Il papà di Giacomo

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• POV SOLE •

Ci sono giorni inutili come una foglia in balia del vento, che aspetta di sapere la propria destinazione e può solo sperare.
Inutile come lo sguardo di finta commiserazione di chi hai accanto e ti vorrebbe dire:
" Hai tutto, io proprio non capisco perché stai male. " ma si limita invece a qualche frase fatta che va bene per qualsiasi occasione.
E finisci sistematicamente dentro discorsi che terminano tutti con un: "Dai, che domani sarà migliore". E ti verrebbe da urlare e sbraitare: " che cazzo, ma è oggi che io sto male ".
Ma te ne stai zitto, perché non hai neanche le forze parlare.
Inutile come la gente che non ti vuole capire ma solo analizzare e usare come banco di prova le loro teorie sulla vita e sull'amore, fanno finta di stare ad ascoltare ma hanno già la loro opinione!
E quasi diventi colpevole di non riuscire a reagire, ma che ne sanno loro.
Che ne sanno delle notti in cui ti svegli all'improvviso col cuore che te batte all'impazzata e tu vorresti solo fermarlo ma non ci riesci!
Il buio fa emergere i tuoi ricordi e ogni pensiero è una lama che trafigge tutti quanti. La tua stanza diventa una discoteca muta dove ballare i lenti con i tuoi dolori nascosti, che ti sussurrano all'orecchio tutti i loro migliori racconti e ti pretendono che li baci..
Che ne sanno di come ti senti se non indossano prima questi tuoi momenti? Quando ti guardi attorno e vedi tutti appagati e contenti, vedi che la loro vita va avanti senza intoppi e la tua invece è ferma davanti a dei blocchi e tu tenti di sposarli.. cazzo se ci tenti! Ma loro sembrano essere più forti e non riesci neanche a scalfirli.
E quasi diventi geloso della felicità degli altri, li invidi, lo guardi di nascosto e pagheresti chissà quanto per avere anche solo un attimo della loro serenità!
Ecco perché ti senti inutile.. perché ci sono giorni in cui aspetti che qualcosa succede, invece di fare del mondo la tua preda.
Inutile perché vorresti che quel dolore che la persona che ami possa diventare tuo e diminuirlo a lui. Giorni che passano, certo, ma prima di andarsene quella sensazione di vuoto che ti porti dentro ti sorride dicendoti " A presto ".
-

Napoli, Napoli era così bella che quasi non la conoscevo, bella come una donna che aspettava il suo uomo tornare a casa tutte le sere, bella come una mamma che aspetta solo che suo figlio tornasse da scuola per poterle cucinare pane e zucchero.Non ricordavo che fosse così bella, e seppur non ero lì per guardarmi quel panorama quella bellezza non passava inosservata.

« Stai bene? »

Annuì subito sentendo la voce di Giacomo chiedermi se andasse tutto bene. Seppur a lui nulla andava niente bene, si preoccupava soltanto se stavo bene io.

Deglutì guardandolo mentre strinsi la sua mano avanti alla porta di casa sua, qui le case erano un po' diverse dalla mia o da quella di Ludovica o i miei amici, Giacomo abitava in un palazzo con più persone e avevano parecchi cancelli, non ricordo come si chiamasse questo posto ma avevo capito che era il lato Dei Quartieri Spagnoli.

A farmi tornare nella realtà fu la mamma di Giacomo che dopo averlo abbracciato mi rivolse lo sguardo sotto la voce di quest'ultimo:

« Mà.. lei è Sole.. »
« Chi è questa bellissima ragazza? »
« La mia fidanzata.. »
« Ma o sai che si tropp bell? Sono Marta! »

Sua madre era bellissima, aveva una rassomiglianza con Giacomo così evidente. Sorrisi leggermente guardandola sorridere mentre la sua mano toccò la mia spalla coperta dal mio maglione.

« Venite.. sarete stanchi sicuramente dopo un lungo viaggio, vi preparo qualcosa.. »
« Io sto bene così, papà? »

Chiese Giacomo mentre entrambi là seguimmo fino alla cucina del lungo corridoio di quell'unione dimora.

« È.. »
« Sono qui Gia.. »

Spostammo tutti e tre lo sguardo alla porta della cucina mentre suo padre si reggeva ad un bastone, non era per niente anziano, anzi.. aveva più o meno l'età di mio padre e si stringeva così tanto a quel bastone che aveva nella mano destra che le nocche erano rosse.. al naso aveva un tubbicino che arrivava ad entrambe le narici, era l'ossigeno.. indossava un cappellino blu del Napoli.

« Pà.. ma che c'è fai ca? Va a letto.. »
« Uagliò a papà.. se devo morire voglio morire felice, quindi fammi fare le ultime cose.. »
« Pà.. ja.. »
« E chi è sta bella uaglion? »
« Sole.. la mia ragazza.. »

Guardai l'uomo che sorrise con tutte le sue forze e feci la stessa cosa leggermente allungando appena la mano sul suo braccio che mi fece segno di toccare.. lo guardai appena.

« Si troppa bell o sai..? »
« Grazie.. »
« E speriamm che sia la volta buona.. »

Ci fu un leggero silenzio finché la mamma di Giacomo non apri bocca:

« Ja Vincè vatt a metter rind o liett.. »
« Ue e fammi stare un po' cu figlim.. Giacomo, sta per giocare il Napoli c'è lo vediamo? »

Girai gli occhi a Giacomo, aveva gli occhi lucidi, potevo notarlo da un miglio. Lui annuì subito e poi sorrise a suo padre aiutandolo ad andare in salone dove presero a guardare la tv.
Mentre io rimasi in cucina con la mamma.

« Mi dispiace, scusami.. »
« Non si deve scusare.. per niente.. »
« E che.. noi pensavamo che sarebbe andato tutto bene e poi.. »

Marta la mamma di Giacomo stava piangendo, deglutì subito poggiando la mano sul suo braccio mentre guardai la sua mano afferrare la mia.. non mi aspettavo che piacessi a qualcuno, ed era strano, sapevo che qui la gente era così calorosa, ma i genitori di Giacomo..
Senti gli occhi leggermente pizzicare e la strinsi subito quando lei stessa mi abbraccio'.

Credo che passarono 20 minuti più o meno, avevo aiutato Marta ad apparecchiare mentre lei cucinava qualcosa dicendomi che avrebbe obbligato Giacomo a mangiare ma quando io e lei andammo in salone per chiamare entrambi c'era Giacomo che aveva la testa di suo papà sulla sua spalla e suo papà aveva gli occhi chiusi.

Deglutì sentendo le lacrime cadere sulle mie guancia quando capì che suo papà era morto sulla sua spalla, aveva aspettato il ritorno di suo figlio per andare via..
Mi girai di scatto sentendo l'urlo istintivo di Marta e mi abbassai subito a lei toccandole i capelli quasi per accarezzarla, ma mi sentivo così inutile.

Giacomo fece in modo che suo padre potesse stendersi e dopo averlo accarezzato si avvicinò a sua madre mentre io mi spostai subito per lasciarli soli, infatti mi scostai appena mentre sentì la voce di Giacomo:

« Mà.. ma nun alluccà.. papà sta rummen.. »

Sua madre si zittì subito e asciugai le lacrime girando la testa ad una bimba che usciva dalla sua cameretta, era la sua sorellina.. sapevo cosa voleva dire perdere un papà, e non volevo che quella bimba sentisse lo stesso dolore che adesso Giacomo stava sentendo, ma prima che io potessi avvicinarmi la piccola corse subito tra le mie braccia nascondendo il viso nel mio maglione e poggiai la mano nelle sue treccine sentendola piangere.

Un pilastro di questa famiglia era andando via, un'altra famiglia quasi sfasciata.

𝓟𝓮𝓻 𝓬𝓪𝓼𝓸.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora