89- Sfiorarsi

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P.O.V.
Amy

Vivo costantemente il suo ricordo, raggelando la bolla di sapone che lo aveva racchiuso in se stessa affinché possa divenire una sfera di neve da scuotere ed ammirare nella dimensione effimera alla quale sembra dare vita.
Non è niente di diverso da una ripetizione continua di azioni nella mente, capaci di perdere il loro significato se a un tratto la memoria non vi unisce, catalogandola assieme, anche l'emozione.

Mi aveva baciata in un modo che non mi ricordavo da tempo. Mi aveva respirata, toccata, avvicinata.
L'euforia di quel momento aveva registrato le azioni senza rendersi pienamente conto della loro necessaria spudoratezza e nel ripropormeli mi aveva fatto rendere conto di come, di colpo, ci eravamo fatti più vicini. Non solo in senso fisico.

Che significato può avere per lui una simile vicinanza? Io non sono in grado di dargli una definizione. Era stata semplice ed improvvisa attrazione? Mero conforto? La peggiore, la nostalgia?
Quella confonde sempre tutto, esortando le persone ad una cattiveria tale da renderle cieche dinanzi il presente e ciò che sta accadendo loro.
Non voglio che sia nostalgia e nemmeno mero rimpianto.
Voglio che sia qualcosa.. qualunque cosa.

È stata perdono. Ma non posso torturarmi anche sul significato di questo.

Sento ancora la sua lingua che urta la mia e le labbra che, arrossendosi, sfregano tra loro...
Mi accorgo dopo alcuni minuti di avere lo sguardo perso nel vuoto e le dita ad accarezzare le labbra, come a voler ricreare quella sensazione.
Credo di essere appena tornata adolescente.

Raschio sul fondo della gola per far fuoriuscire un tentativo di voce ma altro non scaturisce che un lieve lamento per la caviglia che ho smosso.
Resto immobile ad osservare prima la stanza di lui, nella quale ormai sto da giorni, per poi tornare concentrata sulla caviglia e lo stinco.
Magari credo che basti fissarle male per costringerle a guarire.

«Sei pronta?»

La voce di lui è un sussurro capace di farmi lo stesso sobbalzare, più che per lo spavento per la sorpresa.
Da quanto tempo era lì? Appoggiato con la schiena allo stipite della porta, braccia rilassate, mento appena all'indietro... mi aveva vista mentre mi sfioravo la bocca, al ricordo della sua?

«Per che cosa?»

«Ti ho sentito parlare oggi con Lèa. Dicevi che farsi un bagno stava diventando un'impresa impossibile...»

Divento di tutti i colori, arrochita nella voce e nei pensieri.

«E tu vorresti aiutarmi, ho capito bene?»

«Solo ad arrivarci sana e salva, senza il rischio di battere con la punta della gamba ferita da qualche parte e chissà che altri dolori» dice, pur avendo riportato per filo e per segno le situazioni che poco prima avevo riferito alla mia amica. Il mio silenzio conduce il suo sguardo a scorrere, permettendogli di divenire più morbido di quanto ritenessi possibile.
Si rende conto di come mi guarda? «Allora, sei pronta?»

«Sì...»

Ma non devo fare niente perché Cedric, avvicinandosi con calma al letto, mi fa capire quanto poco possa essercene bisogno.
Chinandosi verso di me, in una sola mossa mi prende tra le braccia a mo di sposa. Le braccia automaticamente si intrecciano al suo collo ed è così che arrivo ad avvertire il suo profumo poco dopo. Forse accorgendosi della situazione, per brevi istanti non si muove. Mi tiene semplicemente così, sospesa tra le sue braccia. Non ho di che lamentarmi.

Da quando ci siamo baciati, io e Cedric non facciamo altro che sfiorarci. Alle volte inavvertitamente, quasi come se l'inconscio cercasse di generare tra di noi una sorta di piccolo contatto che potesse giungere come rassicurazione.

Fumo negli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora