Gli occhi di Luna si illuminarono mentre la gemella apriva la porta della biblioteca. C'erano alcuni divani blu attorno a un tavolino dalle gambe arcuate, appoggiati a un tappeto della stessa tonalità al centro della stanza, completamente circondati da alte scaffalature ricolme di libri, che si protendevano verso l'alto all'infinito. Sulle pareti circolari, alcune scale di legno dotate di ruote permettevano di raggiungere i vari ripiani, e qualche metro più in alto si trovava una sorta di balconata, provvista di tavolo e sedie imbottite. La ragazza fece una giravolta, osservando meravigliata la stanza in tutta la sua immensità. A quella distanza non riusciva a leggere i titoli dei libri, ma poteva comunque vedere che erano tutti ordinatamente riposti, le copertine di velluto variopinte senza un granello di polvere. Non c'era odore di chiuso, solo il tipico profumo della carta invecchiata e delle pagine ingiallite. Le sembrava quasi di essere finita in una fiaba fatta d'inchiostro, un luogo magico nato dai suoi stessi sogni. Luna sorrise, felice di sentirsi per la prima volta a proprio agio in quel luogo estraneo e lontano da casa.
-C'é qualcosa che non va nell'architettura di questo posto- fece notare Jason, osservando confuso le pareti della biblioteca - sembra quasi di essere finiti in un altro faro. Insomma, come fanno le pareti a essere perfettamente circolari? E come può esserci così tanto spazio? Nell'edificio in cui siamo entrati non c'è abbastanza spazio per tutto questo- aggiunse allargando le braccia come a indicare tutto ciò che li circondava.
-Hai ragione, ma ricordati che siamo pur sempre su un' altro pianeta, dove magari non valgono le stesse leggi fisiche valide sulla terra- disse Luna, poco convinta. Non che fosse un problema, ma era davvero possibile che Orbitron funzionasse in maniera completamente diversa rispetto al loro pianeta? Eppure...a prima vista sembrava impossibile, a meno che...Non che fosse influente. O almeno, Luna credeva che fosse ininfluente. In realtà, nessuno di loro aveva la più pallida idea di cosa fare, o da che parte cominciare...
-É strano però, tutte quelle storie sul fatto che la magia è sparita da Orbitron, eppure questo luogo a me sembra esserne intriso, di magia- Sole diede voce ai suoi pensieri.
-Forse siamo finiti in un universo parallelo- aggiunse Vy. Brancolavano nell' intrico delle poche e contorte informazioni che possedevano, senza sapere quali nodi sciogliere per districare quei pensieri intricati...
-In cui tutto è il contrario di come dovrebbe essere...- ragionava la gemella. Quella discussione diventava sempre più strana.
-Non è questo il punto. Non siamo finiti in un universo parallelo, ok?- le interruppe Luna, brusca. Non le piacevano i discorsi senza senso. Che forse un senso lo avevano, o forse no.
-Abbiamo solo attraversato lo spazio su una barca di carta, ma non abbiamo superato confini tra il reale o l'irreale o altre assurdità- continuò, anche se stava inciampando nelle sue stesse parole. In effetti, anche viaggiare nello spazio in barca e respirare senza atmosfera era piuttosto improbabile.
-Quello che voglio dire è che abbiamo cose più importanti a cui pensare- concluse, irritata. Sentiva che il suo cuore stava di nuovo per essere sopraffatto della spessa coltre di ghiaccio che lo circondava, la parte migliore di lei stretta in una morsa gelida e circondate dal buio.
-E va bene, signorina so-tutto-io, faremo come dice lei, non c'è bisogno di agitarsi- le disse Sole, furente. Altro freddo penetró nell'anima di Luna. Doveva calmarsi, oppure le parole sarebbero uscite dalla sua bocca taglienti e insensibili, senza che lei potesse fare nulla per controllarle. Si impose di respirare in modo lento e regolare, cercando di combattere la rabbia insensata che le era esplosa nel petto. Restò muta, mentre la gemella sembrava dimenticarsi del loro scambio e cominciava a dirigere il resto del gruppo, in quel modo che solo lei sapeva fare, con un' ampio sorriso sulle labbra e frasi allegre che giungevano sempre al momento giusto. Come potevano essere così diverse? Era ingiusto che Luna dovesse impegnarsi tanto per avere amici o sembrare simpatica, mentre Sole pareva essere fatta per stare con gli altri. Perché lei doveva essere così timida e chiusa, mentre alla gemella bastava un sorriso per conquistare i cuori più duri? Un'ondata di odio le esplose nel petto, ma quella furia non era contro la sorella, così estroversa, solare, perfetta, quanto più verso se stessa. Non era altro che un'anima infelice, incapace di rapportarsi con gli altri senza sentirsi di troppo, sempre pronta a rifugiarsi nel suo mondo di solitudine anche in mezzo a migliaia di persone, una ragazza fatta di sguardi gelidi e parole taglienti. Peccato, però che nessuno potesse comprendere la tempesta che le imperversava dentro. Era colpa sua, dopotutto, se era nata con un cuore di ghiaccio? Era colpa sua se suonava antipatica e indifferente anche quando si sforzava di essere gentile e comprensiva?
Affranta, andò a sedersi su uno dei divani blu insieme agli altri, attenta a non incrociare lo sguardo di nessuno. Si permise solo di lanciare un'occhiata ad Altair. Il ragazzo, ovviamente, la stava osservando. Luna non se ne stupì. Era da quando si erano incontrati che lui la guardava in quel mondo, come se lei fosse qualcosa di misterioso e irraggiungibile. Poteva sembrare sciocco, eppure alla ragazza piacevano quelle attenzioni. La facevano sentire al sicuro, meno sola, le scaldavano il cuore.
-Ecco il piano- cominciò a parlare Sole.
-Da quando abbiamo un piano?- la interruppe Vy. La ragazza la ignoró.
-Per prima cosa, dobbiamo riprenderci il pezzo del flauto. Sappiamo che è nelle mani di Alabaster, ma non abbiamo idea di dove lo nasconda, o come fare per arrivarci, ovunque esso si trovi- disse, poi, vedendo che nessuno reagiva alle sue parole, continuò.
-Ovviamente, viste le nostre scarse conoscenze del luogo, sarebbe troppo rischioso cercare il palazzo di Alabaster e provare a entrare- spiegò.
-Hai ragione- la assecondò Jason.
-Quindi...io direi che la soluzione migliore sia cercare di trovare e sistemare tutte le informazioni possibili, per...come dire...essere il più possibile preparati a ciò cui andremo incontro- concluse.
-Dopotutto, abbiamo più di un mese per farlo, giusto?- domandò la sorellina.
-Ovviamente, Vy- le ripose Luna. -ma non sarebbe meglio impiegare meno tempo e tornare a casa prima da mamma e papà?-
-Nah, io non credo. Le cose non ci vengono mai bene quando andiamo di fretta. Dobbiamo restare concentrate se vogliamo sconfiggere Alabaster- disse la piccolina, guardandola con i suoi occhioni da cerbiatto. La stellina accovacciata sulla sua spalla emise un verso simile a uno scampanellio, e gli occhi di Vy si sgranarono.
-Starly dice che le ombre sono in agguato, in ogni momento, e che dobbiamo prestare la massima attenzione. E vuole ricordarci che il sovrano ha poteri quasi illimitati grazie all'energia delle stelle- aggiunse con una vocina sottile.
-E poi...- Vy stava per dire qualcos'altro, ma si mosse il labbro inferiore prima di finire la frase.
-E poi?- la sollecitò Sole, impaziente.
-Niente- ma era chiaro che la sorellina nascondeva loro qualcosa.Decisero di scandagliare l'intera biblioteca, ognuno per conto proprio, alla ricerca di una qualsiasi informazione che sarebbe potuta essere d'aiuto. Era un lavoro lungo e snervante. Soprattutto quando nessuno aveva la minima idea di cosa cercare. Luna e Altair si dedicarono alla parte ovest, anche se era difficile dirlo con certezza, viste le pareti circolari e le stranezze della fisica di Orbitron. Sole, Jason, e Vy pensarono al resto della sala.
Nonostante Luna si stesse impegnando a rimanere concentrata sul proprio lavoro, la sua mente vagava lontano, in un mondo di laghi ghiacciati e candide distese di neve. Chissà se Altair era vicino a lei in quel momento, mentre scorreva metodica le dita sui dorsi delle copertine alla ricerca di qualche titolo utile. Le si mozzò il respiro al solo pensiero. Poi uno dei titoli attirò la sua attenzione. Storia di Orbitron diceva. Luna lo prese, interrompendo di malavoglia il flusso dei sui pensieri. Passarono alcuni minuti, e già aveva impilato una consistente quantità di libri, in equilibrio sul suo braccio. La pila era così pesante che la ragazza decise di sedersi e iniziare a leggere. Si sistemò al tavolo sul soppalco, appoggiando i libri davanti a sé e prendendo quello in cima al mucchio. Era una sorta di Atlante geografico, lungo e noioso, contenente una miriade di pagine riguardo alla geografia di Orbitron. C'era anche una mappa, che le sembrò un po' approssimativa, di Orbitron stesso. Tuttavia le era impossibile capirci qualcosa, se non il fatto che sul pianeta fosse una grande isola circondata da arcipelaghi minori. Non c'era nulla, però che la aiutasse a capire in quale isolotto si trovassero. Chiuse il libro e lo mise in quella che battezzò la pila degli scarti. L'unica cosa che le era chiara, per ora, era che Orbitron ospitava un arcipelago di isole boscose e dalle ripide scogliere, circondate da un mare denso e tempestoso.
Anche gli altri libri erano simili al primo, con l' unica differenza che aggiungevano un po' di informazioni utili riguardo i piccoli villaggi costruiti su ogni isola, che secondo le descrizioni erano formati da case di legno che sembravano appartenere a un'epoca quasi medievale. Luna, da quelle letture, aveva intuito che Orbitron non era un pianeta molto felice, anzi, sembrava un luogo squallido e desolato, un ricordo confuso e sfocato di quello che un tempo doveva essere, quando ancora gli uomini erano provvisti dei loro poteri. Diede un'occhiata alla pila degli scarti. Doveva aver letto per più di un'ora, e ancora non aveva trovato nulla di veramente utile.
Con un sospiro stanco, la ragazza passò all'ultimo libro rimasto. Raccontava della storia del luogo, parlando con nostalgia di come dovevano essere le città prima che la magia sparisse. Aveva lo stesso tono pessimistico e spento che Luna aveva riscontrato in tutti gli altri volumi, eppure le sembrava importante sapere cosa ci fosse scritto. Non fece in tempo a finire la prima pagina, però, che la gemella sopraggiunse al suo fianco.
-Trovato qualcosa?- le chiese. Luna appoggiò il libro al tavolo, osservando rassegnata la pila di libri scartati davanti a lei.
-Davvero troppe poche cose- commentò.
-É da più di cinque ore che cerchiamo, che ne dici di fare una pausa?- domandò Sole. La ragazza strabuzzò gli occhi. Il tempo era davvero volato. Anzi, era più corretto dire che le fosse scivolato via, senza che lei potesse fare nulla per trattenerlo. Luna sentiva le palpebre pesanti e la testa pulsare. Aveva bisogno di una boccata d'aria fresca.
-Continueremo a lavorare domani. Forza, usciamo di qui- Sole le sorrise, e lei ricambiò.
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Little Star
FantasySole e Luna, due gemelle che più diverse non si può. Una estroversa e luminosa come una fiamma danzante, l'altra timida e a tratti gelida e tagliente. A unirle Vy, lo loro sorellina minore, l'innocenza fatta persona. La loro vita è normale e monoton...