86- Le due dame

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P.O.V.
Halima

Dare potere ad un nemico per me significa scendere a compromessi con se stessi e condannarsi ad una vita di errori, di paure. Permettergli di governare i limiti della tua reclusione mentre un mondo, al di fuori, aspetta solo la tua rinascita.

Mi è occorso molto tempo per capirlo ed un'oscillazione nervosa del mio corpo, scattante preda, dinanzi a suoni che nella notte si riproducevano ignoti, come respiri di fantasmi.

Ho imparato che cosa è giusto fare, scoprendo cosa occorre per battere il demone dell'ingiustizia per cui, nonostante la trepidazione che mi avvince, sono pronta a procedere.

Ciò che mi circonda una volta superato l'ingresso di questo posto è del tutto indifferente al mio atto di coraggio. Si aspetta, con naturalezza, che proceda tra questo turbinio di gente, cosa che per altro faccio. Continuando a stringere le scarpe in una mano e rimanendo a piedi scalzi contro questo gelido terreno pavimentato in lastre di grès porcellanato. Ultima tappa.

«Mi dica, per che cosa è qui?» Domanda con serenità l'uomo in divisa oltre questo bancone al quale sono giunta, vestita di imprevedibili timori.

«Vorrei parlare con vostro collega, Francis Dawson. Sono venuta qui per denunciare una violenza.»

P.O.V.
Francis

L'odore della centrale è sempre lo stesso: di fogli appena stampati e di fragranze d'edera muschiate, lasciate quest'ultime irradiare nell'aria da piccole boccette strategicamente sparse lungo l'intera sala.

Mi volto verso Rais, affinché possa concentrare su di me la propria attenzione, prevedendo come il suo sguardo potesse notevolmente cambiare, una volta raggiunto questo posto. Si tramuta in un attesa circospetta, affatto consapevole del fatto che sappia chi è l'uomo che al momento sta cercando.
Non dovrebbe preoccuparsi troppo: ho già provveduto ad assicurarmi che i loro incontri possano essere il più possibili limitati, avendo studiato i turni di William.

«Voglio che non ti allontani mai da me, siamo intesi? Non parlare con nessuno del personale e se Carlail mi convoca in privato allora vai all'archivio in cui lavoro e chiuditi dentro.»

«All'archivio?» Domanda, sorpreso. «Lo stesso posto in cui te ne stai con tutti i tuoi segreti?» Mi prende in giro ma non attacca. Tra meno di poche ore lo costringerò ad entrarvi con la forza.

Può non essere la soluzione più giusta per scappare dal pericolo ma al momento è la sola che mi resta, troppo confuso e arrabbiato di non poter provvedere in altro modo.

«Ho una proposta da farti.»

«Quanto è conveniente?» Mi domanda.

«Quanto sei disposto a scendere a patti con il mio lavoro?»

Il suo volto torna serio. «Più di quanto è necessario.»

«È stato un errore escluderti, l'ho saputo fin dall'inizio ma Carlail non lo accetterà mai. Non c'è bisogno, però, che lo sappia. Ti metterò al corrente di tutto e lavoreremo insieme ma dovrai imparare a parlare con me. Non appena la situazione diverrà troppo, appena sarà insopportabile, allora dovrai dirmelo ed in un attimo tornerai alla vita che stai conducendo adesso. Ho bisogno del tuo aiuto, finché sarai capace di offrirmelo.»

La mia richiesta genera un sorriso intramontabile sul suo viso, quasi a dirmi che non ci credeva più che sarei arrivato a chiederglielo.

«D'accordo...»

«D'accordo.»

«Francis, una ragazza è in sala testimoni, chiede di te» afferma uno dei miei colleghi, sopraggiunto tra di noi.
Aggrotto la fronte con stupore.

Fumo negli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora