Parte 12. Trappola

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Dicono che l'amore si manifesti in ognuno di noi in maniera differente. Per Sole, vedere il volto di Jason, sicuro di sé, ma con i lineamenti che rimandavano sempre una nota di ironia, quello, per Sole, era qualcosa che la toccava nel profondo del cuore, una fiamma che pian piano si accingeva a circondarla tutta, che le portava un senso profondo di calore, dolcezza, allegria e completezza, perché finalmente, Sole che era sempre un po' competitiva, aveva trovato qualcuno al suo pari, per il quale l'unico sentimento che provava era quell'amore di fuoco, a tratti violento ed euforico, a tratti semplicemente perfetto, che non sapeva bruciare ma solo scaldare. Se fosse possibile provare tanti sentimenti per una persona appena conosciuta, ora Sole era anche triste, triste perché sapeva di aver infilato Jason in un gioco più grande di tutti loro, dal quale aveva capito che, a meno di qualche miracolo altamente improbabile, avrebbero perso. Condannando sé stessi e i loro cari alla morte. O a qualcosa di peggio. Erano solo piccole stelle nell'infinità dell'universo, non potevano fare proprio niente. Okay, basta. Non doveva farsi contagiare dal pessimismo di Luna. Decise di essere felice, perché un nuovo membro si era aggiunto al loro gruppetto striminzito e ora potevano cominciare a chiamarsi davvero gruppo, e forse anche perché il briciolo di speranza era raddoppiato, diventando due briciole di speranza. Però, ora sì che sono sicura di vincere pensò la ragazza sarcastica.
Scelsero di aspettare fino a tardo pomeriggio, quando il luogo veniva chiuso ai turisti, per evitare di essere visti o peggio. Nel frattempo rimasero nella casa di Jason, che con dolcezza spiegò alla nonna la situazione. Teresa accettò la cosa con calma inaudita. Capiva l'importanza di salvare l'umanità e l'universo e sì, permetteva al ragazzo di partire anche se non poteva avere la sicurezza che sarebbe tornato vivo.

Partirono a parer suo troppo presto. Il sole scaldava ancora, ma meno intenso di prima, e Jason aiutava creando con i suoi poteri un venticello fresco che le scompigliava i capelli, facendola ridacchiare, una risata sommessa, soffocata dall'ansia. Da fuori poteva anche sembrare spavalda, ma in quel momento il suo cuore era pieno di incertezza riguardo al futuro. Se in quel momento non avesse avuto la testa piena di loschi presagi, avrebbe certamente gradito le attenzioni che il ragazzo le rivolgeva, dal sorriso perfetto agli sguardi che nascondevano mute domande.
Dopo poco arrivarono a destinazione. La piramide di Cheope si ergeva davanti a loro, imponente e maestosa, un capolavoro che, come fu loro spiegato da Pantu, sarebbe stato impossibile senza l'aiuto della magia. Alla base di uno dei quattro lati si trovava l'ingresso, un'apertura rettangolare affiancata da due colonne e sormontata da un portico. Stonava un po' con il resto della costruzione, ne rompeva la perfetta geometria, quasi costruito in un secondo momento da architetti meno esperti.
-Adesso che si fa?-chiese.
-Si entra-
Oltrepassarono l'apertura e si ritrovarono in un labirinto di corridoi, scalini pericolanti e passaggi angusti, il tutto avvolto da una semioscurità. Sole schioccò le dita, e tute le torce appese alle pareti si illuminarono all'unisono. La ragazza poteva finalmente vedere dal vivo i geroglifici, che riempivano le pareti , affiancati da simboli alchemici di ere differenti.
-Attenti alle trappole- le avvisò il topolino.
Proseguirono, Jason e Sole in testa, gli altri al seguito. La ragazza aveva una sensazione strana, le sembrava di essere già stata in quel posto, sentiva che avrebbe tranquillamente trovato qualsiasi stanza da sola, sapeva perfettamente dietro a quali pareti si nascondessero passaggi segreti e quali mattonelle del pavimento facessero scattare una trappola. Si muoveva agilmente, prendendo decisioni che agli altri potevano sembrare casuali, nell'aria rarefatta e soffocante dei corridoi, decisa a raggiungere il centro della piramide. Avevano oltrepassato forse due stanze dalla forma squadrata ed evitato numerosi tranelli, quando Vy poggiò il piede su una mattonella. Nessuno l'avrebbe visto ad occhio nudo, ma la piastrella era leggermente rialzata, e quando la piccola vi appoggio il piede sopra si sentì un leggero click.
Sole si immobilizzò.
-Vy, NON-TI-MUOVERE- disse spaventata.
Troppo tardi. Un'alto click risuonò contro le pareti. Vy aveva sollevato il piede. La bambina, ingenuamente, aveva appena azionato la trappola peggiore in assoluto di quel dedalo.
-Mettetevi contro le pareti!- urlò Sole. Sapeva benissimo cosa sarebbe successo in quel momento, ma il resto del gruppo no. Fece un balzo in avanti, separandosi da Jason e gli altri. Lei non ce l'avrebbe fatta, ma Luna sarebbe riuscita a sconfiggere da sola Lux. Dopotutto, aveva sempre Vy, Pantu e Jason. L'intera struttura cominciò a tremare, grossi, frammenti di pietra si staccavano dal soffitto e sotto di loro cominciarono a formarsi grosse crepe.
-Non staccatevi dalla parete!-
Il pavimento cominciò a sgretolarsi, mostrando una voragine senza fondo. Prima una mattonella, poi l'altra, tremolavano appena prima di staccarsi, riducendo velocemente lo spazio possibile su cui poggiare i piedi. Non c'era possibilità di salvezza. Non per lei, almeno. Una profonda voragine si era creata quasi subito fra lei e Jason. Metri di vuoto la dividevano dagli altri.
-Sole!- era Jason che gridava. Voleva saltare, dalla sua parte, per non abbandonarla, ma alcune corde di acqua create da Luna lo trattenevano. La gemella sapeva che sarebbe stato un suicidio per il ragazzo, ma questi non la smetteva di dimenarsi, chiamando invano il suo nome. Vy piangeva, aveva paura, paura per la sorella più che per sé stessa, e sicuramente si sentiva terribilmente in colpa per il danno che aveva causato. Sole avrebbe voluto stringerla tra le braccia, consolarla e dirle che non era stata colpa sua, ma in qual momento la cosa più importante era salvarla. Una palla di fuoco le si creò fra le mani.
-Attenta!- Un masso delle dimensioni di un melone cadde a pochi centimetri dal punto in cui si trovava, facendo cadere un numero spaventoso di mattonelle nel vuoto. La ragazza fece un balzo all'indietro, per evitare di essere trascinata giù con loro. Si guardò intorno freneticamente, cercando di ricordare la giusta manovra per bloccare la trappola. Aveva letto da qualche parte che ogni piramide aveva una sorta di dispositivo di sicurezza. Guardò in su. Una lunga corda percorreva il corridoio. Si trovava in alto, il fuoco serviva a bruciarla. Era la soluzione al tranello, nel caso qualche funzionario del re avesse fatto scattare la trappola per sbaglio. Ormai Jason e le sorelle avevano poco meno di trenta centimetri di pavimento prime di sprofondare nel vuoto. Doveva sbrigarsi. Lanciò la sfera, che prese la corda in pieno, cominciando a bruciarla.
Andiamo, spezzati, forza si ripeteva. Un'altra mattonella si staccò, proprio sotto al suo piede, sprofondando nel vuoto e facendo perdere l'equilibrio a Sole. Riuscì a recuperarlo appena in tempo, per vedere la corda finalmente spezzarsi. Seguì un rumore di ingranaggi, poi una sezione di parete dietro ai suoi compagni si spostò, rivelando l'uscita dalla piramide. Jason uscì per primo, aiutando Vy e Pantu e poi tendendo la mano per fare lo stesso con Luna. Prima di sparire dalla sua vista, la leggenda le lanciò un'occhiata carica di dolore, a cui rispose con un mezzo sorriso. Se la cavava sempre, no? I suoi occhi smeraldo la tradivano, pieni di terrore.
L'apertura si richiuse e Sole rimase completamente al buio. Sola. Si appoggiò alla parete per riprendere fiato, ma il suo cuore non resse e si raggomitolò, lasciandosi sfuggire gemiti di tristezza, paura e rimorso. Era stata una sciocca, troppo orgogliosa per avvertire gli altri delle trappole disseminate per tutto il perimetro aveva fatto finta di niente, e poteva dirsi quanto voleva che l'aveva fatto solo per non preoccupare Luna, tanto sapeva qual'era la verità. Lei voleva solo mostrare a Jason come li avrebbe salvati tutti, lei voleva che la trappola scattasse. Si ricordò delle regole di Pantu: controllo, mente, calma e concentrazione. Non ne aveva rispettata nessuna. Non aveva avuto il controllo della situazione neanche per un secondo, aveva agito d'istinto e per scopi personali, menchemeno aveva dato dimostrazione di calma e concentrazione. E adesso era sola, completamente sola. Singhiozzò. Una minuscola stella in mezzo alle migliaia di stella del cosmo. Le lacrime continuavano a rigarle le guance, e lei non fece nulla per fermarle. Dopo un tempo che le parve interminabile si alzò. Non serviva a niente starsene seduti a rammaricarsi. Era accaduto e basta. Si asciugò le lacrime con il dorso delle mano e accese una fiamma ardente nella mano. Chiunque, tra le ombre create dalla luce del fuoco, avrebbe scorto la determinazione in quegli occhi smeraldo. Forse era davvero una stella piccolissima, inutile e senza possibilità in mezzo ad altre molto più forti. Ma anche la più minuscola e insignificante stella può creare un buco nero capace di distruggere una galassia.

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