P.O.V.
SamuelOsservare è parte integrante del mio lavoro eppure diviene un'azione quasi banale dinanzi ad eventi fin troppo resi noti.
Ormai ho imparato che rimanere in piedi sul bordo di una strada significa sottostare a un'insieme di quotidiane abitudini di ogni micro società, presente all'interno del quartiere.Ad esempio, c'è la donna che pulisce la strada con sapone, acqua e un'importante spatola alle sette in punto di ogni mattina, l'ora in cui apre il suo negozio di orologi.
Il gesto è volto verso l'attrazione da parte di importanti e ricchi clienti che, illudendosi di non sporcarsi la suola delle scarpe con la polvere del South Side, fingono con loro stessi di essere arrivati in un luogo degno. Un posto che possa meritare i loro soldi.Dopodiché c'è la camminata storta di un raccapricciante signore sulla cinquantina: ogni giorno mi fissa dall'alto in basso, con un sorriso maligno quasi a setacciare il motivo dei miei affari.
Poi il giornalaio, il panettiere poco lontano, l'antennista ormai divenuto una sorta di acrobata, la venditrice ambulante di inutili oggetti e qualche vagabondo, che passeggia troppo lontano.
Tutto ciò si lega assieme nell'interno di un cerchio di intitolate scontatezze di cui si viene resi parte quasi immediatamente, nei primi giorni di ronda.
Quello che resta impossibile da concepire, è quando la caparbietà passa giungere al suo termine per quel giovane ragazzo dai capelli rossi che conosco fin troppo bene, pur avendoci parlato di rado, intento ad avanzare ogni mattina lungo queste strade.
Di recente ha assunto anche una nuova abitudine: si incontra con un altro giovane ragazzo, che sono certo di avere già visto, e con lui si apparta più lontano.Ecco! Finalmente adesso ricordo. Oliver si sta vedendo con Liam, il giovane delle riunioni dei tossici, anche se penso che possa trattarsi di un cliente.
Di certo non uno di quelli violenti: fissarli da lontano è come vedere due randagi farsi le coccole a vicenda, per consolarsi dei reciproci tagli, ma non devo mai sbilanciarmi troppo, nell'osservarli.Oliver non esiterebbe a far quadrare presto i conti della mia presenza sotto questa casa, se mi capitasse di offrirgli anche solo un indizio involontario.
Per questo, anche stamattina, mi trovo ad osservarli nell'atrio più buio ricavato tra questi palazzi, vedendoli allontanarsi come sempre fino a rendersi inaccessibili.Sì, sono molte le cose che non conosco di questo posto nonostante vi abbia imparato a vivere a mio modo.
Un'altra di esse è alta un metro e settanta, ha capelli castani più scuri nella mattina di un sole non ancora sorto e lo sguardo alquanto stanco.
«Buongiorno, dottoressa. È di pessimo umore, oggi?»
«La prego di non chiamarmi dottoressa, sono solo un'infermiera ed il mio umore sta ancora bene. Tenga, le ho portato questa.»
Nerissa mi porge una cartella clinica e leggo, di sbieco, il nome di Rais sui fogli.
La afferro con diffidenza, osservando lei, piuttosto, in attesa di vederla escoriarsi la pelle da un momento all'altro.
Crede che non l'abbia notato? Inoltre, prende anche delle pillole dunque il sospetto su una psicosi avanza.Quale trauma potrà mai avere una ragazza tanto giovane? E bella, per giunta, nonostante la stanchezza che sfoggia come il suo abito più pregiato.
«Ha contratto qualche malattia?» Le domando iniziando a far scorrere sotto gli occhi, veloce, i fogli ma aspettando un suo riscontro più professionale.
«No, niente epatite, hiv o in generale infezioni da virus. È pulito ma c'è una cosa, si trova a pagina sei.»
«È riuscita ad avere anche il suo cognome?» Domando sorpreso, prima di scorrere le pagine.
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Fumo negli occhi
Romance[COMPLETO] *Tutti i diritti riservati* (Certificazione Patamu) In un South Side ricco di polvere e caos serpeggia la speranza delle anime pure di trovare presto una redenzione, da peccati commessi e da violenze subite, attraverso la continua ricerc...