Luna aveva quasi accettato il fatto che Sole se ne fosse andata per sempre, quando quella sciagurata della sorella arrivò. Aveva i capelli biondi scompigliati, aggrovigliati a polvere e calcinacci, le guance sporche piene di graffi, ma stava bene, ed era viva. Luna era al settimo cielo. Con le lacrime agli occhi la abbracciò, come poteva essere così stupida ma volerle al contempo così tanto bene? In quel momento, Luna si accorse di non essersi mai sentita così sola, come nelle poche ore in cui l'aveva aspettata, le possibilità che fosse viva quasi inesistenti. Perché non ci accorgiamo del valore di qualcosa, finché non la perdiamo. Perché loro erano come il giorno e la notte. Senza il primo, l'altro non poteva esistere. Si staccò dalla sorella.
-Non farlo mai più- ordinò.
-Promesso-
Luna si staccò, e Vy si avvicinò a capo chino, incolpandosi di colpe che non aveva.
-Oh, Vy, sorellina. È tutta colpa mia-disse Sole. La piccola si buttò fra le sue braccia. Dopo un altro lungo abbraccio, e uno scambio di sguardi eloquenti fra Jason e Sole, la ragazza mostrò loro quella specie di tubo di metallo bucato.
-Che cos'è?- chiese Luna, dopo che la sorella si era infilata il tubo in una tasca dei pantaloncini.
-Ma è ovvio, no?- disse Jason - è un pezzo di flauto-
-Non capisco come un flauto possa aiutarci a sconfiggere Lux- commentò Sole.
-Lo scopriremo. E adesso che si fa?- domandò Luna.
-Troviamo gli altri pezzi- le rispose Pantu, poi continuò - prossima fermata, Saturno-
-Potresti essere più preciso?-
- No, mi spiace. Non ero neppure sicuro che esistesse un qualche oggetto magico prima di sentire la profezia - fu la risposta. Poi continuò :-Forse potremmo trovare qualcosa su Saturno...non è detto...-
-Un attimo- lo fermò Jason -stai dicendo che non hai la più pallida idea di come proseguire?!- quasi urlò.
-Ma Starly lo sa- annunciò Vy -dice che un pezzo si trova su Saturno, uno è andato disperso e l'altro è sotto la protezione di Lux- disse convinta. La stellina intanto annuiva e saltellava soddisfatta, contenta di essere utile.
-Partiremo a mezzanotte, per non essere visti- propose Pantu.
-Per andare dove?- chiese scettico Jason. Non sembrava più molto sicuro di voler proseguire in quel folle viaggio, e Luna certo non poteva biasimarlo.
-Ovviamente su Saturno. Per ora è la destinazione più sicura.-
Poi si incamminarono. Quando arrivarono a destinazione, qualche duna di distanza dalla piramide, era pomeriggio inoltrato. Si sarebbero accampati lì, riposandosi fino a che non fosse stata ora di ripartire. Il calore della giornata andava disperdendosi, sostituito da una brezza gelida, pungente come mille aghi di ghiaccio. Luna fu percorsa da un brivido. Sole provo ad accendere un fuoco ma la ragazza, sfinita, non riuscì a dare vita ad altro che una fiammella tremolante, pronta a spegnersi al primo soffio di vento, che Jason, nervoso com'era, creava continuamente. Luna, vedendo le condizioni in cui si trovava il gruppo, era divorata dall'ansia. Non erano altro che quattro ragazzini impauriti, che sfidavano un destino che li sovrastava, guardandoli dall'alto con aria di scherno. Scosse la testa. Non doveva farsi distrarre da idee tanto pessimiste. Mentre gli altri mangiucchiavano biscotti avanzati dalla colazione di quella mattina, lei si distese sulla sabbia ancora calda, a osservare il cielo che lentamente scuriva, lasciando il posto a una distesa di stelle, che rilucevano come centinaia di lucciole nell'oscurità. La vista meravigliosa la rilassò, facendole dimenticare ogni paura, incertezza ed ombra del suo cuore, facendo viaggiare la sua fantasia su pianeti sconosciuti e polvere di stelle.
Fu riscossa dal suo torpore troppo presto, sentendo i bisbiglii degli altri pronti a partire e il rumore indistinto di carte che si piegava. Si alzò, ignorando la dolorosa fitta alla spalla, togliendosi frettolosamente la sabbia di dosso. Quando alzò lo sguardo dai suoi vestiti malridotti, si accorse che tutti erano già saliti a bordo della barca, appoggiando gli zaini e prendendo coperte e cuscini. Purtroppo, loro avrebbero dormito per la maggior parte del viaggio, mentre lei sarebbe dovuta rimanere vigile per assicurarsi di non sbagliare la rotta o fare altri danni di portata maggiore. Una volta a prua, sempre che in una barchetta di carte ci sia, una prua, cercò di comunicare con le piccole luci danzanti, quasi dispiacendosi quanto tutti i suoi tentativi si dimostrarono vani. Stavolta avrebbe dovuto fare tutto da sola. Concentrandosi solo su quell'oceano di polveri luccicanti che era l'universo. La barchetta si sollevò, salendo sempre di più, fino a che la terra non divenne un lontano pallino azzurro, appena visibile fra tutti i colori e scintillii dello spazio. Si voltò verso gli altri passeggeri. Tutti dormivano, a eccezione di Jason che, gli occhi pieni di meraviglia, girava la testa da tutte le parti, osservava quel luogo fatto di magia a lui ancora sconosciuto.
-Magnifico, vero?- chiese lei.
-In tutta la mia vita, penso che questa sia la cosa più sensazionale che io abbia mai visto - rispose lui. Rimasero in silenzio ancora un po', poi Luna, spinta da un coraggio che non sapeva di possedere, disse:- Ehi, Jason, volevo dirti che mi dispiace. Per stamattina, intendo. Sono stata un po' troppo dura e...-
-Non fa nulla- fu subito interrotta. Il tono con cui lo disse, come se la cosa fosse davvero insignificante, la fece stare se possibile, ancora peggio. Era stata crudele con lui, e subito era stata perdonata. Andò su tutte le furie: così non era giusto. Non se lo meritava. Il suo cuore di ghiaccio meritava una punizione. Lei meritava una punizione, un rifiuto, una risposta amara, invece il ragazzo ora la guardava, con il sorriso più dolce che avesse mai visto, facendola sentire profondamente in colpa. Distolse lo sguardo, fingendosi profondamente interessata a una piccola meteora passeggera. Lei era cattiva. Feriva, dava false speranze, distruggeva i sogni, deludeva, lei era l'ombra che faceva nascondere i bambini sotto le coperte, il lupo che bussava alle porte di casa, travestito da fanciulla innocente. Tutto a causa della gelida corazza che ricopriva il suo cuore, che imprigionava le sue emozioni e raffreddava i suoi sentimenti, facendola bruciare dentro e rendendola inerte fuori. In quel momento pianse, un pianto muto e silenzioso dell'anima, invisibile all'esterno ma con la forza di un' uragano, e mentre i suoi occhi si riempivano di stelle il suo cuore era colmo di tristezza.Quando Luna cominciò a sognare tutto il suo malumore era svanito, sostituito da una debole rassegnazione, ma soprattutto curiosità per il luogo in cui si trovava. Era in un cortile circondato da alte mura di pietra grigia, in un'umida giornata nuvolosa. Da un lato si trovavano alcune baracche fatiscenti, dall'alto si ergeva un maestoso castello di roccia grigia. Udì un forte cigolio metallico, poi un portone si aprì facendo entrare all'interno del cortile un'omone con indosso una lunga tonaca marrone, il cui cappuccio ricopriva per intero il volto dell'uomo, al cui seguito stava Altair, cresciuto dall'ultima volta che lo aveva visto. I due proseguirono a passo svelto verso il castello, poi la scena di colpo mutò, diventando una serie di fotogrammi disordinati. Il ragazzino, di dieci anni, pallido come un lenzuolo e con gli occhi pieni di lacrime, inginocchiato davanti al sovrano. Alabaster Lux stava dicendo:-...posso darti la famiglia che non hai mai avuto...-
E ancora, un Altair della sua età, il viso privo di qualsiasi traccia di emozione, che usciva dalla vecchia bottega dell'orafo, priva di tutti i gioielli che prima l'adornavano, e correva verso il palazzo, un retino fra le mani. Poi le immagini divennero così tante e scorrevano sotto i suoi occhi così velocemente che Luna si senti accecare. Si coprì il viso con le mani, spaventata, finche non si ritrovò ad annegare in un immenso oceano nero.La ragazza si svegliò annaspando, madida di sudore, il dolore alla spalla che le toglieva il fiato. Cercò di calmarsi. Le sorelle e Jason stavano dormendo. Anche Luna avrebbe voluto farlo, ma doveva concentrarsi. Controllò che la rotta fosse quella corretta, anche se senza l'aiuto di Pantu la direzione era molto approssimativa. Poi si sedette, chiuse gli occhi, e cercò di riordinare i tasselli del puzzle della vita di Altair. Doveva capire cosa c'entrava il ragazzo con quella storia, e quale fosse il suo ruolo. Si stava scervellando sulle molteplici possibilità, quando sentì un leggero strattone da parte della barca. Sembrava che una corrente silenziosa la stesse mandando fuori rotta, trascinandola lentamente verso un gigantesco vortice viola, al cui interno si trovava un mastodontico buco nero. Luna si allarmò. Agitata, tentò di portare la barchetta lontana da quella trappola mortale, ma la forza del vortice era milioni di volte superiore alla sua. Svegliò Sole scuotendola per le spalle. La gemella, quando si accorse del pericolo imminente, spalancò gli occhi ancora impastati di sonno. Mentre svegliavano gli altri e recuperavano i loro bagagli, la barca si inclinò pericolosamente, tanto che dovettero afferrarne i bordi per non precipitare nel vuoto. Ma non potevano fluttuare come quegli astronauti delle trasmissioni televisive? A quanto pareva, ancora una volta, la fortuna si era voltata dall'altra parte. Mentre erano appesi alla salvezza solo con poche dita, Luna tentò di raddrizzare la barca. Con uno sforzo immane ci riuscì, solo per vedere, quando furono quasi completamente dritti, il pezzo del flauto scivolare fuori dalla tasca dei pantaloncini di sole.
-No!- cercò di afferrarlo, ma riuscì solo a sfiorarlo appena, per poi guardarlo precipitare, perso per sempre. Proprio quando pensava di aver perso ogni speranza, vide un lampo dorato sfrecciare sotto di lei, afferrando il pezzo fra gli artigli. Stupita, Luna vide una grossa aquila posarsi sulla spalla di Jason, restituendo il cilindro metallico al ragazzo. Tirò un sospiro di sollievo. Intanto continuavano ad avanzare inesorabilmente, l'enorme vortice oscuro che ormai li sovrastava. La ragazza poteva sentirne l'energia elettrica disperdersi nell' aria, distruggendo tutto ciò che incontrava e scompigliandole i capelli, mossi da un vento invisibile.
-Che facciamo?- chiese Vy spaventata.
-Non possiamo fare nulla- le rispose Pantu. Le tre sorelle e Jason si strinsero l'uno all'altro e chiusero gli occhi, pronti
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Little Star
FantasySole e Luna, due gemelle che più diverse non si può. Una estroversa e luminosa come una fiamma danzante, l'altra timida e a tratti gelida e tagliente. A unirle Vy, lo loro sorellina minore, l'innocenza fatta persona. La loro vita è normale e monoton...