Parte 70. Cadere

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Sole avanzava piano, i sensi all'erta, l'adrenalina che costringeva il suo cuore a una corsa impazzita tra le costole. Il portone si chiuse alle loro spalle con un tonfo raggelante. Erano dentro, adesso. Non potevano più scappare o prendere tempo, solo proseguire. Fino a che avessero avuto aria da respirare, finché fossero stati vivi, da quel momento potevano soltanto andare avanti, e cercare di sconfiggere Alabaster. Provare a contrastare il destino, andare contro l'impossibile. La loro era davvero una missione folle e disperata. Ma se davvero erano loro l'ultima speranza per l'universo, allora forse dovevano tentare. Dopotutto, se il Sovrano fosse riuscito a prendere il controllo delle galassie, poco importava se loro fossero vivi o no. Lui avrebbe distrutto ogni sogno, ogni luce, gettato ogni cosa nel caos. Se c'era però anche solo un'esile possibilità che la loro non fosse una missione suicida, dovevano assolutamente sfruttarla. Anche se non conoscevano neppure un milionesimo delle anime che avrebbero salvato, anche se non si rendevano neanche conto dell'universo che li circondava, anche se in quella fiaba non c'erano eroi intrepidi e abili con la spada, ma solo cinque ragazzini spaventati con dei cuori difettosi che cercavano di cambiare un destino che non avevano scelto.

Respira, Sole. Respira, e tutto andrà per il verso giusto.

Tenne lo sguardo dritto davanti a sé, mentre percorrevano il cortile acciottolato che precedeva l'ingresso. Il castello, anche dall'esterno, era un'ammasso confuso di torri di diverse altezze, ma era comunque chiaro che l'edificio squadrato davanti a loro fosse l'ingresso, maestoso e severo come tutto il resto. Superarono l'ampia arcata, e subito si ritrovarono nella sala del trono, dove candelabri appesi alle pareti gettavano ombre tremolanti in ogni anfratto. Non c'erano oggetti d'arredamento, nulla che potesse consigliare la presenza di abitanti in quel luogo, fatta eccezione per l'austero trono in fondo alla stanza, che si raggiungeva seguendo un lungo tappeto blu notte che attraversava tutta la sala. Sole scandagliò ogni angolo, senza sapere bene cosa fare. Poi lo vide, anche se un secondo prima era sicura che le loro fossero le uniche anime della stanza. Alabaster era in piedi davanti al trono, e sorrideva in un'accoglienza nauseante. La ragazza si pietrificò.
-Benvenuti- la voce dell'uomo le giunse ovattata e amplificata, come se provenisse da un'altro luogo.
Alabaster aveva ancora impresso in volto quel suo sorriso innaturale e terrificante. Nonostante la scarsa illuminazione, c'era qualcosa di strano nella sua figura. Tremolava appena, e aveva i contorni sfumati. Sole sbatté le palpebre, confusa. Ci mancavano soltanto le allucinazioni, pensò amareggiata. Il panico le stava annebbiando la vista. Non poteva permettersi una simile debolezza in quel momento. Quando riaprì gli occhi, il sovrano era ritornato in carne ed ossa. E non sorrideva, ora. Una smorfia furiose deturpava i suoi lineamenti, trasformandoli in una maschera minacciosa.
-Siete venuti a combattere, bravi- ringhió.
-Ma ora tocca a me fare la prossima mossa-
-Credete di essere stelle, di poter illuminare il mondo con la vostra bontà. Ma la verità è che l'unica cosa che le stelle sanno fare è restare a guardare impotenti l'universo che va in rovina, loro che sono milioni e non riescono neppure a illuminare il cosmo.  Credete di essere stelle, e forse lo siete davvero. Avete un grande potenziale, ma non siete in grado di sfruttarlo. Potreste essere invincibili, con i vostri poteri, e invece la morale vi impedisce di raggiungere il massimo delle vostre capacità- la sua voce grondava sarcasmo, ora, e graffiava il cuore di Sole con spine avvelenate.
-Non è reale- mormorò Luna, sconcertata.
-La prossima volta, però, sarebbe meglio conoscere le regole del gioco che avete scelto. Credete davvero di avere qualche speranza contro di me, quando non sapete tenere a bada neppure i vostri sciocchi sentimenti?- continuò il sovrano, ignorandola.
-Non è reale, è un illusione- la gemella stava indietreggiando.
-Beh, vi sbagliate di grosso, allora. Mi divertirò un mondo a vedervi sparire- Alabaster batte le mani, scomparendo in una nuvola di fumo.
La sua voce risuonò ancora un'ultima volta.
-Credete di esser stelle. Vi siete dimenticati, però, che il destino di ogni stella è cadere-
-É una trappola!- strillò Luna, ma le sue parole si persero nel vuoto. Sole udì uno schiocco secco, poi qualcosa la trascinò giù. Il pavimento sotto ai loro piedi era svanito, e loro ora precipitavano a una velocità agghiacciante. Gridò, e affondò le unghie nella mano di Jason fino a fargli male. Era tutto buio intorno a loro,e Sole scendeva, scendeva, scendeva, sempre, più giù, ma il cuore e i polmoni doveva averli persi in quella folle caduta, perché non riusciva più a respirare. Si sentì morire, i pensieri sfuggivano al suo controllo, e la presa sulla mano di Jason si fece sempre più debole. Non adesso, ti prego, non adesso pregò,  cercando con tutta sé stessa di non perdere i sensi. Ma era tutto così buio, e lei continuava a cadere, tanto che temette di non essere più sveglia. Poi, proprio quando le sue forze erano ridotte allo stremo, tutto si fermò. I due rotolarono in malo modo sul terreno di pietra. Sole gemette, ammaccata, ma almeno il dolore l'aveva fatta ritornare lucida. Si guardò intorno. Erano in una grossa sala senza porte o finestre, completamente vuota.
-Ma guarda un po' chi abbiamo qui...- Alabaster attraversó le pareti come un fantasma, camminando verso di loro, una luce folle e delirante negli occhi.
-I nostri eroi sono arrivati a salvarci- latrò, divertito. Jason si irrigidì al suo fianco. L'uomo si avvicinò ancora, sorridendo.
-Stai lontano da noi- ringhió il ragazzo, sguainando la spada. Alabaster gli lanciò un'occhiata sprezzante, il sorriso incastrato tra i denti.
-Non voglio farvi del male- li rassicurò, alzando le mani in segno di resa.
-Solo...mi piacerebbe mettere in chiaro alcune cose-
Il suo sorriso si allargò ancora, facendo raggelare la ragazza. Sotto l'odio e la rabbia che provava verso quell'uomo, la paura le contorceva le viscere ridendo della sua debolezza.
-Questa battaglia...volete insinuare che l'abbia voluta il sottoscritto, ma quando vi è stata data l'opportunità di arrendervi, voi non l'avete colta...- Alabaster fissò Sole, e lei si sentì terribilmente esposta a quello sguardo che sembrava scavarle nell'anima.
-Che sta dicendo?- chiese Jason, ma lei rifuggì alla sua occhiata confusa, mordendosi il labbro, colpevole.
-La tua cara ragazza ha avuto l'onore di scegliere di poter tornare a casa, ma non l'ha accettata...Non ci sarebbe da stupirsi, comunque, certo non è l'unica cosa che ti ha tenuto nascosto-
Il ragazzo impallidì. Sole sentì il cuore stingersi in una morsa di terrore. Alabaster stava cercando di metterli l'uno contro l'altra?
-Dopotutto, ti ha fatto credere che la morte dei suoi genitori sia stato un incidente, ma conosciamo comunque chi è il vero colpevole...- continuò il sovrano, lascivo. Il dolore passò sul volto di Jason in un uragano di emozioni contrastanti, e lei vide la sua sicurezza vacillare, allentando la presa sulla spada.
-Jason- lo chiamó con voce tremante -non ascoltarlo, vuole solo ingannarci, è questo che fa il nemico, vuole annullare le nostre difese perché l'unica cosa che il male sa fare è spegnere luci e spezzare sogni...-
-Ma davvero?- la interruppe Alabaster, furioso.
-Davvero credi che io sia il male? E che cosa ho fatto per diventare il cattivo della tua storia?- insinuò, con voce mielosa.
-Avanti, Sole, dimmi in che modo ho rovinato la tua vita...-
-Tu hai ucciso tutte quelle stelle- la voce le uscì flebile e tremante.
-E il tuo ragazzo non ha forse ucciso i suoi genitori?-
Quelle parole la colpirono come lame perché, in fondo, erano proprio la verità. Ma, soprattutto, quelle parole sembrarono lacerare Jason, farlo a pezzi con ferocia inaudita, perché se c'era una cosa che il ragazzo non sapeva controllare era il senso di colpa. E Alabaster lo sapeva, lo sapeva e ora usava le sue debolezze contro di lui. Sole percepiva il potere del ragazzo propagarsi nella stanza, elettrico, una brezza leggera e furiosa.
-Alla fine siamo molto più simili di quello che sembra- le sorrise l'uomo, allargando le braccia.
-Tu vuoi distruggere tutto ciò che di bello c'è in questo mondo- ansimò Sole.
-Suvvia, voglio solo trasformarlo in qualcosa di migliore...-
-Come fai anche solo a credere che noi ci somigliamo?- chiese, inorridita.
Alabaster rise, e la sua risata riverberò nelle ossa della ragazza, spezzandole una per una. Riecheggiò nelle orecchie e, quando finalmente si spense, il sorriso sul volto di Alabaster era ancora più sadico e crudele.
-Non lo penso- sibilò - Io lo so-

-Non lo penso- sibilò - Io lo so-

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