P.O.V.
AmyEntrare all'interno di un luogo significa scendere a compromessi con le sue regole, stare bene attenti a non incappare in niente di fragile e prestare attenzione verso i posti contro cui la mente può scontrarsi.
Cedric, nel camminare, mi rivolge le spalle in una sicurezza che tenta di farmi scudo e permettere di avanzare certa in un luogo che non mi appartiene. Non vedo altro che la stoffa del suo maglione blu scuro e la maglia, bianca, che vi è presente al di sotto, in un tinta reciprocamente unita ai jeans scuri e le scarpe di tela chiare. Niente è trascurato in lui, per quanto semplice, e questo dettaglio sembra riflettersi in ogni cosa che fa.
Non riesco ancora ad allontanarmi con gli occhi da lui, no, ma scorgo comunque la precisione con la quale ha messo a posto questo luogo.
Vengo condannata a scoprirlo in prima persona solo quando il suo corpo si volta ed il suo sguardo precipita nel mio. Ha un aspetto tranquillo adesso, come rilassato, ed una parte di me rimane fiera nel pensare di esserne stata lei l'artefice. La presunzione macchia, in momenti non molto corretti, la mia anima ma stavolta credo di non sbagliare, e ne sono felice.
«Allora, ti piace?»
Se mi piace... scorro lo sguardo tutto intorno, trovando conferma alle mie supposizioni.
«Hai messo in ordine tutto tu?»
«Proprio io.»
La sua mano non ha ancora lasciato la mia, e non riesco a pensare a nient'altro. Mi soffermo, appena, sulle poltrone rosse vicino al camino e alle fiamme che vi sono accese, volteggiando per un attimo lo sguardo lungo la stanza e il pavimento lucidato in legno. Dopo di che mi soffermo sulle nostre mani.
«Hai fatto un ottimo lavoro» mormoro, e non sono in grado di dire nient'altro. Dall'alto sento anche Cedric rimanere in silenzio e, dopo aver ruotato appena le dita per trarre in gioco anche le sue, sono così costretta a sollevare lo sguardo e cadere in lui. Mi sta fissando, intensamente, tanto da farmi tremare le gambe.
Sollevando la mano rimasta libera poco prima, la accosta al mio volto ricambiando la carezza che gli avevo lasciato poco fa. Dopo di che si china in avanti e mi bacia.
Avverto le sue labbra contro le mie, dopo tutto questo tempo che mi è parso eterno, e viene naturale il chiudere gli occhi per gustarsi il momento. Non percepisco nient'altro che la morbidezza della sua bocca, la sua mano contro il viso e l'altra che ha ripreso ad accarezzare la mia.
Il mio corpo non ha alcuna consistenza, è molle, caldo all'inverosimile tanto da farmi arrossare le guance e la fronte, come una bambina ma mi piace... mi piace la sua bocca, mi piace che sappia cancellare i problemi in un attimo così.
In una docile mossa, Cedric allunga la lingua fino a toccarmi la bocca e chiede il consenso, per un passo che abbiamo già affrontato ma che, ancora, mi fa sciogliere.
La lascio entrare e l'attorciglio alla mia, cercando subito il suo contatto e lottando qualcosa di simile all'impazienza. Cedric, però, non ha fretta e mi lascia nella tortura, stuzzicandomi all'inverosimile, lasciando scorrere la mano dalla guancia lungo il collo.
Un suono molto simile ad un gemito esce, soffocato, dalla mia bocca. Non l'avevo mai fatto prima, tanto meno per un bacio e con lui, e me ne vergogno ma Cedric non sembra dello stesso parere. Non si arresta nello sfiorarmi.
Quando si allontana dalla mia bocca lo fa in un modo lento, troppo morbido, lasciandomi intorpidita nella capacità di muovere anche solo un muscolo, e una consapevolezza mi sotterra di colpo.
Mi era mancato. Lui, tutto questo... mi è mancato.
Vuole che apra gli occhi, me lo dice attraverso queste carezze ed è così che sono costretta a farlo. Mi sta già fissando, e impedisce persino qualsiasi mia ritirata tornando contro la mia bocca, nel premere per un bacio a stampo.
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Fumo negli occhi
Romance[COMPLETO] *Tutti i diritti riservati* (Certificazione Patamu) In un South Side ricco di polvere e caos serpeggia la speranza delle anime pure di trovare presto una redenzione, da peccati commessi e da violenze subite, attraverso la continua ricerc...