Capitolo 1856

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X: buongiorno. Caffè?

Mi porge un caffè che dall'aspetto sembra corto. Il mio preferito. È un ragazzo sulla trentina, capello biondo con sfumature ramate e di media lunghezza. Lineamenti semplici ma proprio per questo molto armoniosi. Un accenno di barba castana, occhi chiari. Insomma un bel ragazzo. Accetto di buon grado il caffè, abbozzando un sorriso e porgendogli la mano per presentarmi.

Em: grazie mille. Sono la nuova responsabile della facoltà di lettere e storia, sono...

X: Emily Baldasseroni. La tua fama ti precede.

Em: ah... beh quella dei miei genitori piuttosto.

X: no, no... la tua. Sei una personalità importante nel tuo ambiente. Comunque piacere: Lorenzo.

Ricambia il mio gesto e mi stringe la mano in modo molto saldo ma con un tocco che comunque rimane molto delicato. In effetti sono consapevole di essere riuscita ad intraprendere con successo la mia carriera, seppur giovane ma sarebbe sciocco negare di essere conosciuta anche grazie ai miei genitori. Sono sulle riviste da quando sono piccola.

Em: che ruolo hai qui Lorenzo?

L: professore di Filosofia.

Em: a quindi sarai un mio sottoposto. - sorrido ironica - Auguri.

L: grazie. Non poteva andarmi meglio.

La mia ironia viene fermata da quella che invece è la sua espressione seria nelle intenzioni anche se divertita. Mi ha chiaramente fatto un aperto complimento, anzi in modo sfacciato sta quasi provando a fare colpo su di me. Mi lusinga come cosa e inoltre è sempre piacevole essere apprezzati.

Em: come ti trovi qui?

L: ah è un bellissimo ambiente vedrai. Ti troverai benissimo anche con i colleghi e il rettore uscente. Non so dirti nulla del nuovo rettore però.

Em: perché uscente? Anceschi non mi aveva parlato di una sua possibile uscita di scena.

L: ne so quanto te francamente. Da quello che ho capito rimarrà in circolazione, ma si occuperà di un progetto privato sempre legato alla sfera universitaria.

Em: è il nuovo rettore quindi? Non sai nulla di nulla?

L: no. So solo che è al suo primo incarico, ma sono solo voci di corridoio.

Sbuffo incurante di essere in una sala che ormai si è quasi del tutto riempita. Odio quando le cose cambiano all'ultimo minuto. Mi ero sentita con Anceschi tre settimane fa e non mi avevano detto nulla, neppur un accenno. Mi ero trovata molto bene con lui e poi per me era un onore lavorare con lui al suo fianco: la sua carriera parla da sola e avrei solo potuto imparare da una personalità simile. Pazienza, sicuramente avranno scelto un rettore o una rettrice degna di questa università.

L: dopo il consiglio hai impegni?

Em: a parte sistemarmi nel mio ufficio no. Perché?

L: ti va se ti faccio fare un giro dell'università?

Em: pensavo che me lo avrebbe fatto fare impiegato. Non hai lezione?

L: sono libero fino alle 12. Non contavo di tornare a casa: abito dall'altra parte di Roma.

Sorridiamo insieme e nella mia testa penso alla seccatura che deve provare nel vivere costantemente nell'incertezza. Sa quando parte ogni mattina ma non sa a che ora arriva. Alla fine faccio meglio a non lamentarmi di quel poco traffico che posso trovare al mattino. Acconsento alla sua proposta muovendo leggermente il capo: mi ispira molta fiducia inoltre sembra un uomo simpatico. Dalla porta che si trova dietro la lunga tavolata di fronte a tutte queste sedute iniziano ad entrare diverse persone. Quattro uomini, due donne. Dietro di loro un uomo, alto e moro. Ci sediamo rapidamente, dopo esserci chiaramente alzati in segno di rispetto. Mi sistemo la gonna con le dita, appoggiando a terra il bicchierino vuoto di caffè. 

Biondo ed Emma - Ricordati di ... 10Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora