Parte 42. Piano

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-Ti prego, Sole, fai attenzione- Luna la strinse così forte da incrinarle le costole. Era notte inoltrata, e da lì a pochi minuti Sole sarebbe partita. Si sarebbe infiltrata nel castello di Alabaster e avrebbe rubato l'ultimo pezzo del flauto. Sempre che le indicazioni di Altair fossero corrette e che non si trattasse soltanto di una trappola.
-Tranquilla, Luna, non mi succederà nulla- la rassicurò lei, mentre cercava di divincolarsi da quella stretta mortale.  Finalmente la sorella si staccò.
-Sul serio, non farti ammazzare- le disse, guardandola con i suoi severi occhi zaffiro colmi di preoccupazione.
-Torneró prima ancora che tu finisca di mettere a letto Vy- abbracciò frettolosamente la sorella un ultima volta. Prima di rivolgersi a Vy. La piccola aveva gli occhi nocciola pieni di lacrime.
-Avanti Vy, non ci stiamo mica dicendo addio. Tra meno di qualche ora sarò di nuovo da te- Sole parlò con dolcezza, stringendo a sé la sorellina scossa dai singhiozzi.
-E se invece non torni?- chiese, la voce rotta.
-Ci sarà sempre Luna- rispose lei, prima di accorgersi che forse non erano le parole giuste da dire a una sorellina inquieta e in pensiero per lei.
-E in ogni caso tornerò- si corresse.
-E se ti prendono le Ombre?-
-Non lo faranno-
-E se ti vede Alabaster?-
-Non accadrà. Io sono più furba, e in più dovresti sapere che sono campionessa internazionale di nascondino- accennò un sorriso.
-E se...-
-Vy, andrà tutto bene-
-No, invece- la piccola si divincolò dal sua abbracciò asciugandosi le lacrime.
-Non andrà tutto bene. Ti cattureranno, e poi verranno a prendere noi, e tutti i nostri sforzi saranno inutili- disse, e il suo piccolo corpicino era scosso da tremiti e singulti violenti.
-Non possiamo saperlo, Vy. E ti giuro che tornerò indietro, a qualsiasi costo- Sole non riusciva a sopportare di vederla in quel modo.
-Promesso?- in qualche modo le sue parole erano riuscite a tranqullizzarla, anche se le guance della bambina erano ancora rigate dalle lacrime.
-Promesso-
Vy sembrò tranquilizzarsi.
-Ti voglio bene, Sole- sussurró.
-Anche io te ne voglio- Sole alzò lo sguardo, e la vide allontanarsi insieme a Luna. Incrociò per un attimo gli occhi di Jason. Il ragazzo fece per dire qualcosa, ma lei si voltò, incamminandosi a lunghi passi verso il bosco. Non avrebbe sopportato udire un'altra volta il suono della sua voce, che fossero parole d'addio o frasi insensibili, era troppo...una mano calda si strinse attorno al suo polso, e lei si voltò di scatto. Quel contatto produsse un piacevole formicolio che sembrò diffondersi in tutto il suo corpo. Sole squadrò Jason con rabbia, percorse il suo viso abbronzato, studiò i suoi lineamenti cesellati, la mascella tesa, il modo in cui i capelli ricadevano ribelli davanti agli occhi color cioccolato. Il ragazzo era così vicino che poteva sentire il calore del suo respiro. Solo allora si accorse delle pagliuzze dorate incastonate in quegli occhi colmi di tristezza. Per un attimo, istintivamente, le sue emozioni si addolcirono, ma poi la rabbia riprese ad ardere al ricordo di come Jason l'aveva trattata. E ora cosa era venuto a fare? Voleva ancora prendersi gioco di lei, facendole credere di essere desiderata, di essere amata? Eppure, la preoccupazione che trapelava dal suo viso sembrava sincera.
-Per favore, Sole, non fare niente di stupido- la implorò Jason, con il suo timbro di voce così morbido e caldo, così... terribilmente irritante.
Le sue guance si infiammarrono, prima per la timidezza, poi per la rabbia. Sole strattonò il polso, liberandosi dalla presa del ragazzo, che non oppose alcuna resistenza.
-Ah sì, Jason? È questo tutto quello che hai da dirmi? Non mi rivolgi la parola per giorni, fai finta che io non esista e poi ti fingi preoccupato per me?- sputò con rabbia.
-Sole, io...- provò a difendersi il ragazzo, ma lei lo interruppe.
-Sai- iniziò, con voce rotta -ho sempre pensato che certe persone fossero come le stelle. Capaci di brillare, e di riuscire, con la loro luce, ad illuminare i cuori degli altri. E la cosa più stupida è che credevo che anche tu fossi come stella. Ma ora non ne sono più tanto sicura- cercò di nascondere le lacrime, inutilmente. Le sentiva scorrere sulle guance. Calde, brucianti, traditrici. Sole, ancora una volta, si odiò per tutta quella debolezza. Ma ormai il danno era stato fatto. Era una notte buia, immobile e senza stelle. L'unico suono proveniva dalle onde che si infrangevano violente sugli scogli, come il rumore di mille schiaffi. Quando però Raja spuntò al fianco della ragazza e lei salì in groppa, abbandonando un Jason interdetto, il vento cominciò a soffiare, il fruscio delle foglie che sembrava sussurrare segreti mai pronunciati, le folate che si infilavano in ogni insenatura producendo ululati che somigliavano a grida di dolore. Con il cuore spezzato, Sole correva in groppa al leone, scossa dai singhiozzi e inondata da un fiume di lacrime.

Si calmò solo dopo parecchi minuti. Il suo respiro si fece più lento e regolare, ma il vento forte che la schiaffeggiava asciugava le lacrime che non smettevano di scendere. Perché, quando stavano decidendo chi di loro sarebbe andato a rubare il pezzo del flauto, si era offerta volontaria? Era perché non voleva che succedesse niente di male alle sorelle? O forse per dimostrare a sé stessa che era ancora la ragazza forte e coraggiosa che aveva sempre creduto di essere?
Sole sentì il bisogno di ripetere ogni mossa che di lì a poco avrebbe eseguito. Le aveva ripassate con Luna tutto il pomeriggio, e anche se la memoria non era il suo forte era riuscita a ricordarsi tutto.

Torre, cinquantanove scalini, corridoio, muro, candelabro, porta.

Ripeterlo le dava un senso di sicurezza inaspettato, le ricordava che l'unica cosa che doveva fare era attenersi a quel semplice piano. Cercò di scacciare il volto di Jason dalla sua mente, cercando di concentrarsi. Non voleva più sentire gemere il suo cuore spezzato, aveva bisogno del conforto della fiamma ribelle che aleggiava in lei. Eppure quel fuoco che le bruciava dentro sembrava volersi spegnere al primo alito di vento. Perché Sole, così coraggiosa, libera, temeraria, impetuosa e ribelle, non si era mai sentita tanto fragile. Come una foglia in autunno. O come una fiamma sul punto di spegnersi. Entrambe meravigliose e affascinanti, ma comunque incredibilmente deboli.
E Sole era furiosa. Furiosa perché non voleva essere la fragile principessa bisognosa d'aiuto. Furiosa perché l'unico ragazzo che era riuscito a scatenare in lei una miriade di desideri brucianti era un idiota ipocrita che sembrava non sopportare la sua presenza. Furiosa perché non riusciva ad essere onesta neppure con sé stessa.
Ricacció indietro le lacrime con una fatica immane. Si sforzó, per quanto difficile, di concentrarsi solo sulla sua missione. E la determinazione si riaccese nei suoi occhi verde smeraldo. Poteva anche essere a pezzi emotivamente, ma niente e nessuno le avrebbe impedito di dimostrare il suo valore.

 Poteva anche essere a pezzi emotivamente, ma niente e nessuno le avrebbe impedito di dimostrare il suo valore

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