Parte 63. Verità

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Luna appoggiò i pugni al davanzale della finestra, cercando di respirare. Si era già pentita di aver spaventato la gemella, ma d'altronde se l'era meritato. E ora lei aveva cose molto più importanti a cui pensare. Doveva far entrare e uscire l'aria dai propri polmoni, doveva salvare Altair, doveva riprendersi il suo sogno, doveva...aspetta un'attimo. I pezzi del puzzle finalmente si incastrarono l'uno con l'altro, e Luna poté vedere chiaramente tutto ciò che era successo, tutti i segreti e le mezze verità che avevano scoperto ora si rivelarono, più limpide che mai. E lei rimase senza fiato. La testa le cominciò a girare, perché ora ogni cosa era andata al suo posto, ed era fin troppo dolorosa da accettare...
Un sogno. Tutto la loro avventura partiva da un sogno. Rubato. Andato perduto. O forse no. I ricordi la assalirono tutti in una volta, una cacofonia di suoni e colori insostenibile. Eppure Luna aveva bisogno di sapere cos'era accaduto. E lo vide chiaramente, dietro le sue palpebre abbassate, mentre centinaia di voci le rimbombavano nelle orecchie...

-Cosa succederebbe se io prendessi uno di questi sogni?- aveva chiesto, indicando la miriade di corde accatastate sugli scaffali nella casa di Tess.

Il suo corpo fu scosso da un brivido. I passi che Bellatrix aveva udito, poco prima di essere risucchiata nel buco nero dal quale non sarebbe più uscita...ora Luna sapeva a chi appartenevano.

- Ecco...potresti usarlo. Non riusciresti a realizzare il tuo desiderio, ma quello di un'altra persona...

Un sogno rubato, un sogno tanto pericoloso da dover essere tenuto sotto chiave...peccato che quando Luna aveva visto coi suoi occhi il lucchetto scardinato. E la teca. Vuota, ma con la targhetta che recitava il nome del proprietario...

-Alabaster non può utilizzare il suo sogno. Perciò deve esserci qualcuno. Un aiutante, di cui si fida...

Alabaster aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse a raggiungere i suoi scopi, perché da solo sarebbe stato inerme, come chiunque altro. Non poteva usare il proprio sogno direttamente. Ma aveva trovato la persona giusta per compiere il lavoro sporco...aveva trovato il cacciatore di stelle. L'unico che non si sarebbe mai ribellato al proprio compito. Perché i cacciatori di stelle non avevano un'anima, non avevano un cuore...eppure erano in grado di amare.

-Diffida di tutti Luna, perché dietro alle migliori facciate si nascondono i segreti più terribili...

Ma Luna non era brava con le persone. E si era fidata di quelle sbagliate. Aveva riposto il suo cuore nell'unica anima che aveva causato tutti i loro problemi, perché se Alabaster non avesse avuto qualcuno al suo fianco non avrebbe mai potuto fare del male a nessuno...

Una corda dallo strano bagliore bluastro, legata a una caviglia bianco latte...

La ragazza scoppiò in lacrime, mentre i suoi pensieri convergevano tutti su un'unica, straziante, immagine.
Due occhi. Azzurri come laghi ghiacciati, freddi come la più rigida giornata d'inverno, con tante sfaccettature quanto centinaia di specchi in mille pezzi. Vuoti, un'abisso oscuro in cui si poteva annegare, eppure così pronfondi, pieni di luci ed emozioni...

girano voci, in città... sussurri oscuri nelle giornate ventose...che Alabaster abbia trovato un'alleato...dicono che non abbia un cuore...che la sua anima sia fredda come la più gelida giornata d'inverno...

Ma si sbagliavano tutti. Perché il cacciatore di stelle non era malvagio, freddo o insensibile. Il cacciatore di stelle non era crudele, e non avrebbe mai potuto fare del male a nessuno. Il cacciatore di stelle era Altair.

-Tanto io sono sicura che tornerai-
-E perché?-
-Perché se tu non torni, allora verrà Altair a salvarti-
-E per quale motivo dovrebbe farlo?-
-Perché Altair è l'acqua, e tu la luna dal quale si sente terribilmente attratto. Voi siete come la marea. Se tu ti muovi, lui ti seguirà. Sempre. Proprio come l'acqua e la luna, che si rincorrono all'infinito-

E Luna, nonostante tutto, anche se avrebbe dovuto odiarlo, anche se il mondo le aveva detto che era sbagliato, che doveva essersi semplicemente confusa, che i suoi sentimenti non rispecchiassero la realtà, Luna non aveva cambiato idea. No, anche se doveva essere cattiva per pensare una cosa del genere, anche se probabilmente stava sfidando ogni legge dell'universo con il suo gesto, non le importava. Forse era davvero una persona orribile, ma questo non cambiava nulla. Forse avrebbe dovuto odiare il suo peggior nemico, ma non era così. Lei era ancora follemente, disperatamente innamorata di Altair. Lui le aveva mostrato le stelle, e ora lei sarebbe andata a salvarlo.

Con un respiro tremante, si asciugò le lacrime che le bagnavano le guance. Si avvicinò al suo zaino, ancora appoggiato accanto all'armadio, ma stavolta non era lei la falena attratta dalla luce. La cerniera delle tasca si aprì con un sibilo sinistro. I sussurri delle Ombre giunsero fino alle sue orecchie, bramosi di raggiungere la sua padrona...Luna prese in mano il barattolo, dove quei piccoli incubi vorticavano furiosi, e svitò il coperchio. Le Ombre sgusciarono fuori, ma non l'attacarono. Non provarono ad avvolgerla nelle loro spire di buio, ma si fermarono di fronte a lei. Come se fossero in attesa di un'ordine.
-Portatemi da lui- sussurró la ragazza, e le creature ubbidirono. Un vortice oscuro la circondò, trascinandola lontano, tra mura di pietra grigia che, ormai, per lei non avevano più segreti.

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