Parte 60. Catene

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Sole era sospesa tra il sonno e la veglia, circondata da coperte soffici come nuvole. Non voleva dormire, non ancora. Il ricordo di quella serata era troppo dolce, troppo soave per poterlo abbandonare e lasciarselo sfuggire nei meandri del mondo dei sogni. Il suo braccio attorno alle spalle, un tocco bollente che la faceva sentire protetta e febbricitante al tempo stesso. Le aveva accarezzato i capelli con una delicatezza sconosciuta mentre, seduti su uno dei divani della biblioteca, guardavano fuori dalla finestra le nuvole scurire mentre il temporale imperversava. Sole si era stretta a lui quando i tuoni avevano cominciato a risuonare, scuotendole il petto, preceduti da lampi sfolgoranti, che aveva guardato con un misto di fascino e terrore. Non le era mai piaciuta la pioggia, ma con il profumo di Jason che le inebriava le narici, il suo fiato a indugiarle sul collo, il rumore dell'acqua e del vento le era sembrata la più meravigliosa delle sinfonie. Mentre erano rimasti lì accoccolati l'uno accanto all'altra, tutto intorno a loro era diventato dolce e soffuso, e il suo cuore si era riempito di una gioia intensa, fiammeggiante, un'amore capace di riscaldarle le ossa, un fuoco che le infondeva una calma innaturale.
E quando, poi, con suo grande dispiacere, si erano dovuti allontanare, ognuno diretto verso la propria camera, Jason l'aveva colta alla sprovvista. L'aveva tirata a sé, in un movimento impetuoso e imprevedibile, lasciandola senza fiato e facendole perdere il filo dei pensieri. Le sue braccia le avevano circondato la vita, l'avevano fatta voltare, e i loro occhi si erano incatenati. In un'attimo le labbra del ragazzo si erano posate sulle sue, trascinandola in un bacio lento e bollente, che era durato meno di un soffio di vento.
-Sogni d'oro- le aveva sussurrato, la sua bocca a meno di un centimetro dall'orecchio di Sole, e lei si era sentita arrossire fino alle punte dei capelli. Avrebbe voluto dire a Jason un sacco di cose. Che finché lui ci fosse stato, non sarebbero stati solo i sogni ad essere d'oro, che il suo tocco la mandava in estasi, la faceva sentire pura energia. Invece era rimasta zitta, e gli aveva rivolto un sorriso imbarazzato.
Ora, nel letto, le palpebre sempre più pesanti, pensò a come fosse tutto perfetto. E mentre i sogni prendevano il possesso della sua mente, l'impronta del bacio ancora sulle sue labbra, si accorse che stava andando tutto per il meglio. Forse anche troppo...

***

Nel letto a fianco a quello della gemella, anche Luna dormiva, ma il suo sonno era tutto fuorché tranquillo. Aveva paura di ciò che si nascondeva dietro le sue palpebre abbassate, paura perché non c'era nessuno ad affrontare i suoi incubi con lei, solo la piccola collana di Altair, il cui ciondolo a forma di goccia aveva stretto tanto a lungo che ne aveva ancora i segni impressi sul palmo. Perciò non poteva permettersi di dormire. Non poteva, non poteva, non poteva. Peccato che qualcuno avesse altri piani per lei.
Un attimo prima Luna era sveglia, quello dopo non più. Ora il suo corpo senza peso sfrecciava accanto a ricordi che non le appartenevano, il volto di colui che avrebbe tanto voluto dimenticare la osservava da ogni direzione, occhi azzurro ghiaccio e pelle candida come neve che la squadravano tristi e vuoti. Immagini, centinaia di immagini, flashback di momenti passati seppelliti nella memoria di Altair scorrevano accanto a lei, troppo confusi per poterli decifrare. A Luna cominciò a girare la testa, mentre i colori vorticavano anche con gli occhi chiusi, le venne voglia di urlare, implorare qualcuno perché fermasse quell'agonia...finché, a un certo punto, tutto si fermò.

Si trovava in una stanza male illuminata, con pareti di pietra grigio freddo su ogni lato. Non c'era nulla, lì, tranne un sinistro clangore metallico, come di catene che venivano strattonate, proveniente dal fondo della stanza. Luna aguzzó la vista, per cercare di capire cosa, o chi, producesse quel rumore, ma era troppo buio, e riusciva a scorgere soltanto un'ombra informe e tremolante. Poi la luce di una fiaccola, accompagnata da un lieve rumore di passi, fece capolino ai margini del suo campo visivo. La ragazza si voltò, solo per ritrovarsi faccia a faccia con un uomo dal fascino pericoloso, con una luce folle negli occhi, capelli marrone scuro intrecciati a ciocche argentee, e un lungo mantello color della notte. Quando capì chi aveva di fronte, indietreggió di un passo, inorridita, ma il sovrano non sembró notarla. Alabaster si avvicinò al punto da cui provenivano i suoni, ma non abbastanza da riuscire a illuminare la figura, che ora le sembrava chissà perché vagamente famigliare, che si stagliava nell'oscurità.
-Mi hai disobbedito- proruppe Alabaster, con voce tonante e furiosa.
-Avevo creduto che avremmo potuto fare grandi cose insieme. Dopotutto, tu eri davvero eccellente, come cacciatore di stelle-
Quindi ciò che avevano solo ipotizzato era vero. Il loro nemico aveva un'alleato, il misterioso cacciatore di stelle la cui identità sarebbe presto stata svelata. L'uomo camminava avanti e indietro, il mantello che frusciava,e Luna lo osservava senza il coraggio di fiatare.
-Ma a quanto pare eseguire gli ordini è troppo difficile, per uno come te. E dire che te lo avevo promesso, che avrei esaudito ogni tuo desiderio, una volta raggiunto il mio obiettivo. Ora però, visto che tu non hai rispettato i termini dell'accordo, credo non ci sia più alcuna promessa- concluse, con fredezza. Il cuore della ragazza batteva all'impazzata nel petto.
-Hai cercato di sfuggire a ciò che sei, ma hai fallito- Alabaster si avvicinò a grandi falcate a colui che un tempo doveva essere stato il suo più fedele compagno...solo che, quando la torcia fu abbastanza vicino, la sua luce illuminò due occhi azzurro ghiaccio colmi di rabbia e vuoto e disperazione. Il cuore di Luna smise di battere. Altair. Altair era il cacciatore di stelle. Il mondo si capovolse, perse tutti i suoi colori. L'unica persona di cui si era fidata mai fidata, l'unica persona per cui il suo cuore aveva mai battuto, era il nemico. Lui gliel'aveva detto, ma lei non aveva voluto credergli...ormai nulla aveva più senso, e Luna si sentì ancora paralizzare. Aveva cercato di reprimere le sue emozioni, ma queste erano come un fiume in piena, e le si riversarono nel petto, tutte in una volta, un uragano di sentimenti incontrollabile...
-E mi dispiace annunciarti che ormai non servi più- ormai il sovrano incombeva su di lui.
Altair, che aveva i polsi stretti da due catene di ferro attaccate alla parete, e che sembrava troppo debole persino per reggersi in piedi. Luna sarebbe voluta correre ad aiutarlo, ma quello era un sogno e lei era come pietrificata.
Alabaster lo afferrò per il collo.
E improvvisamente la stanza divenne troppo grande per tutti e tre. Il cuore della ragazza si riempì di un odio oscuro e sconfinato, e se solo avesse potuto Luna avrebbe ucciso Alabaster con le proprie mani. Avrebbe gioito nel vederlo soffrire, così che potesse provare ciò che stava facendo al ragazzo...ma era solo una spettatrice, e l'unica cosa che poté fare fu osservare angosciata le mani dell'uomo sempre più strette attorno alla gola di Altair.
-Hai creduto di poter provare sentimenti. Di essere umano. Che qualcuno avrebbe potuto amarti. Ma la verità è che tu non sei nulla- sibilò.
Non toccarlo, averebbe voluto gridare Luna. Togli le tue mani dal suo collo, ti prego, ti prego, ti prego, lascialo in pace. Non...gli occhi del ragazzo cominciarono a farsi vitrei, i suoi respiri sempre più rarefatti e affanosi. Il cacciatore di stelle stava morendo. Avrebbe dovuto esserne felice, e invece l'unica cosa che riuscì a sentire fu il suo cuore frantumarsi in un miliardo di pezzi. Perché quello non era semplicemente il cacciatore di stelle. Quello era Altair, Altair, Altair. Ed era ancora il suo sogno. E Alabaster lo stava distruggendo proprio lì, in quel momento, davanti ai suoi occhi. Non poteva permetterglielo, non poteva lasciargli portare via tutto ciò che contava per lei. Luna avrebbe voluto urlare, fermarlo, e invece non poteva fere nulla. Le dita del sovrano aumentarono la presa, e la vita iniziò a scivolare via dal ragazzo, trascinando con sé ogni sogno, speranza, promessa...
-NO!- urlò Luna, con tutto il fiato che aveva in gola. Anche se era sicura che nessuno l'avrebbe sentita. Che quello non fosse altro che un inutile atto di ribellione a un destino già scritto. Che ormai non poteva fare nulla per salvare il ragazzo. Ma poi Alabaster mollò la presa. Altair cadde a terra, ogni respiro debole e rantolante, una mano sul collo, un'espressione di sorpresa mista a terrore e sollievo dipinta sul viso. Il sovrano però non lo degnava più di uno sguardo. Tutta la sua attenzione era rivolta a Luna, o almeno al punto in cui avrebbe dovuto trovarsi, se solo si fosse trovata veramente lì. Alabaster le sorrise, e il sangue le si gelò nelle vene. Poi tutto divenne buio.

 Poi tutto divenne buio

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