46- Gli amanti

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"C'è un posto nel mondo
dove il cuore batte forte,
dove rimani senza fiato
per quanta emozione provi;
dove il tempo si ferma
e non hai più l'età.
Quel posto è tra le tue braccia
in cui non invecchia il cuore,
mentre la mente non smette mai di sognare."

Alda Merini - Tra le tue braccia

P.O.V.
Francis

Il colore rosso scuro di un neon appariscente si riflette sul mio corpo immobile, riportando la scritta del locale assieme a un fragore di suoni che fa eco a tutta la rabbia che indosso. Un frastuono di risate, cori di parole, in grado di tradurre tutta la ferocia di cui il mio animo si è intriso, macchiandosi di nero sangue.

Con le mani serrate in due pugni, dentro le tasche del giubbotto di pelle, rifletto su quanto sia stato incosciente da parte mia credere che il South Side potesse avere dei limiti percettivi e morali conosciuti da ogni abitante, oltre i quali non fosse possibile spingersi.

Avevo setacciato ogni isolato, ogni zona, ogni dannato quartiere per trovarlo ma di lui non era rimasta alcuna traccia.
Il suo spettro era scomparso dalla via vecchia ed in cambio avevo ricevuto il baritonale suono del più completo silenzio, capace di avere una forza devastante dentro di me, tanto forte da distruggere ogni speranza. 

Per quella strada abbellita di pietre rotte e di denti in sangue non vi erano più i suoi passi o il furto dei suoi piccoli amici. Non vi era Oliver, appostato in un angolo e con la schiena contro un palazzo, a mettere in commercio la propria mercanzia ad un cliente incurante. Non vi era niente... e quell'assenza aveva provocato in me una nube di sentimenti che, ad ora, minaccia una tempesta senza eguali, appesantita come è da quelle risate che continuano al di sotto dell'assordante musica.
Ad ogni modo, non muovo un solo passo rimanendo con i reni premuti contro la vettura che gli occhi avevano catturato in un attimo, riconoscendone il modello.

Il South Side, il nostro inferno, ha posto il proprio limite su uno squarcio di strada, dall'asfalto rotto dall'urto dell'ultimo terremoto, mostrando ad un nuovo visitatore l'apoteosi del nostro mondo tradotta in tutte le sue sfumature. Caos, distorsione, calore, oblio, corpi che si avvicinano e si allontano, mancanza... tutto ciò che sono stato in grado di vedere anche io, sopraggiungendo sul posto e sporgendo la testa all'interno del locale quanto era basato a vederlo.

Sì... quanto era bastato.

Abbasso gli occhi verso terra per cercare di seppellire al di sotto del suolo la ferocia che si ciba di me come un mostro, famelico di quei passi, di quei mezzi discorsi sussurrati contro i reciproci volti, che mi stanno venendo incontro per allontanarsi e disperdersi dentro il silenzio notturno, lontani dalla musica.

Prendo un profondo respiro per poter essere pronto a ciò che sto per vedere.
Riesco ad esserlo a sufficienza ma fa lo stesso male, ragiono, non appena gli direziono il mio sguardo contro.

Da quella volta alla centrale sono trascorsi tre giorni. Tre, fottutissimi, giorni che hanno avuto il sapore di un incubo ma ora ecco che lo vedo qui.
Rais è di fronte a me, che esce ridente da questo locale con un braccio che si scioglie attorno alla vita dell'uomo assieme al quale l'ho visto ballare.

Ancora non mi ha notato, per questo motivo continua a sorridere alle parole idiote che gli rivolge l'altro ma il suo sguardo muta non appena mi vede.

Appoggiato alla moto della quale tanto mi aveva parlato, con le braccia incrociate come le gambe, in attesa di lui, esente dalla sorpresa che mi aveva avvinto vedendolo premuto contro quell'ammasso di muscoli.

Fumo negli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora