Capitolo 1825

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G: wow... - lo guardo un po' imbarazzata - niente male.

J: grazie. - mi sorride - Mi hai lasciato senza parole però.

G: ho visto,ma ti sei ripreso subito.

J: spero sia stato bello come primo vero bacio.

G: non avrebbe potuto essere migliore.

Non ci sorridiamo solo con le labbra,ma anche con gli occhi e quasi come se non fossimo capaci di fare altro,torniamo a baciarci. Questa volta è un normale bacio,ma non per questo meno importante. Non credo di averlo mai visto imbarazzato davvero o in difficoltà e devo dire che mi piace.

G: scusa se te l'ho chiesto così.

J: no,non preoccuparti. Mi ha fatto piacere: te lo avrei dato prima,ma era giusto rispettare i tuoi tempi.

G: sei fantastico,lo sai?

J: certo che lo so!

Ritorna a fare quella sua faccia da sbruffone,così gli do una spallata scoppiando a ridere. Sa benissimo che in queste occasioni deve strapparmi un sorriso spensierato e ci riesce sempre. Mi prende la mano,mentre iniziamo ad uscire dal parco.

J: quindi... ora che si fa?

G: in che senso?

J: beh sai che non voglio farti pressioni di alcun genere,ma con questo bacio... cosa siamo ora?

G: per te cosa siamo?

J: per me resterai sempre la mia migliore amica,ma mentirei se dicessi che ora mi basta.

G: allora non facciamolo bastare.

Gli sorrido,stringendo in modo ancora più saldo la sua mano,ma non credo possa fraintendere le mie parole. Senza dubbio avremmo iniziato a piccoli passi,ma ormai era impensabile continuare a negare quello che sentiamo o anche solo provare a reprimerlo.

J: quindi sei la mia fidanzata?

G: in prova dai.

J: eh? - mi guarda divertito - In prova?

G: beh dobbiamo vedere come funziona,ma sì: sono la tua fidanzata.

J: non dobbiamo vedere niente piattolina: continueremo con i nostri soliti atteggiamenti,aggiungendo solo qualche bacio qua e là.

G: piattolina?

J: certo. Preparati ad una sfilza di soprannomi imbarazzanti.

Si mette a ridere,coinvolgendomi subito: odio i soprannomi. Tutte le volte che sento una coppia chiamarsi in quei modi buffi,mi viene la pelle d'oca e lui lo sa. Sa anche però come aggirare la cosa: mi ha appena dato uno dei soprannomi con cui mi derideva sempre,rendendolo però più dolce.

G: guarda che io non ti chiamerò in nessun modo.

J: lo so e a me va benissimo. Già solo quando ti fermi a "brutto" mi lasci modo di immaginare il resto.

G: chissà cosa diranno i nostri genitori...

J: papà ti adora,non farti pensieri.

G: anche i miei ti adorano,compreso papà... ma lo conosci.

J: quello sì e in effetti un velo di ansia addosso ce l'ho.

Ormai non è una novità che papà si trovi benissimo con Jacopo e che abbia anche molte cose in comune con lui,così come mamma. La differenza è che se mamma credo faccia segretamente tifo per noi,papà non so fino a che punto.

G: papà fa così,ma alla fine vuole solo vederci felici: pensa a mia sorella Emily.

J: se ha accettato tuo cognato Colin,ho speranze allora.

G: zio.

J: cosa?

G: zio Colin.

J: sei fissata... - mi sorride - non è tuo zio,lo sai.

G: per me sì rompiscatole.

Gli do una piccola spinta contro il braccio,lasciandomi trascinare dalla sua risata. Gli avevo ovviamente raccontato il motivo legato all'uso improprio di questo termine e tutte le volte non perdeva occasione di prendermi in giro.

J: vedi? Siamo sempre uguali,anche se fidanzati.

G: potresti sforzarti di essere un tantino meno insopportabile però.

J: lo vuoi davvero?

Mi guarda con la coda dell'occhio e il suo solito sorrisino impertinente. Ci sono miliardi di cose che cambierei di lui a volte,ma poi se ci rifletto non cambierei nulla: se non fosse esattamente come è,non sarebbe il mio Jacopo.

G: cerca di essere gentile però.

J: certo principessina. Ora è diventata molto delicata eh?

G: non fare il furbo ciccio: sai che non sono un fiorellino.

J: sai che ti adoro piattolina: scherzo con te.

Mi trattengo leggermente dal ridere perchè ho fatto apposta a fingermi offesa e come previsto lui ci è cascato: non riesce a sopportare che io possa avercela con lui o sentirmi male riguardo a qualcosa. Mi sporgo verso di lui,dandogli un bacio sulla guancia e questo gli fa capire che stavo scherzando.

J: non puoi usare quello che provo per te contro di me. E' ingiusto.

G: mamma lo fa sempre con papà e sono insieme dal paleolitico.

J: io non ho mai detto di volerti tutta la vita.

G: ringrazia la principessa che è in me,perchè la cafona ti tirebbe una scarpa.

J: adoro la mia principessa cafona.

Quando fa il ruffiano è insopportabile,ma allo stesso tempo adorabile. Continuiamo a parlare della scuola e delle cose che dobbiamo fare domani,tra cui l'allenamento che doveva essere oggi ma è stato rimando. Passo dopo passo arriviamo davanti al ristorante thailandese,ma prima di entrare ci fermiamo per decidere.

J: prendiamo un po' di tutto?

G: sì,ma voglio pagare metà.

J: dai Ga'... - mi guarda seccato - hai sentito mio papà.

G: non mi piace lo sai e poi anche i miei non vogliono.

J: gli diciamo che abbiamo fatto metà.

G: allora ci fermiamo a prendere del gelato così quello lo pago io.

Anche se mi guarda alzando gli occhi al cielo e sbuffando,non ho alcuna intenzione di cedere riguardo a questo argomento. Al di là che a me non piaccia,nemmeno mamma e papà vogliono che Jacopo e suo padre siano troppi generosi. Jacopo spera che ritratti,ma continuo a guardarlo molto decisa.

J: oh... va bene! Rompiscatole!

G: vai tu? Ti aspetto qui che mando un paio di messaggi.

J: va bene,arrivo subito.

Biondo ed Emma - Ricordati di ... 10Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora