P.O.V.
RaisPercepire ogni odore presente in questa stanza è quasi impossibile almeno quanto lo è il camminare all'interno di un negozio di fiori e, tra le molte fragranze, comprendere da quale stelo provenga la sola che ti ha catturato.
Credo che sopra ogni cosa governi l'odore del caffè macinato. Deve essere stato riscaldato da poco, per questo, mentre invece le ciambelle al suo fianco non hanno alcun odore di fragranza. Le ho sempre amate, come dolce fuori dai pasti, e ad occhio e croce potrei dire, data la mia esperienza di attento consumatore, che non siano del tutto fresche. Forse sono state sfornate da due, tre giorni ma cosa ci si potrebbe aspettare da un luogo del genere? Ad ogni modo, ne vorrei una.
Percepire di nuovo la morsa della fame è positivo, vista la continua inappetenza, eppure dannatamente difficile data la lontananza di quel ricco tavolo apparecchiato che richiede il pagamento di parole amare.
Abbasso la testa e fisso le mie nocche ingiallite, tre le quali è possibile notare i diversi fori dell'ago e, in secondo piano, anche il bordo della sedia in pelle sulla quale sono accomodato.
A seguito dell'aroma del caffè credo che il profumo più intenso possa essere quello del disinfettante. Devono aver pulito a fondo questo posto, forse condivisibile da le più disparate delle personalità.
Connettendosi, in termini logici, alla sensazione di disgusto che questo odore acuto provoca vorrei lasciare una menzione d'onore anche per il profumo della signora Obraian. Povera donna, non dovrei nemmeno pensarlo vista la morte recente di sua figlia.
Ma cosa provoca un sentore più fetido dell'infamia, proveniente dall'angolo di questa stanza?
Con stanchezza riesco a gettare la testa all'indietro, mentre le parole di uno dei membri del gruppo mi sono scorrono addosso, solo per osservare con disprezzo Attila, appollaiato a braccia conserte.
Come se non bastasse, lo stronzo tiene anche una ciambella in mano e mi osserva divertito, sapendo che mi piacciono. Vorrei saltargli alla gola e strozzarlo.
«Grazie per aver condiviso la tua esperienza, Patrick. Credimi quando ti dico che è di aiuto a tutti noi.»
Un gruppo di supporto. Ecco dove sono finito. In mezzo a un sacco di tossici pentiti che confessano, in lacrime, il motivo per cui si sono iniettati in vena l'eroina o qualsiasi sorta di oppiaceo.
Piagnistei di coccodrillo dal momento che tutte le persone attorno, a eccezione della signora Obrain che svolge il ruolo di capo regista di questa pellicola drammatica, sono a conoscenza del bisogno immane di imbottirsi di dissuasori chimici, non appena un'amara situazione ci viene incontro stringendoci in una morsa.
Ma che cosa dire e come deluderli... credono davvero di essercene usciti e di aver trovato le risposte a tutto, in questa stanza disinfettata fino all'ossessione.
D'accordo, in fin dei conti devo ammettere che è quasi divertente sentire parlare alcuni di loro di dipendenza, tramite l'uso minimo di dosaggi. Anche Attila sembra essere consapevole della scarsa dote autodistruttiva che hanno i miei commensali al mio confronto e per questo motivo pare tanto ridersela.
Mi ha portato in un posto di bassa lega e, oltretutto, con storie squallide.
«Rais, tu vuoi raccontarci qualcosa?» Domanda la signora Obraian con il suo tono afflitto che tenta, in un modo assurdo, di essere quasi tenero ma non sta parlando ad un bambino e la cosa, mio malgrado, mi fa ridere.
«No, signora Obraian, per il momento passo» affermo, rimanendo con le mani incrociate di fronte e distanziando gli occhi dalla pienotta signora per tornare alla mia guardia.
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Fumo negli occhi
Romance[COMPLETO] *Tutti i diritti riservati* (Certificazione Patamu) In un South Side ricco di polvere e caos serpeggia la speranza delle anime pure di trovare presto una redenzione, da peccati commessi e da violenze subite, attraverso la continua ricerc...