Parte 27. Ricordi

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Era lì, sua madre, nello schermo di vapore, lo sguardo fisso all'orizzonte. Era seduta su un muretto di pietra, il mare davanti a lei, il sole che tramontava, il rosso fuoco del giorno che lottava con il blu gelido della notte. Non era sola. Accanto a lei sedevano due ragazze, una con una massa di riccioli biondi che le contornavano il viso come l'aureola, una canottiera a righe bianche e rosse che lasciava scoperta la pancia, labbra carnose e occhi verde foresta; l'altra più pallida, una versione moderna di Biancaneve, occhi blu mare e labbra rosso sangue, i capelli corvini legati in uno chignon e una maglietta blu a coprirle le spalle. Luna osservò quanto si somigliassero, a eccezione dei lineamenti, eccessivamente duri quelli della ragazza dell' immagine, molto più delicati i suoi. E poi c'era la loro mamma, giovanissima, seduta in mezzo a quelle due ragazze bellissime- non che lei fosse da meno- che sembrava non voler staccare gli occhi dalla palla di fuoco che lentamente stava sprofondando nel mare. Quando parlò, gli ondulati capelli marroni mossi dal vento, la sua voce era carica di nostalgia.
-Penso sia arrivato il momento di dirvi addio-
-Già...- disse la ragazza bionda. Un'onda più alta delle altre si infranse sulla costa, bagnandole di schizzi.
-É stata un'estate magnifica - continuò la loro mamma - sono stata così fortunata ad avervi conosciute, eppure già devo lasciarvi-
Ci fu qualche momento di silenzio, poi la ragazza bionda chiese - ci faresti una promessa?-
Ricevette uno sguardo confuso.
-Non dimenticarti mai di noi- disse in un sussurro.
-Io...lo prometto. Come potrei dimenticarmi di voi, dopotutto?- ribatté la mamma di Luna a voce ancora più bassa.
La bionda ritornò allegra.
-Che ne dite di un'ultimo abbraccio?- chiese, e senza attendere una risposta le circondò con un braccio. Il trio rimase fermo a guardare il tramonto, ridendo. Chissà se la madre aveva notato lo strano scintillio negli occhi delle due ragazze, o l'occhiata carica di significati che si erano scambiate, le punte delle dita che emanavano bagliori dorati, poco prima di stringerla a loro.

La scena cambiò. C'era sempre la loro mamma, qualche anno più tardi rispetto a quando era con le due ragazze, che camminava a passo svelto per le strade di una qualche città metropolitana. Era notte inoltrata, e le insegne al neon brillavano nel buio, le vetrate piene di luce di negozi e bar che invitavano ad entrare. Lei però non badava a nulla, e camminava a testa china, sovrastata dagli altissimi grattacieli, illuminati come fari. Che ci faceva in quella grande città, sola? Era forse via per lavoro? La mamma lavorava in un'importante azienda bancaria, e a volte capitava che dovesse trascorrere qualche giorno lontana da casa. Tuttavia Luna era turbata da trovarla in quel luogo, soprattutto ad un'ora così tarda. Improvvisamente la donna andò a sbattere contro un'anziana signora. La grossa valigia che quella portava con sé si spalancò, facendo uscire un'enorme quantità di oggetti: gabbiette dorate, una sfera di cristallo piena di fumo, un mazzo di carte con misteriose figure stampate, tre chiavi di metallo, ognuna infilata in una sottile catenella, persino un tavolino tutto piegato e per ultimo, un piccolo topolino di pezza.
-Sono mortificata- si scusò la loro madre, affrettandosi a raccogliere tutto ciò che era caduto dalla valigia.
-Ma che cara ragazza- rispose la vecchietta con voce roca -non sentirti in colpa, questa vecchia valigia oramai cade a pezzi- il cappuccio calato sulla testa impediva di vederne il volto, ma il tono suonava gentile.
La ragazza in questione finì di riordinare il mazzo di carte e gli altri oggetti, dopodiché restituì la valigia alla signora. Solo in quel momento vide il topolino di pezza, rimasto abbandonato sul marciapiede. Lo raccolse, e stava per porgerlo alla vecchina quando questa le prese le mani e gliele avvicinò al petto, con il pupazzetto dentro che le osservava con i neri occhietti di plastica.
-Questo tienilo tu. Come dono per avermi aiutata. Alla piccola Vy piacerà un mondo. Ci vediamo, Cassandra- gli occhi azzurri della signora brillarono, illuminandole debolmente un viso sorridente pieno di rughe, vecchio come il mondo.
-Come fa a conoscere il mio nome? E chi è Vy?- si voltò a guardare la vecchietta, ma questa era già scomparsa in una nuvola di fumo.

-Come fa a conoscere il mio nome? E chi è Vy?- si voltò a guardare la vecchietta, ma questa era già scomparsa in una nuvola di fumo

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