Un cuoricino

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C'è questo mio modo di fare che mi rincorre da quand'ero bambina, che mi porta a fare esattamente quel che sento di voler fare, anche se mi dicono che è la cosa sbagliata. C'era la voglia di saltare nelle pozzanghere, nonostante sapessi che i miei stivaletti di gomma, non avrebbero retto poi così tanto. C'era la voglia di dividere la tenda da giardino in due parti quasi uguali e di aggrapparmici per dondolare a mo' di altalena. C'era la voglia di tuffarmi senza chiudere gli occhi, e puntualmente si arrossavano di brutto. Sono cresciuta così. Con la consapevolezza di fare la cosa sbagliata, ma trovandoci il giusto, il "mio" giusto anche li. Le pozzanghere regalavano zampilli d'acqua divertentissimi, l'altalena con la tenda mi ha provocato una cucitura di oltre dieci punti sulla testa, ma soprattutto la sensazione di non toccare il pavimento, di essere sul punto di volare; i tuffi mi facevano vedere fondali annebbiati, ma pur sempre fondali. Ce l'ho sempre avuta questa voglia di sfidare quel che era da sfidare. Anche quando mi sono fatta male. Nessun masochismo, solo tanta voglia di superare i limiti, i canoni, i paletti imposti. Solo la voglia di metterci dentro tutto il cuore, tutta me. Così, oggi, da grande, spesso sbaglio ancora; a detta degli altri, sbaglio ancora; ma non posso fare a meno di credere che faccio solo quello che è giusto per me. Non ho mai smesso di ascoltare il cuore, neanche quando mi ha messo nei pastrocchi. E mai, davvero mai, ho fatto cosa più giusta. Sbaglierò ancora, certo; ma ci metto dentro tanto di quel cuore che non potrò non sbagliare nel modo corretto. Quello che sento.
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Lunedì: 8:45

« Sole devo andare.. »

Restai a guardarlo mentre chiudeva la valigia che aveva preparato la sera prima senza il mio aiuto. Non l'avrei aiutato, gli avevo solo sistemato i vestiti ma a farla l'aveva fatta da solo.
Quei tre giorni erano passati così velocemente e adesso il "dovere" chiamava.

Mi toccava stare altri 15 giorni senza di lui, vederlo tramite un cellulare e non sentirmi toccare da lui. Credo sia quella la parte più dura, però andava bene così, se lui era felice lo ero anch'io.

« Ho l'aereo tra due ore.. Matte tra qualche minuto ' sarà qui, andiamo via insieme.. »

Non parlai nemmeno, annuì semplicemente seguendolo fino al corridoio e mi fermai al salone dove fece la stessa cosa anche lui guardandomi.

« Comunque poterti dire qualcosa..? »
« Che vuoi sentirti dire..? »
« Non lo so, qualsiasi cosa.. »

Lo guardai deglutendo e chiusi appena gli occhi:
" Non partire, non andare via. So che ami questo lavoro ma io non riesco a starci senza di te. Non lasciami ancora da sola, sembra che qui qualcuno mi osservi e non so perché ma ho davvero costantemente bisogno di te da quando ho lasciato casa di Michi.
Pero va bene così.. "
Apri subito gli occhi smettendo di pensare e mormorai:

« Buon viaggio.. »

Forse notai la sua delusione nei suoi occhi ma cosa voleva che gli dicessi.. forse potevo fare di meglio ma era anche vero che mi sentivo davvero in condizioni pessime e non avevo smesso di vomitare da più o meno 4 giorni, da prima che arrivasse lui.

Lo guardai annuire, avvicinarsi, lasciarmi un bacio, un semplice bacio a stampo e poi un'altro:

« Ti chiamo appena arrivo.. »

Lo guardai uscire di casa tirando la sua valigia e mi avvicinai alla porta mettendo la mano su quest'ultima sussurrando a bassa voce:

« Sta attento.. ti amo! »
« Ti amo anch'io.. mi raccomando.. »

Tornó sulla soglia della porta lasciandomi un ennesimo bacio che venne interrotto dal clacson di Matteo e lo guardai andare via.

Avevo il cuore che stava lacrimando, ma sapevo che non stava andando in guerra Ne tanto meno era obbligato ad andare via. Stava facendo ciò che gli piaceva di fare e andava davvero bene così.
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Ero alla terza ora di lavoro: 11:35.

Rimasi seduta sulla sedia con le rotelline girevoli dopo aver fatto un giro dei miei pazienti e stavo mangiando dei Pavesini classici, che poi nemmeno mi piacevano..

« Dottoressa.. Il Paziente 22 chiede di lei »
« Digli che arrivo subito.. »
« Dottoressa ha bisogno di voi adesso.. »

Sospirai appena lasciando la penna nella tasca del camicie e mi alzai dando nella camera con l'infermiera e entrai guardando Francesco.
Francesco era un vecchietto sull'ottatina, era davvero simpatico e spesso ci scambiavamo chiacchiere in camera sua quando avevo tempo

« Che succede Francè? »
« Dottorè ciò bisogno dell'ossigeno.. »
« Francè ma già ne abbiamo parlato.. »
« Lo so ma ij me sento de morì.. »
« Non stai morendo.. ti visito di nuovo vabbè? »

Parlava in tutto il suo romano, lo guardai sospirando appena visitandogli le spalle la mattina col mio stetoscopio.

« A francè.. ti faccio portare un po' de ossigeno ma me devi promette' che poi ti calmi un po'.. »
« Dottorè.. come ve lo devo dire.. io sto per morì »
« Lei morirà quando lo deciderà Dio ma no adesso! »

Lo guardai annuire e sospirai appena guardando l'infermiera mettergli l'ossigeno dalle narici e rimasi ferma vicino al suo letto, appena finì' l'infermiera uscì e poi lo guardai.

« Promesso? » chiesi
« Promesso..  come avrei voluto avè na figlia come te.. »

Lui aveva tutti figli maschi, sorrisi appena guardandolo e poggiai la mano sulla sua, ma fece una cosa che mi stupi'.. lasciò la mia mano e l'appoggiò sulla mia pancia.

« A vo sapè na cosa..? Ca dentro c'è n'altra vita.. »

Deglutì appena guardandolo e mi scostai subito riuscendo a sussurrare subito:

« Passo dopo.. »

Entrai in infermeria per posare le cose che non mi servivano e istintivamente sentendo la testa girare poggiai subito le mani su una delle scrivanie.
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Toccai subito la testa sentendo un leggero dolore e apri gli occhi guardandomi attorno:

« Ma che succede? »
« Succede che sei svenuta de botto, hai sbattuto la testa credo che ti si formerà un bernoccolo! »

Sbuffai appena toccandosi la parte destra della testa guardando Gabriele, un mio collega o meglio lui lavorava in ginecologia.

« Sto bene grazie.. »

Feci per alzarmi dal lettino e lo guardai fermarmi:

« Hai mangiato stamattina? Sono preoccupato per le tue analisi Sole.. hai il ferro basso e mi sono permesso di visitarti quando sei svenuta.. »
« Sto bene Gabriè, non c'è bisogno.. »
« Sole.. posso farti un eco? »
« Un che?? »

Lo guardai deglutendo, si, stamani tutti si erano messi d'accordo. Lo guardai sbuffando e rimasi distesa sul lettino guardandolo chiedermi permesso di scoprirmi e quando lo fece mi appoggio' del gel sull'addome azzurro poggiando poi il telecomandino.

🎵 B..bum bum bum.. 🎵

Girai subito lo sguardo al monitor e poi a Gabri:

« A collega.. che t'avevo detto? Ha un cuoricino enorme sta criatura.. »

𝓟𝓮𝓻 𝓬𝓪𝓼𝓸.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora