Era da un'ora che camminavano, e il paesaggio non accennava a cambiare: dune, sabbia dorata, cielo azzurro e caldo torrido, soffocante. Sole ammirava quel denso mare giallo con le mani immerse nel morbido pelo del suo leone. Essendo troppo esauste per camminare avevano evocato i loro animali magici. Sole finalmente aveva scelto il nome adatto per il suo maestoso gattone dalla fulgida criniera infuocata. Ora si chiamava Raja, mentre il lupo di Luna era diventato Sirio, come la stelle che formava la costellazione del cane. Era questa la prima cosa che le era venuta in mente. Perché scegliere il nome di un cane, perché non scegliere un nome da lupo? Era più logico, no? Comunque, in groppa al suo amico gigante dall'andatura ciondolante, cominciava ad attendere con impazienza il momento dell'arrivo. Poi, proprio quando pensava che fosse giunto il momento in cui avrebbe cominciato a strapparsi i capelli dalla noia, la punta di pietra triangolare della piramide si profilò all'orizzonte.
-Da qui dobbiamo proseguire a piedi- annunciò il topolino, che fino a quel momento era stato la loro piccola guida onnisciente. Alla ragazza un po' dispiacque quando smontò da Raja. Il felino strofinò il musone sulla sua mano, per poi voltarsi e correre via, sparendo dietro una duna. Non sapeva dove sarebbe andato, ma era sicura che non appena lo avesse chiamato sarebbe tornato.
Procedettero a piedi per un bel pezzo prima di entrare nel sito. Tutt'attorno era pieno di turisti, chi scattava foto, chi teneva in testa grossi cappelli a riparare i visi arrossati, ma nessuno attirò particolarmente la sua attenzione. Loro invece, di attenzione avrebbero dovuta attirarne parecchia, tre bambine con i visi sporchi e i vestiti sciupati, invece nessuno le degnó neppure di uno sguardo. Tuttavia si sentiva osservata, non avrebbe saputo dire cosa provava, una presenza indifferente, qualcuno le fissava ma non aveva cattive intenzioni. Ma perche le fissava se non aveva cattive intenzioni? Prima di potersi addentrare maggiormente nella faccenda, sentì un rumore di sabbia che si spostava alle sue spalle. Si girò. Davanti a lei un ragazzo alto ed esageratamente bello le sorrideva. Aveva la pelle abbronzata, morbidi capelli castani che gli ricadevano in ciocche disordinate sulla fronte, profondi occhi color cioccolato e un sorriso smagliante, denti di un bianco abbagliante, un volto meraviglioso addolcito dalla fossetta sulla guancia destra e Sole avrebbe tanto voluto infilare una mano tra quei capelli, per vedere se erano morbidi come sembravano... Aspetta un attimo. Da quando si perdeva a fantasticare sui capelli di qualcuno, per di più di un ragazzo? Durante la battaglia di quella notte doveva aver preso una bella botta in testa oppure...no, non poteva permetterselo, menchemeno in quel momento. Poi il ragazzo parlò, e la sua voce era bella quanto il sorriso che sembrava essere rivolto proprio a lei, un raggio di sole in un giorno di pioggia.
-Bisogno di aiuto?- tre parole, di cui una composta da appena due lettere, che le fecero andare il cervello in corto circuito. Le guance le si infiammarono.
-N...no...no, grazie, ce la facciamo da sole...- da quando balbettava. Era solo una persona come tante altre, nulla di speciale rispetto agli altri sette miliardi presenti sulla terra, eppure era come se il suo cuore avesse appena trovato la stella intorno alla quale orbitrare, l'universo e le sue leggi avessero finalmente un senso. Ma non sapeva neppure il suo nome, come poteva provare così tanta confusione davanti a un perfetto sconosciuto. "Ovvio no? È il ragazzo più bello dell'universo e tu ne sei innamorata!" disse una vocina nella sua testa che cercò di scacciare infastidita. Come a voler dimostrare il suo completo assenso con ciò che diceva quell'irritante voce, il cuore prese a martellarle forte nel petto. Fece per girarsi, ma la gemella la bloccò per un braccio.
-Ci farebbe comoda una mano, in realtà- disse guardandosi la maglietta bruciacchiata. Poi le lanciò un sguardo truce. Sembrava che i ruoli si fossero capovolti. Di solito Luna era quella timida e riservata, mentre lei, Sole, proprio come consigliava il nome era raggiante, estroversa e sapeva farsi amare da tutti senza neppure mettercisi d'impegno. Certo, a volte era un po' testarda e irritabile...ma non era quello il punto.
Il ragazzo-bello-ma-sconosciuto le invitò a seguirlo, conducendole fino a uno stradino sterrato che percorsero per qualche chilometro. Forse avrebbero dovuto dirigersi verso la piramide per prendere il pezzo di chissà quale oggetto magico e poi andarsene subito da un luogo così affollato, ma erano stremate dopo la camminata e Sole sentiva i crampi allo stomaco. Era affamata l'ultima volta che aveva messo in bocca qualcosa era stato la sera prima, quando avevano sgranocchiato qualche cracker sulla barca. Per distrarsi si guardò intorno, ma presto si stufò della distesa di terra arida e delle casupole fatiscenti che ogni tanto incontravano.
-Non ho mai visto un gruppo più strambo del vostro, e dire che di turisti ne passano parecchi, ogni giorno. Non siete di qui, questo è certo- poi si voltò a guardare le occhiaia della ragazza e l'espressione sofferente sul viso di Luna.
-E qualcosa mi dice che non siete turisti -
"Grazie, mister ovvio, avrebbe voluto, gridargli contro Sole, ma si trattenne.
-Nemmeno tu sei di qui- osservò invece.
-É vero, solo a metà. Quando ero piccolo i miei genitori facevano gli archeologi, quindi ad appena due anni mi sono trasferito qui con loro. Erano emozionati di poter esplorare la piramide, un delle sette meraviglie del mondo antico e bla bla bla- il suo tono si era indurito e gli occhi gli si erano riempiti di odio. Un vento freddo si alzò all'improvviso, facendo vorticare la sabbia in mulinelli, e Sole fu percorsa da un brivido.
-Poi- continuò -qualcosa è andato storto. Stavano controllando una delle stanze quando qualcosa, forse una trappola, li...- la voce gli si incrinò e puntò lo sguardo altrove.
"Mi dispiace" voleva dirgli, invece gli sfiorò la spalla, un tocco delicato, una carezza leggera come fumo, un silenzio che valeva più di mille parole. Ma che stava facendo? Era uno SCO-NO-SCIU-TO! Comunque, lo sconosciuto sembrava non essersi accorto di nulla.
-Ma ora è tutto ok, vivo qui con mia nonna- si bloccò. Erano arrivati davanti a una casetta di periferia, con i mattoni bianchi e le imposte azzurre spalancate. Ogni davanzale era ornato da vasetti colorati contenenti piante succulente, da grandi aloe a piccoli cactus. Sul davanti un piccolo sentiero di sassi conduceva all'ingresso, dove una porta azzurro scintillante si stagliava in tutta la sua originalità. Il ragazzo fece loro cenno di seguirle, e Sole si affrettò a stargli dietro, rischiando più volte di inciampare tra le rocce sporgenti.
-Non ci hai ancora detto come ti chiami.- disse.
-Neanche voi.-
-Sole-
-Luna-
-Vy-
-Jason-finalmente il ragazzo misterioso aveva un nome.
Jason bussò alla porta, la vernice acrilica che si scrostava nei punti esposti al sole. Un'anziana signora aprì la porta. Il viso, abbronzato e solcato dalle rughe, era circondato da una corta chioma di capelli bianchi, tenuti indietro da un fazzoletto blu a fiori, e quando vide il seguito dietro al nipote assunse un'espressione sorpresa, subito sostituita da un sorriso amichevole. Era una donnina sottile, indossava una lunga gonna bianca vecchio stile e un grembiule rosso pieno di macchie e farina. Con tutta probabilità, stava cucinando qualcosa. Alla ragazza stava già simpatica, probabilmente per gli occhi, uguali a quelli di Jason, di un bel marrone caldo, che la vecchiaia aveva fatto diventare a mandorla, ma che erano vivaci e scattanti come quelli di una bambina. Anche la voce era più giovane dell'aspetto, zuccherata come la panna sulle fragole. Panna...quanto avrebbe voluto poter fare colazione.
-Prego, entrate, e benvenute-
La colazione si avvicinava.
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Little Star
FantasySole e Luna, due gemelle che più diverse non si può. Una estroversa e luminosa come una fiamma danzante, l'altra timida e a tratti gelida e tagliente. A unirle Vy, lo loro sorellina minore, l'innocenza fatta persona. La loro vita è normale e monoton...