P.O.V.
RaisEssere fuori luogo è una sensazione proveniente dalla capacità di apprendere che le persone al tuo fianco non sono in grado di comprenderti a fondo, perché cresciute in un modo differente, perché serve delle proprie sole idee, ed io è così che mi sento; estraneo a questo posto e lasciato alla deriva da una mano che mi aveva abbandonato.
Il distacco, mi aveva promesso, sarebbe stato solo momentaneo ma lo avverto come eterno non avendo potuto nemmeno beneficiare della sua compagnia nel giungere fin qui.Era stato Attila ad accompagnarmi ma ora anche lui mi è distante. Seguendo un rigido protocollo era stato costretto a svolgere una sequenza di azioni che ancora lo vede imprigionato: fogli da firmare, consensi, conclusioni di una breve storia arrivata ormai al capolinea.
L'uomo in divisa che sorregge la porta della mia attesa con le sue ampie spalle mi informa di poter procedere, adesso, ed è così che mi sollevo da una delle molte fredde sedie in plastica della centrale per poter entrare dentro quello studio che ha richiesto la mia presenza, percependo come un improvviso silenzio lungo tutto il distretto nell'istante in cui mi trovo ad oltrepassare l'ingresso.
Soffermandomi su tutte le onorificenze appese alla parete e sui premi, che stazionano sul suo tavolo come tanti soldatini in legno di un esercito da infante, posso dedurre che si tratta del capo. Del famoso "Carlail" di cui tanto ho sentito nominare, anche se mai da Francis.
«Prego, signor Barlow, si accomodi.»
Mentre la sua mano mi indica la seduta a cui sono nuovamente destinato rifletto se sia normale per un capo di polizia possedere tanto oro in una sola stanza.
Dal comportamento che sta assumendo, nell'avermi finalmente qui, non sembra un tipo che osa macchiarsi di compiacenza ma le prime impressioni possono essere alterate. Magari io non sono un pesce tanto grosso o magari la gratifica di un premio è la sola cosa che lo esalta.«L'ho fatta venire qui per ringraziarla, personalmente, di aver collaborato nel lasciare la deposizione.»
Addosso ho il cappotto di Francis. Mi nascondo in esso per cercare conforto.
«Non è stato facile» ammetto, pizzicando la manica sinistra con la carezza circolare dell'indice e del pollice della mano destra. La frizione mi conduce all'uomo che mi ha momentaneamente abbandonato ma che riesce ad essere con me lo stesso, in un abbraccio caldo.
«Di questo sono consapevole, ma ha fatto un'azione alquanto giusta. Ciò ci permetterà di avere un capo di accusa non appena li incastreremo.»
La sua sicurezza sembra essere sincera, quasi come se li avesse già in pugno, tutti loro. Mi domando quanto sia riuscito a mettere a segno Attila durante il periodo in cui ci ha tenuto compagnia.
«Come sarà, da adesso in poi?» Chiedo a questo volto leggermente solcato dalle rughe, con un espressione piuttosto stanca, per poter domandare poi ciò che mi preme davvero sapere. «Perché Francis non è qui?»
Carlail guadagna un profondo respiro prima di potermi rispondere. Mi guarda nello stesso modo assorto che aveva il dirigente del mio orfanotrofio ed è la medesima la sensazione provata al suo cospetto, quasi stessi tornando indietro. Sottoposto alla gogna di una scrivania per peccati precedentemente commessi sono contro degli scuri occhi, senza la capacità di parlare.
«Posso notare che voi due avete legato. Non è un male ma devi capire che adesso è il momento per Francis di tornare alla propria vita. Andrà nell'esercito, in modo da entrare a seguito nella polizia.»
Rimango in silenzio sentendo realizzate le mie paure. Nemmeno posso sperare che fallisca alla valutazione fisica, nel suo essere cagionevole, perché se entrare in polizia è il suo desiderio allora voglio che lo realizzi... per quanto questo lo porti lontano da me.
Di ritorno alla sua vita, che non mi riguarda.
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Fumo negli occhi
Romance[COMPLETO] *Tutti i diritti riservati* (Certificazione Patamu) In un South Side ricco di polvere e caos serpeggia la speranza delle anime pure di trovare presto una redenzione, da peccati commessi e da violenze subite, attraverso la continua ricerc...