Parte 59. Pioggia

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Quando annunciarono a Jason che Altair se ne era andato, il ragazzo non la prese molto bene.
-Ci ha tradito!- esclamò furioso, battendo un pugno sul tavolo della cucina e facendo sobbalzare le ragazze. Luna sussultò.
-In realtà non possiamo esserne sicuri...- cercò di spiegare Sole, ma neppure lei riusciva a credere alle sue parole. Se Altair era scappato, era perché nascondeva qualcosa. Oppure era solo un codardo. Ma, per quanto lei lo odiasse, Altair non sembrava il tipo da avere paura, con le sue espressioni impassibili e le occhiate gelide che le lanciava. Quindi, doveva esserci sotto qualcosa, un segreto oscuro di cui nemmeno Luna era a conoscenza...ma non poteva dare voce ai suoi sospetti. La gemella era già abbastanza devastata, e sapere che neppure Sole era dalla sua parte l'avrebbe distrutta.
Rivolse uno sguardo implorante a Jason, per comunicargli silenziosamente di calmarsi, e lui sembrò intuire la situazione.
-E adesso? Cosa dovremmo fare? Andare a cercarlo?- chiese.
-In effetti, dovremmo...-
-No- Luna parlò per la prima volta da quando erano entrate nella stanza, e il suo tono non ammetteva regole.
-Non si farà trovare, e non ha alcuna intenzione di tornare. Dobbiamo piuttosto concentrarci sul nostro obiettivo: sconfiggere Alabaster e tornarcene a casa sani e salvi- continuò.
-Hai ragione- si intromise Jason, prima che Sole potesse replicare.
-Non possiamo certo affrontare il nostro peggior nemico impreparati- aggiunse Vy, risoluta.
-Quindi, Vy impara a usare il flauto, noi ci alleniamo con i nostri poteri, e Altair facciamo finta che non sia mai esistito?-
-Esattamente- confermò Jason.
Anche Luna annuì, poco convinta.
-Non siamo dei begli amici, però...- rifletté Vy.
-Ma non abbiamo tempo da perdere. Se Altair vuole tornare è libero di farlo-
-E se gli succedesse qualcosa?-
-Starà benone- concluse Sole, cercando di porre fine alla discussione.
-Jason, ma non dormivate nella stessa stanza? Come è possibile che non vi siate mai rivolti la parola?- chiese Luna.
-Beh, lui non era un tipo particolarmente loquace...e quando scambiavamo poche parole, non parlava mai di sé, rispondeva a ogni domanda in modo evasivo...come se nascondesse qualcosa di brutto- disse il ragazzo, squadrandola con occhi dubbiosi.
-Ma le tue sono solo supposizioni, giusto?- Luna gli rivolse un'occhiata torva.
-Sì, solo supposizioni- il ragazzo sostenne con calma risoluta il suo sguardo.
-Bene, allora!- esclamò Sole con un sorriso tirato -ora che siamo tutti d'accordo è il momento di entrare in azione- la falsa allegria nella sua voce era piuttosto ridicola -siamo qui da quasi venti giorni e non abbiamo ancora combinato nulla, e un re fuori di testa ci aspetta!- si alzò di scatto, prese la gemella a braccetto e la condusse fuori dalla cucina, prima che il clima nella stanza si facesse troppo teso.

Fuori pioveva, ma visto che il guardiano si era rifiutato di farli allenare all'interno, ora si trovavano sotto la pioggia scrosciante, i vestiti zuppi e i nasi arricciati per il fastidio. Erano nel prato tra la scogliera e il bosco, e c'era puzza di erba bagnata. Neppure Sole riusciva a sorridere, nonostante si fosse sforzata fino a quel momento di tenere alto il morale del gruppo.
-Ma ci stiamo bagnando!- protestò Vy dopo qualche secondo, piccole gocce attaccate alla fronte. I suoi occhi si mossero veloci, come a voler cercare qualcosa, soffermandosi su un piccolo fiore giallo, che resisteva strenuamente al vento e all'acqua. Con delicatezza, lo prese tra le dita e soffiò, finché i petali non si ingrossarono e lo stelo si irrobustì, trasformandosi  in un largo ombrello color evidenziatore. Soddisfatta, e finalmente all'asciutto, la piccola rivolse di nuovo loro l'attenzione. Sole la fissò esterrefatta, battendo le ciglia, prima di riprendersi dallo stupore. Non si sarebbe mai abituata alla magia della sorellina.
Anche Pantu era lì con loro, al riparo sotto una grossa foglia, appollaiato sulla spalla di Jason.
-Direi che, per cominciare, dovremmo rafforzare i vostri poteri. Cerchiamo di aggiustare ciò che non va e migliorare i nostri punti forti. Dopodiché ci concentreremo sui vostri poteri secondari: telepatia e luce per Sole, telecinesi e buio per Luna. Jason...in realtà non ho idea di quali siano le tue altre capacità, ma troveremo anche quelle- disse il topino con la sua voce acuta.
-E io?- chiese Vy.
-Tu li aiuterai ad esercitarsi-
-Perciò, cosa facciamo ora?- domandò Luna.
-Alleniamo la velocità e la precisione- Pantu si sistemò sulle spalla di Vy, sussurrandole qualcosa all'orecchio. Lei annuì piano, chiuse gli occhi e fece apparire tre tabelloni di legno identici, che galleggiavano pigramente a mezz'aria, ognuno con l'iniziale del proprio nome. Quello di Sole aveva una grossa S fiammeggiante, e ondeggiava placidamente avanti e indietro.
-Il vostro obiettivo è distuggerli nel minor tempo possibile. E ora, cominciate!-
-É troppo facile...- cominciò a dire la ragazza, una sfera infuocata nella mano pronta a colpire il tabellone, quando questo sfrecciò via, veloce come il vento. Sole si lanciò al suo inseguimento, troppo impegnata per accorgersi di ciò che facevano Luna e Jason. Ogni volta che riusciva a guadagnare qualche metro, però, il tabellone le sfuggiva, schizzando via. Dopo parecchi minuti aveva il fiatone ma il suo avversario di legno ancora non si era arreso, e la derideva dall'alto...Lei riuscì ad avvicinarsi, furtiva, una palla di fuoco pronta e centrare l'obiettivo, ma proprio mentre il fuoco stava per toccarne la superficie, per mandarla in cenere, il tabellone scomparve.
-Tempo scaduto!- strillò Vy.
-Ehi, ma così non è giusto...- si lamentò Sole, tornando ansimante al gruppo. Lanciando un'occhiata a Jason, si accorse che neppure a lui doveva essere andata molto bene. Al contrario, invece, la gemella aveva alcune schegge di legno incastrate tra i capelli, uno sguardo gelido e le labbra serrate. In qualche modo, lei ce l'aveva fatta...Sole rabbrividì al pensiero di come dovesse sentirsi. Avrebbe voluto proteggerla, nasconderla da tutto quel dolore, quella tristezza che il mondo sembrava volerle infliggere, quasi si divertisse a vederla soffrire. Si avvicinò a lei, ma poi una mano calda le si appoggiò sulla spalla, e lei si dimenticò di ogni cosa, mentre le guance avvampavano e la fiamma del suo cuore riprendeva ad ardere più forte di prima. Con un sorriso gentile si girò Jason. Era sempre magnifico, anche con i capelli appiccicati alla fronte per la pioggia e il sudore, le guance arrossate per lo sforzo, in un contrasto elettrizzante con la sua pelle abbronzata. Chissà come sarebbe stato, affondare il viso nel suo petto forte e inspirare il suo profumo...
-Round due!- annunciò Pantu, interrompendo bruscamente le sue fantasie.

Passarono l'intera mattinata ad allenarsi, sotto il temporale che non accennava ad andarsene, sempre più bagnati e infreddoliti. Avevano schivato dardi di pietra e duellato contro alberi le cui fronde si muovevano magicamente, con il solo scopo di schiacciarli, e Luna aveva insegnato loro a creare armi letali con il loro elemento. Ora Sole era in grado si scoccare frecce dalla punta infuocata con un'arco dall'impugnatura rossastra, mentre Jason maneggiava una grossa spada semitrasparente, più lunga e spessa di quella di Luna, che era corta e sottile e molto più maneggevole. Ora erano esausti e doloranti, e Sole si sentiva crollare dalla stanchezza. Lo stomaco le brontolava, e se non avesse messo qualcosa tra i denti sarebbe morta di fame. Chissà se era già ora di pranzo...
-Se non andiamo subito ad asciugarci, domani avremmo tutti una bella polmonite- fece notare Jason.
-Hai ragione, è arrivato il momento di rientrare- concordò Pantu, e la ragazza sospirò di sollievo.
-Continueremo ad allenarci al coperto, dopo aver mangiato- continuò il topino. Sole si lasciò sfuggire un gemito.

 Sole si lasciò sfuggire un gemito

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