23- La nuova notte degli imbrogli

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P.O.V.
William

Esistono molte cose per le quali mio padre può essere accusato; azioni criminali, tradimenti, persino qualche inutile bugia ma mai nessuno potrebbe affermare che non sia un appassionato di arte e conoscenza.

Quando ero piccolo, ricordo che mi leggeva molte storie, alcune persino impegnative ma non importava. Era il suono della sua voce a calmarmi e, alle volte, persino gli intrighi celati negli importanti misteri dei suoi racconti scelti.

Ricordo una notte di essere rimasto particolarmente stregato da un racconto, nello specifico. Avrò avuto poco meno di sette anni, motivo per il quale ho scoperto dopo molto tempo che la storia altro non era che una rivisitazione. Tratta da un'importante romanzo italiano, la mia fiaba infantile riportava l'intrigo della "Notte degli imbrogli".

Il titolo già parlava da solo ma era comunque sorprendente come, durante la lettura, ogni evento si concatenasse ad un altro, portando alla luce una fantasiosa rete di argomenti che non avresti mai immaginato essere connessi tra loro.

Più o meno è quello che tento di fare adesso, mescolando le carte in tavola per poter ricevere un compenso adeguato per tutto il faticoso lavoro di cui mi sto occupando da anni. La famiglia Lee non può permettersi alcuno sbaglio, perché gli errori si pagano con una moneta più cara rispetto a tante altre, quindi è il caso di dover vedere bene all'interno di quali occhi si celi la giusta disperazione.

Sfioro, con la punta delle dita, il vetro dell'orologio d'oro che ho al polso credendo persino di percepire il lento ticchettio delle lancette. Sì, il tempo corre ed io sono il secondo che scandisce il minuto, facendosi largo tra le ore.
Di fronte a nuovi acquisti però è sempre il caso di farsi trovare i calmi.

Sorrido continuando a osservare l'uomo che ha attirato la mia attenzione, destreggiandosi tra alcolici e donne in una discontinua perdizione decifrabile in risate di divertimento.
Allora paghiamoglielo, questo conto...

Sollevo la mia mano destra, quella riportante il mio d'oro orologio, solo per attirare l'attenzione del cameriere. Come una gazza ladra, egli si avvicina alla vera ricchezza, riconoscendo il figlio della proprietaria di questo posto.

«Metti il conto di quell'uomo a mio nome e assicurati che possa avere le donne migliori» gli comando, ricevendo l'inchino del suo capo e l'infida dedizione a mio carico.

«Certo, signore.»

Con un cenno del capo lo esorto a fare quanto promesso e lo vedo dileguarsi, in un attimo, per poter sussurrare all'orecchio del bodyguard del SaPlaya al fine di chiamare a raccolta le donne migliori. Dopo di che lascia lo scontrino sul tavolo dell'uomo da me analizzato, che si trova a storce la bocca alla vista di tale pagamento, accartocciando le rosee e grandi labbra in segno di disgusto da sotto la sua curata barba. L'espressione però muta in una specie di assenza quando viene informato della mia generosità.

Il cameriere si distanzia dal nostro campo visivo giusto il tempo di permettere all'uomo di colore di alzare il calice nella mia direzione, brindando alla mia salute mentre una delle prostitute si siede al suo fianco.
Mi sollevo in piedi, comandando con la mano alla mia guardia del corpo di rimanere ferma sulla sua poltrona a godersi lo spettacolo della spogliarellista, e così mi avvicino da solo al mio più gradito invitato.

Tento di sorridere con tutta la compiacenza che possa mai essere in grado di dimostrare, non assentandomi però dall'incentivare con lo sguardo anche la nuova arrivata ad andarsene. L'uomo non si lamenta dell'addio e mi osserva curioso, dalla sua postazione, in un mesto sorriso di risposta.

«Molto gentile da parte del proprietario di questo locale offrirmi da bere» commenta la sua voce bassa con quel velo di ferocia rabbia che è miele per le mie orecchie.

Fumo negli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora