Capitolo 1821

229 12 3
                                    

Gaia Pov's

Lunedì 08/05/2051

Jacopo e io siamo a casa sua. Dopo la scuola è passato a prendermi e siamo venuti a pranzare qui con suo papà Marco. I miei genitori sono dovuti andare da Emily per tenere i gemelli mentre lei e zio Col andavano in ospedale per l'ecografia. Per non lasciarmi mangiare a casa da sola quindi,mi ha chiamata da lui. Per fortuna,perché adoro la compagnia di suo papà: è davvero una sagoma. Ora siamo in salotto a guardare la fine di un episodio della nostra serie TV preferita,quando suo papà scende.

M: ragazzi per che ora dovreste andare?

J: le quattro e mezza perché?

M: mi fareste il favore di portare via le buste con la plastica per favore?

J: dobbiamo proprio pa?

G: certo ci pensiamo noi,non preoccuparti.

M: grazie Gaia,almeno tu non sei una scansa fatiche.

Mi lancia un sorriso,facendomi l'occhiolino mentre si avvicina al divano e tira una piccola pacca dietro alla testa di Jacopo che cerca invano di evitarla. Sono proprio buffi quei due insieme,ma è bello come il loro rapporto sia sempre forte nonostante il lavoro di suo padre gli portasse via molto tempo.

M: tra cinque minuti ho una videochiamata importante e non so quanto durerà,ti lascio dei soldi?

J: perché?

M: rimanete fuori a mangiare qualcosa stasera? Venite qui? Che progetti avete?

J: non saprei... Gaia tu che vuoi fare?

G: i miei sono a casa per cena e anche se non gli ho detto nulla,un posto per te c'è sempre.

J: magari compriamo qualcosa così non devono cucinare,visto che tornano tardi.

M: allora offro io.

Suo padre va a prendere il portafoglio che ha appoggiato sul mobiletto e tira fuori 50 euro,mettendoli sotto un soprammobile. Ormai tra di noi era un offrire una volta per uno tutte le volte,ma suo papà diceva di essere in debito con i miei per tutte le volte che Jacopo veniva da noi. Per i miei non è mai stato un problema,ma Marco non ne vuole sapere.

G: magari li avviso,così non preparano niente.

J: giusto brava.

M: allora io ora vado,se non ci vediamo in bocca al lupo eh Gaia e saluta i tuoi.

G: grazie e crepi il lupo.

M: e tu... - lo guarda sorridendo - mi raccomando pronto a difenderla eh?

J: sempre papà,tranquillo.

Si danno il cinque,scambiandosi anche un bellissimo sorriso e poi suo papà,dopo avermi fatto un cenno divertito,torna di sopra portando con sé la bottiglietta di acqua che era sceso a prendere. Ebbene sì,oggi avevo un "appuntamento" con Tommaso sostanzialmente per parlare. Avrei voluto farlo subito stamattina a scuola,ma non c'era. Pensavo si fosse sentito male durante il weekend,ma in effetti nei messaggi non mi aveva accennato a nulla del genere. Quando stamattina gli ho chiesto come mai era a casa,mi ha detto che era dovuto andare all'ultimo minuto a fare un prelievo del sangue che lo ha tenuto impegnato quasi tutta la mattinata. Non sa nulla di quello che è successo in questi due giorni e non so nemmeno come la prenderà.

J: ehy? Pensierosa?

G: no... un po': sono nervosa. Non so come la reagirà.

J: bene,te lo dico io. Anche perché è l'unico modo in cui può reagire se vuole tornarsene a casa sulle sue due belle gambine.

G: non fare il cattivo: non voglio ferirlo troppo. Non è un santo,ma non se lo merita in fondo.

J: tanto non odierebbe mai te: è me che non può vedere.

In effetti fin da subito non aveva mai sopportato il tipo di rapporto che c'era tra di noi e credo ne fosse pure invidioso. Sicuramente inizierà ad incolpare Jacopo,ma non è una cosa che ha fatto da solo: anche io ho le mie responsabilità. Abbiamo parlato tanto in questi due giorni e abbiamo deciso di fare tutto con grande calma. Non siamo fidanzati,ma nemmeno solo migliori amici: stiamo sperimentando. Vediamo come va e ci diamo il tempo di adattarci all'idea. Non ci siamo dati ancora nessun altro bacio però.

G: scrivo a mamma che portiamo qualcosa da mangiare noi?

J: dille che ha già deciso papà e non si può ritrattare.

G: speriamo che basti.

J: digli che ha insistito.

Ci guardiamo,scambiandoci un sorriso perché in effetti se fosse per mamma preparerebbe di tutto e di più ogni volta che c'è qualcuno a casa. Il ché sarebbe adorabile se poi non fosse papà quello sempre alle prese con il cibo e i fornelli. Vedo che Jacopo da uno sguardo all'orologio e noto che è praticamente ora.

J: che dici? Andiamo?

G: sì dai,tanto ci avviamo con calma.

J: allora forza pigrona: giù dal mio divano che ormai ha la tua forma.

G: antipatico.

Gli faccio la linguaccia,guardandolo abbastanza seccata perché sa che non mi piace quando mi chiama così. Se c'è una cosa che non sono è proprio pigra perché amo fare sempre qualcosa e ferma non so starci per niente.

J: non fare l'offesa dai,sai che scherzo.

G: beh non fai ridere però.

J: mi perdoni?

G: no.

J: dai piattolina....

G: ho detto no.

Incrocio le braccia all'altezza del petto,voltandomi dall'altra parte e infilandomi velocemente le scarpe. Odio dargliela vinta. Prima che però possa realizzare il tutto,me lo vedo apparire davanti e con un movimento molto rapido,mi strappa un bacio.

G: ma...

J: mi perdoni adesso?

G: non vale... non potevo oppormi.

J: ti saresti opposta?

G: certo che sì,sono arrabbiata!

J: allora ho fatto bene a rubartene uno: il fine giustifica i mezzi.

Biondo ed Emma - Ricordati di ... 10Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora