Parte 58. Lacrime

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Luna non avrebbe saputo dire per quanto tempo fosse rimasta accucciata ai margini della scogliera, il petto scosso dai singhiozzi, che andavano via via affievolendosi mentre una consapevolezza si faceva strada nella sua mente.
Era sola, adesso.

Sola, sola, sola.

Altair l'aveva abbandonata. Se ne era andato. Le aveva detto addio, prima di voltare le spalle e andarsene. Era scappato. Ma dove?

Sola, sola, sola.

Luna aveva le guance umide e gli occhi arrossati, ma riuscì comunque a sentire il rumore di passi che si avvicinavano.
Altair? Alzò la testa di scatto, colma di speranza, ma fu il viso di Sole a ricambiare il suo sguardo. Mentre il cuore le si spezzava una seconda volta, Luna cercò di rimettersi in piedi, ma le forze l'avevano abbandonata. La gemella le si sedette al fianco, i capelli dorati raccolti in una crocchia disordinata. La osservò per qualche istante, pensierosa. Forse li aveva visti dalla finestra della loro camera? Era possibile, in effetti. Una mano calda, non fredda, una mano umana, le scostò con delicatezza i capelli appiccicati al viso. Sole non le chiese se andasse tutto bene. Era ovvio che non fosse così.
-Se né andato, vero?- domandò invece.
Sentirlo dire da qualcun'altro fu peggio di quanto avesse immaginato. Rendeva la cosa incredibilmente reale e definitiva. Altair se ne era andato. Per davvero. E non sarebbe tornato indietro.
Luna non rispose, era chiaro pure quello.
Sole non disse altro. Non un te l'avevo detto, non un'inutile parola di conforto, e lei gliene fu grata. Appoggiò la testa alla spalla della sua gemella. Loro si erano sempre capite, meglio di chiunque altro. Ed entrambe, in quel momento, si resero conto di una cosa. Nulla avrebbe potuto separarle. Perché loro erano più di due semplici sorelle. Erano due amiche, due compagne di squadra, e ci sarebbero sempre state l'una per l'altra. Sempre. Così diverse, eppure terribilmente uguali.

Restarono sedute lì, quelle due anime incompatibili eppure indispensabili l'una per l'altra, ad osservare le onde del mare, ascoltando le grida dell'oceano, finché il cuore di Luna non si sentì un po' più leggero, le palpebre sempre più pesanti. Anche Sole doveva avere sonno.
-Penso che sia arrivato il momento di andare a dormire- annunciò infatti, porgendole una mano. Luna la afferrò, e la sorella la rimise in piedi. Insieme, si diressero al faro, e in pochi minuti erano entrambe avvolte dal calore delle lenzuola. Luna chiuse gli occhi, ma sapeva che il sonno non sarebbe arrivato.
E, in ogni caso, inoltrarsi nel mondo dei sogni sarebbe stato troppo terrificante quella notte. Perché sapeva che non ci sarebbero state mani fredde a sorreggerla, e occhi ghiacciati a illuminarle la strada.

Quando il mattino dopo riaprì gli occhi, Luna non aveva dormito neppure per un secondo. Le parole di Altair le erano risuonate nella testa per tutto il tempo, ricordandole in ogni momento quello che era.

Sola, sola, sola.

Sentiva il cuore pesante, ma non voleva piangere. Non credeva di avere ancora lacrime. Doveva averle consumate tutte, quella notte. Sgusciò fuori da sotto le coperte, con un brivido, cercando di non pensare. Provando a tenere a bada le voci nella sua testa, che le ripetevano che era sola, sola, sola, e che Altair non sarebbe tornato. Altair...no, non doveva pensare neppure a lui. Sarebbe stato troppo, e lei era troppo stanca...
Con un sospiro, si avviò verso il bagno. Entrò nel piccolo stanzino, illuminato dalle prime luci grigiastre del giorno, studiando il suo viso stravolto allo specchio. Il piccolo ciondolo di Altair brillava, una piccola goccia azzurra di cristallo, l'unica prova che lui fosse realmente esistito, e non fosse stato solo frutto della sua immaginazione. Aveva profonde occhiaie sotto agli occhi, a netto contrasto con la carnagione pallida, e cercò di lavarle via, spruzzandosi acqua gelida sulla faccia. Forse così sarebbe riuscita a svegliarsi, sarebbe riuscita a sentirsi meglio. Ma come faceva, a stare bene, se lui non c'era? Le sembrava impossibile, e non credeva neppure di avere le forze per tentare. Aveva lo stomaco stretto in una morsa, l'umore a terra, sprofondato negli abissi più neri. Tutto attorno a Luna era grigio e spettrale, quasi volesse rispecchiare i suoi pensieri cupi, la sua disperazione. Si accorse che fuori stava piovendo, piccole gocce che scendevano rapide e veloci come lacrime. Chissà se le nuvole piangevano per il suo stesso motivo. No, non doveva pensarci. Doveva provare ad andare avanti, cercare di riemergere da quel pozzo oscuro e senza fine in cui era sprofondata. Ma si può continuare a vivere quando il tuo sogno ti ha abbandonata? Altra acqua sul viso, per affogare ogni pensiero, lavarlo via. Forse avrebbe potuto chiedere a Sole, lei avrebbe saputo cosa fare... Sì, ecco, chiedere a Sole era un'ottima idea. Luna si allontanò dal piccolo lavandino, ansimante.
Si diresse in camera, con l'idea di svegliare la gemella, ma quella era già in piedi, che brontolava.
-I miei capelli sono un completo disastro!- si lamentò, mentre cercava di domare la chioma dorata. Luna rimase ferma sulla soglia, il volto privo di qualsiasi espressione, ad osservarla.
-Non vedo l'ora di tornare a casa e passare una giornata intera sotto un getto di acqua bollente- continuò, mentre si raccoglieva i boccoli increspati in una treccia disordinata. Luna seguì immobile ogni suo movimento, senza parlare.
-Davvero, ti assicuro che non basterà una tonnellata di shampoo per...oh- disse, fermandosi di colpo e accorgendosi della strano sguardo della gemella.
-Oh- ripeté, avvicinandosi. Chissà se riusciva a scorgere la tempesta nei suoi occhi, proprio come lei la vedeva in Altair...
-Penso...penso che una giornata non basterà per risistemarci a dovere- riuscì a mettere insieme Luna, con voce roca. Sole le sorrise, incoraggiante.
-Hai ragione. Forse una settimana sarà appena sufficiente- il suo sguardo luminoso si spostò verso Vy, che si stava svegliando.
-Che ore sono? Di che giorno? E in quale pianeta...oh- si bloccò.
-Se n'è andato- mormorò. E non era una domanda. La sorella, in qualche modo, sembrava saperlo e basta.
Lo sguardo di Sole si adombrò per un istante, ma poi la ragazza tornò più allegra di prima, come a voler affrontare la tristezza e la solitudine. Luna tenne le braccia, strette al petto, come se così la sensazione di sentirsi spezzata potesse svanire.
-Dobbiamo dirlo a Jason- disse Sole. La ragazza le rivolse un lieve cenno d'assenso. Insieme scesero di sotto, ostentando una felicità che non possedevano, cercando di spezzare il silenzio teso tra di loro con battute allegre, ma erano solo bugie, bugie, bugie.

 Insieme scesero di sotto, ostentando una felicità che non possedevano, cercando di spezzare il silenzio teso tra di loro con battute allegre, ma erano solo bugie, bugie, bugie

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