Parte 44. Incubo

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Alabaster era lì, a mezzo metro dal suo viso, che canticchiava a mezza voce la sua ninna nanna da incubo. Sole trattenne il respiro. Il sovrano era un uomo sulla quarantina, ma poteva anche essere molto più vecchio, e parecchi fili argentati spuntavano dalla barba corta e dai capelli lisci e castano scuro. Il suo aspetto, all'apparenza, era così anonimo che Sole rimase confusa. Insomma, se l'era figurato parecchie volte, ma quell'uomo dal fascino sinistro e gli occhi scintillanti non corrispondeva affatto alla versione che aveva immaginato, in cui il sovrano era più simile a un demone oscuro che a una persona in carne ed ossa. Se non fosse stato per quella scintilla di follia che gli brillava negli occhi e per la canzoncina inquietante che continuava a uscire dalle sue labbra, non ci sarebbe stato nulla di terrificante in lui. Ma Sole non si lasciò ingannare. Aveva ormai capito che le apparenze spesso ingannavano. Così cercò di schiacciarsi ancora di più contro la parete, senza smettere di tenere d'occhio la figura avvolta in un mantello blu notte.
Mentre canticchiava, Alabaster giocherellava con un piccolo ciondolo che teneva in mano. Sole lo osservò con attenzione, notando qualcosa di famigliare. Oh, no. No, no, no. Il cuore della ragazza perse un battito. Quello che il sovrano teneva tra le mani non era altro che l'ultimo pezzo del flauto.
Senza esitare, Sole uscì dal suo nascondiglio improvvisato, per seguire, silenziosa come un'ombra, il mantello blu notte che già si allontanava. Insieme, Alabaster davanti, ignaro di tutto e perso nei suoi macabri pensieri, e Sole dietro con i nervi tesi come corde di violino, percorsero il castello. Superarono, corridoi stretti e bui e passaggi invisibili, si inerpicarono su strette scale a chiocciola che prima salivano e poi portavano verso il basso. L'enorme palazzo era immerso nel silenzio, a eccezione dei passi del sovrano e del suo canto che si andava affievolendo.

Brilla brilla mia stellina...

Sole, silenziosa come un fantasma, aveva il battito accelerato e il respiro lieve, terrorizzata dell'eventualità che Alabaster potesse accorgersi della sua presenza.

La tua fine ormai è vicina..

Era grata della presenza di quella melodia, perché era l'unica cosa che impediva al sovrano di udire il suo cuore martellarle nel petto.

Quando arriva il cacciatore...

Ma chi era, questo cacciatore? Non era la prima volta che veniva nominato, anche il guardiano del faro aveva parlato dell'aiutante di Alabaster, un certo cacciatore di...Non ricordava di cosa, si era ritrovata a galleggiare nel mondo dei sogni prima che il vecchio potesse finire la frase. Probabilmente, non esisteva neppure, era solo un modo come un'altro di spaventarle, ma l'idea di un possibile traditore tra loro la faceva sentire fragile e vulnerabile.

Non nasconder lo splendore...

E se invece quella figura misteriosa fosse stata reale? Era possibile che esistesse una qualche sorta di... cacciatore di stelle? Mentre Sole seguiva per una stretta scala Alabaster verso la sommità di una torre, tese al massimo le orecchie, come se potesse aiutarla a trovare le risposte nascoste tra le righe di quell'assurda litania.

Non nasconderti nel buio...

Accidentalmente, la ragazza urtò con il piede una piccola sfera di cristallo, che cominciò a rotolare lentamente giù dalle scale, producendo un lieve tonfo man mano che scendeva di gradino in gradino. Sole si bloccò, con il fiato sospeso, e il tempo parve dilatarsi mentre aspettava che il sovrano si voltasse.

Non provare ad attaccar...

Non l'avrebbe fatto. Sole attese con il fiato sospeso il momento in cui il sovrano avrebbe girato il collo e l'avrebbe vista, esile e indifesa. Si rese conto solo in quel momento delle pareti spoglie e senza finestre, che non l'avrebbero potuta nascondere. Decise che, se fosse successo, sarebbe scappata a gambe levate, con la sola speranza di essere abbastanza veloce. Ma non accadde.
Intanto, erano arrivati al cospetto di un grosso portone dorato. L'uomo lo aprì senza toccarlo, con un cenno della mano, e Sole lo seguì all'interno di una stanza inondata da una tenue luce dorata. C'erano diversi tavoli, addossati alle pareti di pietra. Sole si nascose sotto uno di essi. Solo dopo essersi sistemata diede un'occhiata al luogo in cui si trovava. La stanza non era molto grande, ma ingombra di oggetti di vario genere. C'erano oggetti dall'aria magica e misteriosa gettati a terra, sui tavoli e sulle mensole alla rinfusa. Sul piano opposto rispetto a quello sotto cui era nascosta, la ragazza notò un grosso volume consumato, pieno di appunti scarabocchiati. Fu in quel momento che le sentì. Le voci nella sua testa che lanciavano urla strazianti, chiedevano aiuto, gemevano dal dolore e strillavano dal terrore. Si mescolavano in un boato assordante, e quando Sole capì da dove provenivano il cuore perse un battito dall'orrore e il sangue le si congelò nelle vene. C'erano centinaia di barattoli, addossati ovunque nella piccola stanza, e ognuno conteneva una stella morente, la cui luce dorata sembrava affievolirsi di più ogni istante che passava. E intanto le urla nella sua testa non si fermavano. Sole si tappò le orecchie con le mani, invano, mentre osservava orripilata Alabaster.

Perché a nulla servirà...

L'uomo si avvicinò con un ghigno ad uno dei barattoli. Con lentezza disarmante, svitò il coperchio metallico, la luce folle nei suoi occhi che si mischiava a quella flebile e dorata della piccola stella che teneva sul palmo della mano. Poi il sovrano, crudele e senza pietà, cominciò a chiudere il pugno, e le voci strillarono e gemettero ancora più forte. E Sole assistette alla scena, muta, con gli occhi sgranati e le mani sulla bocca per fermare il grido che minacciava di uscirle dalle labbra, mentre la luce della stella si spegneva nel pugno chiuso di Alabaster. Le cose belle non potevano finire, non in quel modo. E lei sentì il cuore dilaniarsi, trafitto da mille lame. Come poteva una creatura così pura, fatta di luce e armonia, morire così, per mezzo dell'uomo più spietato dell'universo? Era così che le speranze degli uomini svanivano? Era così che si distruggeva un sogno?

Perché anche se ti sforzi,
Alabaster ti prenderà

Il sovrano fu avvoltò da un fascio di luce, mentre un vento disumano soffiò e ululò nella stanza. La sua risata crudele e agghiacciante, come lo schiocco delle ossa e lo sferragliare delle lame, spezzò il silenzio. Il pezzo del flauto cadde a terra, rotolando vicino al suo nascondiglio. Sole, fino a quel momento pietrificata dalla paura, si riscosse dal suo torpore e l'afferrò, stringendo il metallo freddo tra le dita. Quando la luce diminuì Alabaster sembrava ringiovanito, una nuova forza distruttiva nell'anima. Sole lo guardò lasciar cadere ciò che rimaneva della povera stella, ma prima ancora che il corpicino senza vita toccasse terra un'Ombra prese il suo posto, ipnotizzando la ragazza con le sue spirali di buio vorticanti. Alabaster lasciò la stanza, e il suo lungo mantello blu notte fu l'ultima cosa che vide di lui prima che si chiudesse la porta dorata alle spalle.
Ancora scioccata, Sole uscì da sotto il tavolo in cui si era nascosta, senza badare attenzione all'Ombra ancora immobile nel punto in cui da sogno si era trasformata in incubo. Si precipitò dalle stelle nei barattoli, tentando disperatamente di aprirli. Ma per quanto provasse a svitare i tappi di metallo, quelli scivolavano sotto le sue dita, opponevano resistenza come se fossero oggetto di un sortilegio. La risata del sovrano sembrò echeggiare, deridendola, e lacrime calde cominciarono a scendere lungo il suo viso.
-Mi dispiace, non ci riseco- sussurrò, spostando lo sguardo da una stella impaurita all'altra. Non poteva salvarle, punto. E allora fece l'unica cosa che le venne in mente. Scappò.

Sole si guardò attorno, ansiosa di uscire dalla stanza, fuggire da quel castello, mettere quanta più distanza possibile tra lei e quel luogo in cui sembravano nascere gli incubi. Fortunatamente, c'era una finestra. Sole scavalcò il davanzale, saltando sulle mura esterne. L'aria fresca le accarezzò il viso, e lei la inspirò a pieni polmoni. Si accorse solo in quel momento di tremare. Svelta, scese dalla parete e si ritrovò a terra, vicina al suo leone.
-Corri, Raja- le sussurrò all'orecchio mentre saliva sul suo dorso dorato. Mentre si allontanavano velocemente dal palazzo, Sole sfiorò il metallo freddo del pezzo del flauto. Almeno, qualcosa era andato per il verso giusto.

 Almeno, qualcosa era andato per il verso giusto

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