Ogni speranza.

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Credo che quella sia stata una delle notti più difficili della mia vita. Non avevo chiuso gli occhi nemmeno un istante e sentivo così tanto il bisogno di un qualcosa ma quel qualcosa nemmeno riuscivo a decifrarlo.
Ringraziai Dio per avermi donato Giacomo perché era rimasto al mio fianco, senza chiudere gli occhi nemmeno lui.. e per quanto gli avessi chiesto di dormire mi aveva semplicemente detto "sto al tuo fianco, stai tranquilla, un anno fa sei stata tu al mio fianco e adesso devo restare io qui." Era davvero così spettacolare con me, anche se non meritavo il suo amore.
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« Hey.. sei pronta? »

Annuì appena guardandolo entrare in cucina mentre stringevo tra le mani la tazza col latte caldo che mi aveva preparato.
Erano le 8:30.. e dovevo andare con mio fratello al consolato dove c'era un obitorio lì vicino per poter riconoscere dei corpi e capire se erano i miei genitori.

Volevo che ci fosse anche Giacomo, io non Michele nemmeno volevo parlarci più, non tanto perché mi aveva mandata via dai miei ricordi, ma tanto perché non mi aveva dato nemmeno tempo di sistemarmi. E quella era stata la mia prima notte ufficialmente in casa di Giac.

« Hai letto? »

Sorrisi leggermente guardando il foglietto che mi aveva messo sotto alla tazza sulla cucina:

• Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita. Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori, però posso ascoltarli e dividerli con te. Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro, però quando serve starò vicino a te. Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti la mia mano perchè ti sostenga,per non farti cadere. La tua allearia. iltuo successo e il tuo trionfo non sono i miei, però gioisco sinceramente quando ti vedo felice. Non giudico le decisioni che prendi nella vita, mi limito ad appoggiarti a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi. Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti, però posso offrirti lo spazio necessario per migliorare. Non posso evitare la tua sofferenza, però posso piangere con te, stare con te e aiutarti a superarla. Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere, solamente posso volerti come sei e farti sentire importante.. perché io farei qualunque cosa per vedere su di te un sorriso che spacca tutto. Tuo Jack. •

Mi allungai a lui lasciando la tazza abbracciandolo forse un po' troppo, infatti sentì le sue braccia avvolgere il mio corpo e dopo avermi lasciato baci a stampo che ricambiai decidemmo di lasciare casa con la sua auto.
Avevamo preso appuntamento con Michele stesso al consolato, non era proprio al centro di Roma ma più nelle periferie dell'uscita di Roma, infatti arrivammo per le 9;30 e quando lasciammo l'auto notai subito Michele all'entrata del palazzo enorme ed era affiancato da Ludovica.. non la odiavo, non l'avrei mai potuto fare.. lei era la mia migliore amica ma qualcosa di più grande mi stava allontanando da lei..

« Ciao Ragazzi.. » Michele
« Ciao.. » Giacomo

Riuscì soltanto a guardarla e senza salutare nemmeno lui entrai per prima dopo aver lasciato la mano di Giacomo.

« Chi siete? »

Chiese un uomo sulla cinquantina pronto a fermarci la strada e sospirai appena guardandolo mentre mio fratello maggiore prese parola:

« Morrone.. »

L'uomo annuì subito capendo la situazione e fece segno di seguirlo fino ad un cortile che era pieno di fiori li all'interno stesso del cortile.
C'erano più o meno altre 4 famiglie compresi noi, erano i colleghi dei miei genitori che erano quel giorno sulla barca con loro, quasi tutti erano stati trovati tranne 5 persone, tre uomini di tre famiglie diverse e i miei genitori.

« Vi chiamano per cognome, adesso già c'è una famiglia all'interno.. »

Sospirai appena appoggiandomi ad un muretto che c'era li aprendo il pacchetto di sigarette che afferrai dalla borsetta e alzai appena lo sguardo guardando mio fratello fulminarmi con lo sguardo, non mi aveva mai vista fumare, l'avevo sempre fatto di nascosto.. guardai Giacomo avvicinarsi subito e togliermi il pacchetto dalle mani.

« Sole.. »

Odiava quando fumavo, diceva che le sigarette erano uno dei tanti motivi che potessero ammalarmi e lui non voleva vedermi fumare che sia erba o sigarette normali.
Sbuffai appena girando subito lo sguardo alle due famiglie che uscirono piangendo e poi guardai lui.

« secondo te sono mamma e papà vero? »
« amore.. per una parte sarebbe meglio così sai che non stanno soffrendo più, da un'altra la speranza è l'ultima a morire, me lo insegni tu tutti i giorni.. »

Restai a guardarlo e sospirai appena abbassando lo sguardo, avevo gli occhiali da sole scuri, non ero nemmeno truccata nemmeno un po' di correttore e volevo nascondere le occhiaie che avevo sotto agli occhi tantissimo evidenti.

« Sole.. dobbiamo entrare.. »

Non guardai nemmeno mio fratello, guardai Giacomo porgermi la mano e l'afferrai subito entrando dopo Michele e Ludovica..

Odiavo quei posti, e avevo tanta paura dei morti, anche se ricordavo mio papà dire "sono i vivi che fanno paura non i morti" io continuavo ad avere paura, non tanto perché non sapevo cosa mi aspettasse.. ma tanto perché non sapevo le condizioni e non sapevo il dopo.

Strinsi la mano di Giacomo quando guardai le due barelle, erano coperti da un lenzuolo bianco e girai subito la testa a degli infermieri li:

« Salve.. »
« Salve! » rispose Michele
« Sono un uomo e una donna.. abbiamo fatto il dna e l'uomo era l'unico ad avere i vestiti, all'interno del pantalone aveva un portafoglio.. siamo riusciti a trovare una foto ma dopo tre anni non è che si vede un granché.. è sbiadita.. »

Deglutì appena guardando Michele allontanarsi al tavolo per guardare le cose, gli oggetti che avevano e Giacomo si allontanò appena per lasciare spazio come stava facendo Ludo.

Mi avvicinai alla barella e guardai l'infermeria farmi cenno come se stesse chiedendo l'approvazione.. mi avevano dato una mascherina che stavano indossando tutti tranne io..

L'infermiere scopri' entrambi i corpi e deglutì appena sentendo una fitta allo stomaco.. avevano il volto irriconoscibile, c'era una puzza esagerata.. sentì il vomito alla gola ma poggiai subito la mano sullo stomaco guardando..

« Papà ha un tatuaggio sulla gamba destra, una data di nascita di suo zio.. »

Disse Michele ad uno degli infermieri mentre si accostava al mio fianco e quell'ultimo scopri la gamba del corpo.. il tatuaggio era lì.

Indietreggiai appena mettendo a fuoco che quei corpi Marci e tumefatti erano dei miei genitori e per un istante ogni speranza andò via, ogni speranza di vederli ritornare, ogni speranza di risentire la loro voce.. era andata a farsi fottere.

Sentì le braccia di Giacomo toccarmi i fianchi da dietro e poggiai subito la nuca sul suo petto quando restai a guardarli..
sentì ancora l'enorme conato di vomito e lo spostai uscendo subito fuori correndo a passo veloce e mi fermai subito quando riuscì a sentire aria pulita nei miei polmoni.

« Amore.. »

Non riuscì neanche a versare una lacrima in realtà, lo guardai socchiudendo le labbra sussurrando a bassa voce..

« Ho bisogno di stare da sola.. »

Lui annuì subito quasi come se capisse la situazione e annuì guardandolo uscendo dal palazzo e andai all'auto entrando in quell'ultima mentre loro rimasero dentro forse per firmare carte e cianfrusaglie e riconoscere i corpi del tutto.

𝓟𝓮𝓻 𝓬𝓪𝓼𝓸.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora