Capitolo 1871

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C: allora tesoro sei pronta?

Le: sì papi. Sono migliorata tantissimo.

C: ci credo, eri già bravissima l'ultima volta, immagino adesso. Sono io che devo ricominciare, quindi andiamo pianino, ok?

Le: va bene.

Prendo le palline, le metto in tasca e andiamo a posizionarci uno di fronte all'altro con la rete che ci divide. Iniziamo a passarci lentamente la palla, rimanendo a metà del campo e anche se i primi colpi sono un po' imperfetti, nel giro di poco riesco a trovare facilmente il giro. Leah al contrario è molto brava considerando che ha solo 8 anni, ma non mi stupisce perché è da 4 anni almeno che gioca. Dopo qualche minuto, iniziamo a spostarci verso i tre quarti del campo e continuiamo a palleggiare. Ci fermiamo quando sono passati più o meno trenta minuti per bere un po' di acqua.

C: sei veramente bravissimi amore.

Le: anche tu papi. Ti sei ricordato subito come si fa a giocare.

C: non pensavo di riuscirci.

Le: un giorno giochiamo tutti insieme come una volta, io e te con mamma e Liam?

C: certo. Facciamo una bella partitina.

La domanda di Leah mi fa comparire un nostalgico sorriso sul volto. Quasi tutte le domeniche, salvo impegni, io ed Emily venivamo sempre con i bambini a giochicchiare. Sapevamo che senza dubbio sarebbe stata una buona domenica perché insieme ci divertivamo come matti. Leah ed io finiamo il nostro allenamento e dopo esserci tutti lavati, Liam compreso, andiamo come avevo programmato a prenderci un bel gelato. Inutile dire che appena ho proposto l'idea i bambini sono impazziti dalla gioia. Anche se è distante qualche chilometro, decidiamo di andare nella nostra gelateria preferita, sicuri di trovare il gelato che per noi è il migliore del mondo. Ordiniamo tutti il solito. Liam: cono riempito con cioccolato fuso e panna montata con gelato al cioccolato e crema. Leah: cono riempito con crema al pistacchio con gelato al pistacchio e nocciola. Io: cono riempito con panna con gelato alla stracciatella e cioccolato fondente. A pochi passi dalla gelateria c'è un bellissimo parchetto, così decidiamo di andarci a gustare il gelato seduti su una panchina. Mentre i bambini parlano, o meglio, discutono come sempre tra di loro, noto che dall'altra parte del parco c'è Emily. Inizialmente non ci faccio caso, convinto di essermi sbagliato. Quando poi vedo quel professore, quel Lorenzo, capisco invece di aver visto molto bene. Sono seduti al tavolino di un bar, intenti a prendere un aperitivo. Strano posto per incontrarsi e parlare di lavoro, perché è per quello che devono essersi incontrati. Tuttavia non noto documenti o altro con loro, anzi sono intenti a ridere e scherzare. Non posso negare di sentire fastidio. Un enorme fastidio. I bambini attirano la mia attenzione un paio di volte, ma immancabilmente il mio sguardo torna a quel tavolino: i sorrisi, le risate che si scambiano Emily e quel Lorenzo non mi piacciono. Non sono uguali, ma sono simili a quelle che ci scambiava o noi anni fa. Ripeto a me stesso più volte di non impicciarmi perché dopotutto Emily è libera di gestire la sua vita come meglio crede. Inoltre io sono l'ultimo che ha il diritto di essere anche solo vagamente geloso, vista la mia frequentazione con Samantha. La tentazione del diciottenne capriccioso che è in me sarebbe quella di passare di là con i bambini per far sì che gli rovinino l'atmosfera, ma la mia ragione prevale e così, finito il gelato e dopo aver fatto giocare un pochino i bambini, li riporto a casa. Rimango con Emma e Simone a parlare per qualche minuto: in fondo non mi vedono da qualche mese e cose da dire ne abbiamo a vicenda. Torno a casa, appendo la giacca all'appendiabiti che si trova all'ingresso e, una volta accesa la tv, vado a sedermi sul divano. Ho la testa davvero piena di pensieri e anche se dovrei sistemare ancora qualche documento per il lavoro, decido di andarmene a dormire.

Emily Pov's

Stamattina posso presentarmi l'università verso le 10.00,quindi decido di concedermi una colazione come si deve alla mia caffetteria preferita in centro. Avrei dovuto incontrarmi con una mia amica, ma purtroppo chiedendoglielo all'ultimo minuto non è riuscita ad organizzarsi con i bambini. Mi chiede spesso come io riesca ad essere sempre super organizzata pur avendo due bambini e un lavoro impegnativo, ma non ci sono soluzioni speciali: ho imparato con l'esperienza e poi come si suol dire "ho fatto di necessità virtù". Peccato, vorrà dire che me la spasseró per conto mio. Una volta arrivata, mi faccio assegnare uno dei miei tavolini preferiti direttamente nella piazza e ordino il mio cappuccino bollente a doppia schiuma con cacao e una brioches al cioccolato fondente con pistacchi. Inizio ad assaporare la mia gustosissima colazione, godendo i sottili rumori che iniziano ad animare sempre di più la piazza di Roma. Ad un certo punto, vedo arrivare una ragazza. Cammina con passo deciso verso la caffetteria, ma ciò che la rende degna di nota al mio sguardo è il suo sguardo fisso su di me. Sarà una ragazza che conoscendo i miei genitori, mi avrà riconosciuta. Fortunatamente non si ferma per chiedermi nulla, ma prosegue entrando nella caffetteria. Non è mai stato un problema per me il concedermi alle persone per foto o altro, ma non nego che in alcune situazioni avrei preferito essere invisibile. La colazione è uno di questi momenti. Dopo circa un quarto d'ora, mi alzo per entrare e pagare il conto. Sto per mettere piede fuori dal locale quando, mi sento sfiorare la spalla.

Biondo ed Emma - Ricordati di ... 10Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora