Parte 41. Mappa

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Era notte fonda quando Luna ritornò in camera da letto. E, ovviamente, Sole la stava aspettando, scrutandola con curiosità.
-Dove sei stata?- le chiese. Lei si strinse nelle spalle.
-Da nessuna parte-
Sole la guardava con la bocca arricciata, senza chiaramente credere neanche per un secondo alle sue parole.
-Sei così noiosa, perché non me lo dici e basta? Sai quanto odio i segreti!- la supplicava.
-Domani, ora sono stanca- la ignoró lei, e si accoccolò tra le coperte, dando la schiena alla gemella.
-Uffa, qualche volta sei davvero insopportabile- borbottava intanto Sole.
Ma Luna non la stava ascoltando. La sua mente viaggiava tra lande innevate e laghi ghiacciati, con Altair. E intanto rifletteva, i pensieri che si sovrapponevano uno all'altro in una matassa inestricabile. La maglietta ruvida del ragazzo sulla guancia, la sensazione onirica di trovarsi nel posto giusto, come se tutti i pianeti si fossero di colpo allineati, tutto questo la destabilizzava e la riempiva al contempo di una gioia irrefrenabile. Era tutto perfetto, o quasi. Perché quando era appoggiata a lui, quel freddo innaturale che penetrava nelle ossa non poteva essere normale, così come gli occhi vuoti e ghiacciati velati di tristezza dovevano per forza nascondere qualcosa. Sembrava che ci fosse una spina ghiacciata conficcata nel cuore del ragazzo, ma Luna non riusciva ad intuire perché fosse lì, o come fare a rimuoverla. Ed era insopportabile vedere Altair soffrire in quel modo, e la ragazza provava una fitta al cuore ogni volta che quegli occhi così profondi e tormentati incontravano i suoi. Ma nonostante tutto, non credeva che in Altair ci fosse qualcosa di sbagliato, o crudele. E allora perché lui continuava a sostenere il contrario? Perché continuava a ripeterle che fosse il cattivo, che stare con lui l'avrebbe ferita? Quando stava con Altair, Luna sentiva tante emozioni contrastanti, ma certamente non aveva paura di lui, e menchemeno soffriva.
Al contrario, Altair sembrava essere la sua cura. Perché ogni minuto che passava con lui, sentiva la corazza di ghiaccio attorno al suo cuore sciogliersi e ammorbidirsi. Perché con lui si sentiva a casa, non aveva paura di sbagliare, o di usare parole taglienti, o di essere un fastidio per chi la circondava. Perciò era impossibile che Altair fosse cattivo, qualsiasi cosa significasse.
Luna chiuse gli occhi, e mentre veniva trasportata in quel luogo buio e senza luce non aveva paura, perché sapeva che c'erano forti braccia fredde a sorreggerla e occhi azzurro ghiaccio che vegliavano su di lei ogni istante.

La mattina dopo erano riuniti in biblioteca, le tre sorelle sedute su uno dei divani blu, i ragazzi stravaccati su due poltrone ai lati.
-Ecco cosa faremo- esordì Sole.
-Stanotte uno di noi si introfulerà nel palazzo, ruberà il pezzo e, beh, tornerà indietro-
Come piano era piuttosto semplice, peccato che non avessero idea di dove il pezzo del flauto si trovasse. E il castello di Alabaster non era proprio ciò che si definisce un'abitazione semplice e modesta...
-Non c'è una mappa?- chiese Luna.
-Forse, ma chissà dov'è- rifletté Jason.
-Ma se non abbiamo una mappa,- cominciò Vy agitata -verremo sicuramente catturati. Il palazzo sarà pieno zeppo di Ombre e...-
-E non possiamo passare ore a vagare senza meta nel covo del nemico- finì Sole di malumore.
-So che sembra impossibile- aggiunse - ma è la nostra unica possibilità. Non abbiamo scelta-
Passarono qualche minuto in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Luna era nervosa. Non potevano certo correre il rischio di arrivare al palazzo solo per essere catturati, sarebbe stato controproducente. E potenzialmente terribile. Dovevano trovare una mappa, oppure...
-Non potete andare laggiù senza alcuna informazione- la voce di Altair fendette il silenzio. Tutti gli occhi si spostarono di scatto su di lui. Il ragazzo si alzò, prese un foglio e una penna stilografica e cominciò a tratteggiare linee su linee. Luna lo guardava, affascinata. La penna scattava veloce, fulminea, lasciando tratti netti blu inchiostro. Altair si muoveva con mano esperta, e guardare le sue dita lunghe stringere la penna e muoversi con tanta precisione era qualcosa di ammaliante e ipnotico. E man mano che il disegno prendeva forma sotto i suoi occhi, Luna rimase a bocca aperta. Perché sapeva che lui veniva da Orbitron, ma non pensava che...No, era impossibile. Altair aveva disegnato l'intero castello, ma non dall' esterno. Si poteva scorgere ogni singola stanza, corridoio o porta del palazzo, con dettagli tanto minuziosi da sembrare inumani. L'intera struttura era impressa sul foglio, tanto perfetta da sembrare reale. E alla ragazza ritornò in mente uno dei suoi sogni: Altair che percorreva a occhi bassi il cortile del castello di Alabaster, freddo e solo. Forse, dato che viveva a Orbitron aveva avuto occasione di visitarlo, ma doveva avere una memoria fotografica sensazionale per ricordare così tanti dettagli.
Luna alzò meravigliata lo sguardo dallo schizzo, incrociando gli occhi azzurri di Altair. Sorrise incoraggiante, ma il suo sorriso si spense quando incontrò le espressioni scettiche e dubbiose sui volti di Jason e Sole.
-Ma come...- cominciò la gemella.
-L'intero castello è presidiato dalle ombre- la interruppe Altair. Sole aprì e richiuse la bocca un paio di volte, come un pesce. Lui la ignoró.
-Ci sono sentinelle in ogni angolo, ma una buona parte si trova nell'ala ovest della fortezza- spiegò, indicando intanto varie aree con la punta della penna.
-Tuttavia non aspettatevi di trovare spazi incustoditi- continuò.
-Tranne qui- indicò una piccola torre ad un'angolo dell'edificio.
-Da questo punto potete entrare. Scendete cinquantanove scalini e vi ritroverete in un corridoio secondario. Lo percorrete per intero, fino ad arrivare ad una parete spoglia, eccetto un grosso candelabro sulla sinistra. Sollevate la candela più consumata, e si aprirà un vano davanti a voi: è l'accesso al corridoio principale. Qui ci sono sicuramente delle Ombre, ma saranno dalla parte opposta rispetto a dove vi trovate. Nessuno crede che voi conosciate il passaggio segreto, per cui nessuno vi aspetterà lì. A circa metà corridoio troverete la porta d'ingresso alla stanza del tesoro. È lì che Alabaster conserva tutti i suoi averi più preziosi, e perciò è logico che il pezzo si trovi proprio lì- concluse Altair.
Tutti lo stavano osservando scioccati.
-Luna, posso parlarti un attimo?- Sole sembrava furente.
-Emh...va bene?- azzardò lei.
La gemella si alzò e Luna, sconcertata, la seguì. Si fermarono solo, una volta fuori dalla biblioteca.
-Non possiamo fidarci di Altair- decretò Sole.
-Scusa, perché...- cominciò Luna, ma la sorella la zittì.
-Com'é possibile che conosca alla perfezione ogni singola stanza del palazzo, sappia dove sono posizionate le Ombre e come arrivare alla sala del tesoro attraverso un passaggio segreto?- parlò in fretta, gli occhi che ardevano di una fiamma impetuosa.
-A me non sembra tanto strano. E poi perché dovrebbe mostrarci l'intero palazzo e tutto il resto, se fosse il nemico?-
-Magari per tenderci una trappola?- Sole quasi urlava.
-O magari no. Sole, ascolta, so che è difficile accettare tutta questa situazione, ma io mi fido di Altair, e potresti farlo anche tu- Luna parlò con voce dolce e morbida, cercando di convincere la gemella e placare il suo animo ribelle.
-Ma se...- provò a obiettare questa.
-Forse. Ma non abbiamo nulla, e un piano falso è meglio che non avere un piano. Anche se credo che Alabaster non usi metodi così poco affidabili per tenderci una trappola. È chiaro che ci considera d'intralcio, ma se Altair fosse stato davvero un suo alleato, penso che ci avrebbe ucciso subito. Ha avuto un sacco di occasioni per farlo e...-
-E non l'ha fatto- l'espressione di Sole si era ammorbidita -probabilmente hai ragione tu, è solo che è quasi impossibile fidarsi di qualcuno quando chiunque potrebbe tradirci. È una situazione orribile-
-Già, ma sarebbe potuto andarci peggio. Pensa se fossimo state a casa, sommerse di faccende domestiche e compiti delle vacanze. Un vero incubo-
Le due sorelle risero, e la loro risata cristallina riempì l'aria.
-Forza, torniamo dentro-

-Forza, torniamo dentro-

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