aver detto quelle parole solo per non intimorirlo, mettendo un freno a sentimenti che avrebbero potuto farlo scappare a gambe levate.

Perché Rais vuole l'amore ma lo teme. È una persona saggia. Io, invece, mi lascio del tutto vincere e non mi privo della visione di niente, bevendo la sua immagine come se stessi assaporando l'acqua gelida di un montanaro torrente.

Scivolo via dal suo corpo e sfilo il preservativo, che chiudo al margine in un nodo mentre continuo a fissarlo.
Credo di essermi appena messo in un bel guaio...

«Vuoi fare una doccia?» Espiro, ricevendo in cambio il suo sguardo esausto. Ho parlato della sua bocca dimenticandomi della bellezza celata nell'ampiezza dei suoi rotondi occhi ma ero completamente assuefatto da quello che mi stava facendo, per cui le labbra sono rimaste le sole protagoniste dei miei pensieri per molto.

Non dice una parola ma si rialza, prendendo la giusta spinta, una volta seduto, dalle mani chiuse in due pugni in grado di sollevarlo. Lo seguo di pari passo, rimanendo alle sue spalle.

Lo sguardo scivola da solo lungo la spina dorsale della sua schiena per finire allo scolpito e piatto sedere che da vita alle sue lunghe e magre gambe.
Sono convinto che con qualche chilo in più starebbe meglio, nonostante la corporatura snella del suo corpo, perché le linee dei muscoli sono visibili ma non marcate. Credo, però, che non mi darebbe ascolto tanto facilmente, scegliendo la via della pigrizia piuttosto. Ad ogni modo sarebbe troppo pericoloso, vista la bellezza che già vanta.

Si passa una mano lungo la testa prima di entrare nel bagno e dirigersi in doccia. Apre il soffione dell'acqua ma attende ad entrare: a quanto pare gli piace che sia particolarmente calda.

Lo seguo passo dopo passo ed insieme prendiamo posto nell'abitacolo, venendo accolti dal vapore presente nell'aria.

Rais ruota lieve la testa, in modo da fissarmi dietro di lui, incapace di lasciarlo.

«A quanto pare la nostra convivenza sta subendo un netto cambiamento. Mi seguirai ovunque io vada?»

«Ti dispiace?» Domando, a caccia della sua emozione nascosta dietro false vesti.

Mi appoggio, per un attimo, con la schiena alla parete gelida di maioliche, esausto mentre continuo a fissarlo. 

«Non ho detto questo. Volevo solo capire come andrà» mormora con voce più bassa, tornando dritto verso il soffione d'acqua.

Anche stavolta sta cercando la mia di verità ma va bene, gli concedo di conoscerla.

«Sarà esattamente così. Non ti lascio, Rais» lo informo e per rendere più chiaro questo mio pensiero lo abbraccio da dietro, stringendolo a me.

Il suo corpo riposa contro il mio e la sua testa si direziona all'indietro, beneficiando di quella piccola differenza di altezza in grado di permettere alla sua nuca di posarsi contro la mia spalla, come su un cuscino.

Questa resa mi piace ma la stanchezza non mi conduce all'ammissione. Lascio solo queste braccia a stringerlo mentre l'acqua continua a scorrere e noi, nel nostro silenzio, ci godiamo così istanti di immensa calma.

Fumo negli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora