Parte 2. Scoperte

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Luna si svegliò alle prime luci dell'alba

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Luna si svegliò alle prime luci dell'alba. Le vicende della notte scorsa le sembravano così impossibili, così distanti ora che il sole illuminava l'ambiente circostante e sottili strisce di luce dorata filtravano dalle imposte semichiuse della cameretta. Si era ormai convinta che l'avventura del giorno prima era stata nulla di più che un semplice sogno, un meraviglioso frutto della sua immaginazione, ma restava pur sempre un sogno, che probabilmente avrebbe scordato prima che finisse la mattinata. Si mise a sedere sul letto e si stiracchiò, le guance rigate secondo le pieghe del cuscino, e fece per uscire da sotto le coperte quando Sole le passò accanto come una furia e andò a spalancare la finestra. Una luce accecante entrò nella stanza, ma non fu questo a stupire Luna, abituata ormai alla routine giornaliera dell'impetuosa gemella, quanto l'urlo che questa cacciò appena si sporse per guardare fuori. Il cuore della ragazza perse un battito: subito Luna ripensó alla notte passata, quando aveva stretto forte la sorellina più piccola dopo aver avvertito l'impatto: un boato assordante, preceduto da un suono che aveva immaginato simile a quello del motore di un grosso aeroplano in caduta libera. Nonostante avesse il batticuore si avvicinò alla finestra, aspettandosi di trovare una qualche scena apocalittica davanti agli occhi, ma quello che vide la stupì più di ogni altra cosa avesse mai visto: la grande quercia, dove amavano rifugiarsi per giocare o sfuggire a qualche noiosa faccenda domestica, lo stesso albero in cui una piccola Sole aveva imparato ad arrampicarsi e aveva fatto la prima caduta con tanto di rottura di braccio, ora si ergeva davanti alla loro casa più imponente di come se la ricordava, ma non era finita lì. Dalle radici, al tronco e fino ai rami correvano venature nelle quali scorreva una linfa dorata semitrasparente, insieme a piccole sfere, anch'esse delle sfumature più svariate dell'oro. Ma la cosa più incredibile di tutte avveniva tra le fronde: le foglie erano intervallate da piccoli fiori candidi, simili ad ibiscus, nei cui pistilli la linfa si convogliava e le piccole sfere venivano disintegrate e emesse nell'aria sottoforma di polvere. Le ragazze erano senza parole e senza saperne il motivo avrebbero giurato che la polvere non era polvere qualsiasi, bensì polvere di stelle.
Sole svegliò Vy, che dormiva abbracciata al suo topino di pezza, e insieme scesero di corsa le scale e andarono in cucina a fare colazione, per non destare troppi sospetti. Luna prese la sua tazza preferita, quella blu con le stelline gialle, agguantò una manciata di biscotti al cioccolato e il cartone del latte. Si sedette a tavola con le sorelle; Sole stava divorando una fetta di torta alla vaniglia (la sua preferita, preparata dalla nonna apposta per lei) e allo stesso tempo ingurgitava succo alla pesca, mentre Vy mordicchiava la crosta di un panino con la marmellata stringendo ancora il suo topolino di pezza.
-Allora,-cominciò Sole tra un boccone di torta e l'altro -il piano è questo: tra cinque minuti ci ritroviamo davanti alla veranda per cercare il coso che ha provocato l'esplosione e poi...-
-Già sveglie, ragazze?- la mamma si era svegliata e ora si stava preparando un caffè.
-Mà, oggi passeremo tutto il giorno nel bosco, ci portiamo la limonata e dei crackers con il formaggio, se per te non è un problema - enunciò Luna con voce vellutata e innocente.
-Certo, divertitevi-
Detto ciò, le gemelle si alzarono contemporaneamente, facendo strusciare le sedie sul pavimento, e Sole, vedendo che Vy non accennava a seguirle la prese per mano e la trascinò in camera con loro. Lì indossarono tutte un paio di jeans e una magliettina a maniche corte, poi presero uno zaino a testa e tornarono in cucina, dove fecero scorta di crackers e limonata. A questo punto il curioso trio era pronto per uscire: Vy, nonostante le lamentele delle sorelle, aveva insistito a portare il topo di pezza con sé. Non avevano nulla in comune, ma a guardarle bene si potevano notare lo stesso taglio degli occhi, la medesima forma delicata del viso, le stesse orecchie leggermente a punta come quelle degli elfi e lo stesso naso leggermente all'insu.
-Ho dimenticato un calzino!-esclamò Vy, e corse su a rimediare. Mentre le sorelle l' aspettavano, chiedendosi come fosse possibile tale dimenticanza, si tormentavano le collanine con il ciondolo a forma di chiave che portavano al collo, uno dei pochi vizi che avevano in comune. Anche la sorellina minore ne aveva una uguale. Le avevano ricevute in dono qualche anno prima da un'anziana signora coi capelli bianchi come la neve e gli occhi azzurri e limpidi come un lago d'inverno. Erano a un mercato, o forse a una fiera, e si erano avvicinate incuriosite a una tendone dai drappeggi colorati, sotto il quale un tavolino barcollante era ricolmo di strani oggetti: sfere di cristallo, pietre, amuleti, bacchette di legno incartata dentro scatole vellutate, fiori sotto teche di vetro e, in una vetrinetta decorata, tre piccole collanine con un ciondolo a forma di chiave. Una era oro, l'altra argento l'ultima oro rosato. Le bambine si attardarono ad ammirarle, e a quel punto la vecchina parlò.
-Bambine, volete conoscere il vostro futuro dalla più grande strega di tutti i tempi?-
Il trio accettò di buon grado l'offerta, e la strega prese una sfera di vetro trasparente da sotto il bancone e la mise sul tavolo. All'interno dell'oggetto si potevano vedere sottili volute di fumo che si attorcigliavano e avvinghiavano in uno spettacolo singolare. La signora si mise a studiare questi movimenti, e Luna poté vedere il suo volto che si irrigidiva e le sopracciglia che si aggrottavano, poi la vecchia parlò di nuovo, ma la sua voce non era più gentile e soffice quanto lo zucchero filato ma roca e gracchiante come lo stridere di un gesso sulla lavagna.
-Avanti-disse -prendete queste-, aprì la teca di vetro e consegnò loro le tre collanine. Quando gliele porse, la mano le tremava e Luna notò quanto fosse vecchia: vecchia come la roccia, come il mare, antica e millenaria come le stelle. Presero le collane, e la ragazza chiese a cosa potessero servire.
-Bé, ad aprire, no?- obiettò le vecchia, la cui voce era tornata normale .
-Ma cosa aprono?-insistette.
-Lo scoprirete quando arriverà il momento. Fino ad allora conservate le chiavi, non togliete mai le collane, neanche di notte. Voi siete destinate a grandi cose, ma al momento non posso dirvi nulla, o infrangerei le delicate leggi dell'universo. Ma, Luna, posso assicurarti questo: ciò che pensate di conoscere meglio è proprio ciò che in realtà non conoscete affat...- rispose la strega, perché a quel punto Luna era sicura che la fosse davvero, poiché prima ancora di finire la frase era svanita in una coltre di fumo, e l'unica cosa rimasta di lei era la lunga toga lacera che indossava.

Persa nei propri ricordi, si accorse appena dell'arrivo di Vy, finché questa non cominciò a strillare:-Solleee!!!Guarda!-
Stava indicando proprio il ciondolo della gemella, che ora però sprigionava a intermittenza deboli fasci di luce dorata, a distanza di qualche secondo l'uno dall'altro.
-Sole...la tua...-
-Sì, ho visto, ma ora abbiamo misteri più urgenti di una stupida chiave lampeggiante!- e si volse verso la quercia. Luna seguì il suo sguardo, e vide che la polvere intravista prima dalla finestra della loro stanza si era depositata sull'erba attorno all'albero, formando un luccicante cerchio del diametro di circa dieci metri. Insieme si avvicinarono e si fermarono a un passo dal confine che separava i luoghi che avevano sempre conosciuto da ... Nessuna aveva idea di quello che sarebbe potuto accadere, ma l'idea di quel confine, per quanto inconsistente e immaginario che fosse, le sembrava qualcosa di solido e definitivo, da cui non si poteva tornare indietro. Varcarlo significava ammettere che tutte le idee e possibilità su cui aveva costruito la propria esistenza erano nulla in confronto alla vastità dell'universo. Luna, in qualche modo, sapeva che si trovava di fronte alla scelta più importante della sua vita. Nonostante gli oscuri e contorti pensieri che le invadevano la mente la ragazza fece il primo passo e, con lentezza innaturale, entrò nel cerchio. Si era aspettata che una volta oltrepassato il confine tutto sarebbe stato più chiaro, ma nulla cambiò rispetto a pochi minuti prima. L'avventura che si prospettava era ancora ricca di incognite, di domande cui nonostante ce la mettesse tutta non riusciva a rispondere. Notò però che l'aria era cambiata. All'interno dell'alone dorato l'aria era come frizzante, elettrica, e la sensazione accrebbe man mano che con le sorelle si avvicinò al tronco dell'albero. Da vicino la linfa che scorreva verso i fiori aveva un ché di sovrannaturale, onirico. Dopotutto, pensò, le vicende delle ultime ore erano tutte più che sovrannaturali, erano pura impossibilità. Si voltò verso la gemella: il ciondolo ora brillava più intensamente e la luce non era più intermittente ma stabile, quasi funzionasse come un metaldetector. "Ma certo!" pensò Luna, "un metaldetector!"
-Sole, potresti spostarti entro i confini dorati-disse,-penso di aver avuto un'idea-
-Ok- Sole scrollò le spalle: sapeva quanto fosse intelligente la sorella ed era abituata a seguire le sue idee anche quando erano apparentemente senza senso. La ragazza cominciò a camminare lentamente, come se stesse cercando qualcosa di piccolo caduto a terra, i capelli che rilucevano ai raggi del sole estivo. Luna prestò attenzione alla luminosità della chiave appesa al collo della gemella, e notò sodisfatta che effettivamente in base al luogo in cui si trovava Sole il bagliore aumentava o diminuiva. A un certo punto il piccolo oggetto emanò una luce così intensa che non si riusciva a guardarlo direttamente.
-Ferma!-urlò alla sorella, e questa si blocco; anche lei notò il repentino cambiamento della chiave e corrugò la fronte, poi la rilassò quando capì l'ingegnoso stratagemma di Luna. Le sorrise e chiamò Vy.
-Non capisco, perché siete così contente voi due?-chiese confusa.
-Abbiamo appena trovato la cosa- spiegarono. Si misero a scavare nel punto in cui Sole si era fermata e dopo un po' di tempo Vy aveva tra le mani un piccolo coso: era sporco di terra, non era più grande del palmo della mano di un bambino, aveva cinque punte arrotondate e emetteva una flebile luce gialla tremolante. Era sicuramente, senza dubbio, una stella!

 Era sicuramente, senza dubbio, una stella!

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