39- Doni preziosi concessi all'amore

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P.O.V.
Rais

Nella vita ho avuto a che fare con molti bugiardi: la maggior parte di loro era piegata a terra, in una contrazione di dolore, con la mano tesa nella mia direzione a sussurrarmi che quella sarebbe stata l'ultima volta, sì, ma che avevano bisogno di quell'ulteriore dose. La minore fetta di questo calderone menzognero, invece, diceva di provare qualcosa per me, come non aveva mai fatto.

Persino William affermava di avvertire una determinata emozione quando andavamo a letto insieme. Lo ripeteva come un intercalare mentre sapevo, con certezza, che i nostri incontri fossero determinati solo dalla volontà di suo padre di impartirmi il controllo.

Questa è la prima volta che arrivo a fidarmi di una persona tanto estrema. La stessa che, dopo aver provato l'eroina, mi aveva assicurato di non voler cedere il passo alla dipendenza e di non volere riprovarci. La stessa che aveva ammesso, in un modo alquanto folle, di amarmi quasi più di se stessa.
Per quanto risulti strano tutto ciò, arrivo a crederle.

Ma non posso fare a meno di sentirmi arrabbiato.
Con la testa posata sul mio petto, mentre rimango seduto contro lo schienale del letto e lui disteso, tiene gli occhi chiusi e si lascia accarezzare la fronte, i capelli, il viso.
Lo cullo, nonostante provi una latente rabbia, perché non posso farne a meno.

Ormai ho un solo obbligo: quello di amarlo a pieno, come lui mi ha richiesto, e devo ammettere che in una situazione simile è più facile che detestarlo.

Avverto la sua testa muoversi lungo il mio corpo, cadendo leggermente all'indietro per dargli modo di fissarmi.
Adesso sembra stare bene.

Ho vissuto tutte le fasi del suo abbandono, riuscendo persino a ridere con lui quando l'euforia lo aveva raggiunto. Prima non avevamo mai riso insieme, né parlato tanto dolcemente. Ciò mi ha permesso di scoprire che, sotto tutta la sua ironia maligna, ha anche la morbidezza di un cuore riuscito, in passato, ad essere solo scorto.

Sì, adesso sta bene. La ragione è tornata da lui sotto forma di serietà nel suo sguardo ed è bello il modo con cui mi fissa. Elegante, calmo... brillante per quel piccolo diamante che sfavilla dentro l'iride.

Sporge la testa ancora più all'indietro e poi, sollevandosi quanto basta e tenendo una mano stretta in un pugno chiuso, con all'interno il mio maglione, si solleva verso il mio volto baciandomi.

Ho ancora le mani nei suoi capelli ma non accenno a toglierle, sorreggendogli da dietro la testa mentre mi dedico completamente all'inseguimento di quella morbida lingua, sentendomi sciogliere lungo tutto il corpo in un attimo.

Ci stiamo ancora baciando quando l'eccitazione mi raggiunge, conducendomi alla rigidezza contro la quale il suo corpo si appoggia. Dovrei vergognarmene, ritraendomi, ma non sono in grado di farlo.

Per un semplice bacio mi trovo qui, quasi a tremare...

Ormai l'evidenza è innegabile per entrambi per cui Francis si solleva e si volta, così da arrivare seduto dinanzi il mio sguardo. Il brivido di piacere e dolore aumenta mentre i suoi occhi scivolano lungo il mio corpo e si soffermano sull'avvallamento tra le mie gambe.

Non dice niente e, per fortuna, non torna contro i miei occhi ma l'attimo dopo solleva le mani e si procura di farmi passare la maglia oltre la testa.
Nel compiere il gesto, i suoi polpastrelli scivolano lungo le mie costole dandomi il batticuore.

Francis mi guarda spesso ma raramente mi tocca. Per questo non appena compie un simile gesto diviene di in importanza vitale, e non so se sia tutto parte di un suo piano per farmi perdere la testa o si leghi ancora a una promessa fatta e infranta.
Quello che sembra dirmi adesso, mentre resto mezzo nudo di fronte a lui, è che questo fatto è pronto per essere alterato.

Fumo negli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora