Sole era in piedi, immobile. Non riusciva a ragionare lucidamente, mentre veniva trascinata da un vortice di emozioni dal quale non sarebbe mai riuscita ad uscire. Gli occhi spalancati, senza nemmeno la forza per respirare. Era successo tutto troppo in fretta. Nelle orecchie rimbombava un unico, angosciante suono. Quello di un corpo che si accasciava con un tonfo sordo, svuotato, esanime. La punta... non aveva neppure avuto il tempo di capacitarsi di cosa stesse accadendo che quella aveva lacerato il tessuto della maglietta, ma non la sua. Dalla bocca le uscì un suono strano, a metà tra un singhiozzo trattenuto e un urlo disperato. Il cuore? Non credeva di averlo più. Si era fermato nello stesso momento in cui la punta aveva raggiunto Jason. La fiamma dentro di lei si era spenta, insieme alla vita del ragazzo. Che senso aveva combattere, ora? Alabaster le aveva appena tolto tutto. Di lei non era rimasto più niente, oramai, si sentì così svuotata che non era neppure in grado di odiarlo. Lo shock anestetizzava ogni sua emozione. Ora era persa, e sola. Nessuno sarebbe accorso in suo aiuto. Con una coltre di lacrime a velarle gli occhi, squadrò l'uomo che le sorrideva crudele, i denti bianchi che rilucevano alla luce furente delle fiamme.
-Povera, sciocca, Sole. Te l'avevo detto, che sarebbe accaduto- Alabaster scosse la testa, un divertimento perverso che ancora illuminava il suo viso di una luce malevola.
-Davvero credevi che ti avrei uccisa subito? Non sarebbe stato divertente...-
Sole ricambiò il suo sguardo, obbligandosi a reagire, ma il suo corpo non voleva saperne di rispondere alle sue richieste.
-Ma adesso è arrivato il tuo turno. Non ti preoccupare. Il piccolo palcoscenico che è la tua vita sta per chiudere il sipario- continuò il sovrano.
-Ora però...- il sorriso si allargò sul suo volto a dismisura - ...è arrivato il momento dell'atto finale. E per te, mia cara, non ci sarà alcun lieto fine- ruggì.
Le fiamme divamparono, e il loro calore rabbioso le bruciò la pelle, risvegliandola dallo stato catatonico in cui era finita. Sbatté le palpebre, come se si fosse appena risvegliata da un incubo. E quando Alabaster si avventò su di lei, Sole era pronta. Anche se, sapeva, non poteva sfuggire ai suoi incubi. Soprattutto se questi non appartenevano al mondo dei sogni.
***
Altair e Luna risalirono in poco tempo dal precipizio. La ragazza individuò subito la gabbia di Vy. La piccola era raggomitolata al suo interno, fragile e tremante.
-É lì!- gridò ad Altair, per farsi sentire sopra al frastuono. Insieme corsero in quella direzione, i loro piedi che trovavano appoggi invisibili nell'aria, sfidando ogni legge di gravità. Raggiunsero la sorellina, che ora li aveva visti e si era illuminata di una nuova speranza. Luna si inginocchió accanto alla gabbia, premendo le mani sul vetro freddo mentre cercava un modo per far uscire Vy. Scorse il profilo di Altair, che si guardava attorno preoccupato, forse aspettandosi di vedere arrivare Alabaster da un momento all'altro. Lei, invece, cercò di concentrarsi sul suo compito. Non era facile, però aprire una gabbia di vetro senza chiavi o serrature. Sembrava quasi che il sovrano lo facesse apposta, far assaporare loro una parvenza di vittoria per poi disintegrare meglio ogni loro speranza. Luna provò a sollevare la gabbia con la telecinesi, ma nonostante i suoi sforzi quella rimase ben salda al suo posto. Non sarebbe mai riuscita a far fuggire la sorellina. Rassegnata, appoggiò il vetro contro la fronte, cercando di scandagliare i suoi pensieri alla ricerca di un aiuto, un'idea, qualsiasi cosa. A cosa serviva un cervello come il suo se poi era inutile nelle situazioni di bisogno? Incrociò gli occhioni color nocciola di Vy dall'altro lato della parete trasparente. Chi era quella che si sentiva più in gabbia, tra le due? Non erano solo le prigioni reali a poterla rinchiudere.
Non trovò la forza, di fare alcunché, sapendo di non avere la volontà di spiegare a Vy che lei ancora una volta non poteva aiutarla. La sorellina le rivolse un sorriso rassicurante. Luna sospirò, ma non riuscì a ricambiare quel semplice atto di dolcezza che racchiudeva mille significati. Altair a quel punto si girò verso di lei.
-Serve un aiuto?- chiese soffice. Gli bastò vedere l'espressione angosciata di Luna per fare un passo avanti. Osservò per qualche secondo la gabbia, come lei aveva fatto pochi minuti prima. Un altro lampo squarció le nuvole nere sopra di loro, una ferita di luce che in un attimo scomparve. Vy sobbalzò, e le dita sottili strinsero la sacca di velluto con il flauto, come a voler trovare conforto. L'attenzione della ragazza tornò sulla figura accanto a lei.
-Non c'è modo di farla uscire. È impossibile- mormorò, cupa. Altair la guardò negli occhi, quella sincerità tormentata che sempre gli avrebbe tolto il fiato.
-Se c'è una cosa che mi hai insegnato, è che nulla è impossibile. Basta solo avere una buona dose di perseveranza e testardaggine- concluse con un mezzo sorriso. Lì, con le luci viola dei lampi a illuminarne i lineamenti spigolosi e angelici, era bello da impazzire.
-Io non sono testarda- sussurrò Luna.
-Sì, invece-
Il ragazzo distolse lo sguardo, fissandolo sulla lastra di fronte a lui. Luna e Vy indietreggiarono, coprendosi il viso con le mani, mentre Altair colpiva con un pugno ben assestato il vetro, frantumandolo. La ragazza non poté fare a meno di osservarlo tra le fessure delle sue dita, in quei momenti dove con un semplice gesto dava luce alla parte più oscura e gelida di sé. E Luna, beh... lei amava ogni sua sfumatura.
-Luna!- la voce di Vy la riscosse dai suoi pensieri. La sorella si precipitò tra le sue braccia, quell'ondata di affetto la fece vacillare. Fortuna che era seduta, perché la testa le girava ancora come se fosse stata un'ora sulle montagne russe.
-Vy, ascoltami- costrinse la sorella a guardarla e a calmare l'eccitazione. Lei la guardò attenta, in attesa.
-Devi suonare il flauto, ora, non c'è più tempo- continuò Luna. Vy annuì, e tiro fuori il flauto, nervosa. Puntò i suoi occhioni lucidi su di lei.
-E se sbagliassi?- sussurrò.
-Non accadrà, ma ora sbrigati, su- la esortó cercando di essere dolce e irremovibile al tempo stesso. La piccola annuì di nuovo, portandosi lo strumento alle labbra. Luna avrebbe voluto dirle di andare più veloce, ma si trattenne. Vy soffio, e le note cominciarono a uscire, tremolanti e incerte. Ma c'era qualcosa che non andava, a quella melodia mancava qualcosa, quel pizzico di magia che aveva udito la prima volta. Era una musica spezzata, che esprimeva tutto il terrore della piccola e la sua voglia di fuggire.
-Non ci riesco!- singhiozzò Vy. Il bloccò sopra cui si trovavano tremò.
-Vy, ti prego...- la spronò Luna con urgenza.
-Ma io non sono coraggiosa- mormoró con voce sottile.
-Che intendi dire?- si bloccò, confusa, a guardare la piccola stringere il flauto tra le dita, sconfortata. Le lacrime luccicavano sulle sue guance come gocce di rugiada.
-Io non so affrontare le mie paure. E ora ho paura, Luna, tantissima- disse, fragile e sincera. Sotto di loro il pavimento tremava sempre più forte. Luna vide i blocchi attorno a loro fare lo stesso. I più piccoli avevano iniziato a precipitare, non piu sorretti da alcuna forza invisibile. Luna represse un gemito. Fu a quel punto che accadde una cosa strana. Uno di quei momenti rari come perle, di quelli che rimanevano impressi dentro, segni indelebili dell'anima. Strabiliata, Luna osservò Altair accucciarsi davanti a Vy, prenderle una mano e stringerla delicatamente nella sua, terribilmente più grande e fredda. Sembrava di vivere un sogno. I due si guardarono con un'intesa che non avrebbe mai saputo spiegare, poi Altair parlo, con quella voce calda e profonda capace di sciogliere anche un cuore congelato come il suo.
-Essere coraggiosi non significa affrontare le proprie paure- cominciò.
L'ennessimo scossone rischiò di farli precipitare, ma nessuno dei tre sembrò curarsene, sospesi com'erano in quell'attimo che non sarebbe mai stato scritto in nessuna fiaba, eppure era immensamente più importante di qualsiasi altro avessero mai vissuto. Il cacciatore di stelle e la principessa di ghiaccio che cercavano di rassicurare una bambina dall'animo di cerbiatto. Con il fiato sospeso, Luna assistette alla vicenda.
-La paura non si può affrontare. È come una belva inferocita, ma anche il lupo più aggressivo può essere addomesticato. Avere coraggio significa questo Vy. Significa addomesticare la paura, prenderla per mano, e lasciare che ci guidi senza farle prendere il sopravvento- proseguì il ragazzo. Vy tirò su col naso, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
-Forse questo posso farlo- sussurrò. Il pavimento si inclinò pericolosamente, mentre la bambina avvicinava la bocca al flauto.
-Ora, Vy!-
E una melodia mozzafiato riempì l'aria.
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Little Star
FantasySole e Luna, due gemelle che più diverse non si può. Una estroversa e luminosa come una fiamma danzante, l'altra timida e a tratti gelida e tagliente. A unirle Vy, lo loro sorellina minore, l'innocenza fatta persona. La loro vita è normale e monoton...