P.O.V.
AmyOrmai è impossibile nascondere la preoccupazione che ha preso dimora dentro di me da trenta lunghi minuti. Ercole è al mio fianco e non dice niente ma ogni tanto mi fissa, come per verificare se con questi passi infiniti, avanti e indietro, non mi sia allontanata troppo dalle sue previsioni.
Vorrei correre di nuovo verso l'ingresso del bosco e raggiungere Francis, vedere come sta e stringerlo forte. Quello che prova è come se mi passasse attraverso: nonostante la distanza che mi impedisce di vederlo so come si sente, so che adesso probabilmente si è steso al suo fianco e temo che qualcosa, l'elaborazione di un lutto che non aveva ancora del tutto concepito, lo porti a un collasso inaspettato. Come uscirà da quel bosco? Già lo so, farà finta di nulla per non farmi preoccupare ed è per questo che vorrei così tanto entrare. Rendermi partecipe di un momento di fragilità mi consentirà di fare i conti con emozioni dalle quali, solitamente, tenta di tenermi lontana ed è tenero che ci provi ma non voglio questo.
Non voglio camminare allo stesso passo del mio migliore amico in silenzio, non sapendo cosa dire per guarirlo.
Mi muovo nella sua direzione ma la mano di Ercole si posa sul mio avambraccio e mi trattiene. Solitamente buono, il suo sguardo adesso mi intima di non fare un altro passo e so che ha ragione, ma non riesco a convincere anche il mio cuore a desistere.
«Non andare.»
«Ha bisogno di me» gli dico, vinta dalla disperazione ma non riesco a convincerlo.
«Ci sarai dopo per lui, adesso ha bisogno di rimanere solo con Gyasi.»
«Ho paura, Ercole» gli confesso, lanciando uno sguardo a quegli alti alberi dalle quali chiome il vento fa cadere una cascata di foglie. «Quando tornerà da me farà finta che stia andando tutto bene quando so che non è così.»
«Vorrà dire che ci sarai quando non sarà più in grado di fingere e cercherà il tuo supporto. Adesso ho bisogno io di te.»
Corrugo la fronte senza capire, e la forza che mi spingeva verso Francis mi invita a desistere per ascoltare quello che ha da dirmi Ercole.
Gli vedo prendere un profondo respiro e sento la presa, sul braccio, allentarsi fino a diventare nulla. Non ho alcuna idea di quello che sta per dirmi ma deve essere qualcosa di terribilmente serio se è stato capace di far scendere sul suo viso un'aria tanto tetra.
«Sei cresciuta tra i nostri campi, non è vero? Prima di fare la domestica in casa d'altri, tua madre lavora nella Garcia Coltivazioni, è giusto?»
«Sì, Ercole, è così ma cosa...»
«Stamani mattina ho visto che veniva appiccato un incendio. Sta succedendo sempre più di frequente e voglio capire di che si tratta.»
«Qualcuno sta bruciando il nostro raccolto?» Domando, senza comprendere la motivazione di un'azione del genere e Ercole scuote lento la testa.
«Non il raccolto, ma la terra. Stanno rendendo incoltivabili grandi appezzamenti di terreno e voglio capirne il motivo. Potrebbe essere semplice delinquenza ma se si trattasse di qualcosa di più grosso dovrei avvertire Cedric e...»
«Cedric?» Lo interrompo, ancora più confusa adesso. «Ha iniziato a lavorare nella società?»
«Si occupa dell'industrializzazione quindi ha il controllo sull'acquisizione dei fertilizzanti e di tutti i prodotti per lavorare il terreno. Temo che i piromani usino parte di quei prodotti per far prendere fuoco ai luoghi.»
«Perché pensi questo?»
Si stringe nelle spalle, controllando per un momento che Francis non si sia ancora liberato dalla trappola di quel labirinto di alberi.
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Fumo negli occhi
Romance[COMPLETO] *Tutti i diritti riservati* (Certificazione Patamu) In un South Side ricco di polvere e caos serpeggia la speranza delle anime pure di trovare presto una redenzione, da peccati commessi e da violenze subite, attraverso la continua ricerc...