Capitolo 1849

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C: ciao Emma,è sempre bellissimo rivederti. Ti trovo benissimo.

E: anche io Colin. Come stai?

C: bene grazie. Solo un po' stanco, ma nulla che una bella dormita non possa risolvere.

E: il viaggio è andato bene?

C: benissimo grazie. Grazie anche per tutto quello che fai con i bambini,anche a Simone. A proposito è in casa?

E: figurati,non preoccuparti... Simone è fuori purtroppo.

Per quanto i rapporti tra me e Colin fossero tesi,devo ammettere che sia i miei che i suoi genitori sono sempre riusciti a restare imparziali non esprimendo mai i loro punti di vista per non intromettersi e in questo modo i nostri rapporti con loro non sono minimamente cambiati.

Em: cosa gli hai comprato stavolta?

C: un nuovo dispositivo che è uscito in Inghilterra in anteprima.

Em: che riguarda...?

C: un simulatore di tennis.

Em: fanno già tennis.

C: sì ma questo è un simulatore appunto. Possono utilizzarlo quando sono a casa e permette loro di utilizzarlo in coppia.

Em: hanno 4 anni Colin.

Qualche mese prima che rimanessi incinta di Laureen,io e Colin avevamo iniziato a seguire il tennis,tanto da diventare con il tempo dei veri e propri fanatici. Entrambi sapevamo già giocare, ma non ne avevamo mai fatto un vero e proprio hobby. Lo abbiamo riscoperto, appassionandoci nel vederlo in TV. Non potendo io giocare a causa della gravidanza,abbiamo chiesto ai bambini se avessero voglia di farlo. Ovviamente il corso che facevano era molto leggero e comunque adatto a bambini della loro età,ma fin da subito si sono mostrati entusiasti e anche molto promettenti.

E: magari quando non sanno come divertirsi,possono usarlo tesoro.

Em: quello certo,ma è l'ennesima cosa inutile.

C: non è inutile. Gli farà sicuramente piacere usarlo.

Em: gli farebbe sicuramente più piacere giocare a tennis con il loro papà,piuttosto che con uno schermo.

C: ecco che ci risiamo...

Accenna un lieve sorrisetto che non nasconde tutto il suo fastidio per la mia osservazione. In effetti il problema non è che il gioco possa essere più o meno utile,ma il fatto che lui pensi di compensare la sua assenza con queste cose. Sto per rispondergli,quando mia madre si alza guardandoci con il suo dolce sorriso.

E: io vado di là con i bambini... magari li faccio andare a giocare in giardino... e sto di là con loro.

Va verso il salotto,raggiungendo i bambini sicuramente con il solo scopo di evitare che possano sentirci litigare o parlare ad alta voce. Non che non fosse già capitato,ma cercavamo di evitarlo il più possibile. Non importa quanto di irrisolto possa esserci tra di noi,loro non hanno nessuna colpa e non devono risentire della cosa.

C: mi spieghi cosa c'è che non va?

Em: c'è che invece di comprargli regali,dovresti rimanere qui con loro. Con noi.

C: devo ricordarti che quando parto è perché devo lavorare?

Em: andiamo Colin... sappiamo entrambi che parti molto più di quanto dovresti.

C: non è così. Non è colpa mia se ho sempre qualcosa da fare.

Em: anche io ho il mio lavoro,ma questo non significa che il resto non conti.

So benissimo,nonostante le mie parole,che la famiglia conta molto per Colin e appunto per questo non capisco questo suo atteggiamento. Quello che ci è successo è qualcosa di indescrivibile e che non si può affrontare in qualche mese,neppure in anni forse,tuttavia credo che solo insieme lo si possa superare. 

Biondo ed Emma - Ricordati di ... 10Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora