Parte 50. Universo

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-Corri- le sussurró, e Luna obbedì. I suoi piedi si mossero nell'aria, e lei si accorse che c'era come un qualcosa di solido sotto ai suoi piedi, anche se non riusciva a capire cosa fosse, esattamente.
Altair, si accorse dopo poco, era molto più veloce di lei, come se camminasse su quel terreno incerto tutti i giorni, e solo grazie alle loro mani strette lei riusciva a non rimanere indietro. Nonostante tutto, però, non provava la minima fatica, come se una forza a lei esterna la spingesse a proseguire, correndo su, sempre di più, finché il faro non sparì dalla loro visuale e Orbitron non divenne che un pianeta distante sotto di loro. Solo a quel punto si fermarono, e Luna subito notó quanto Altair, a differenza sua sembrasse stremato. Non glielo fece notare, però. Non voleva farlo tornare serio.
Ora, proprio come quando viaggiavano sulla barca di carta di Vy, erano di nuovo nello spazio, identico a come se lo ricordava e allo stesso tempo completamente diverso. Era come se fino ad allora avesse visto il paesaggio solo attraverso il finestrino di un'auto, e solo in quel momento fosse scesa dal veicolo, riconsiderando completamente ciò che credeva di conoscere. Si guardò intorno, meravigliata dal fascio di luce e buio che la circondava. Stelle e pianeti variopinti si confondevano in piccole sfere indistinte, mischiandosi a galassie lontane e a quella curiosa polvere di stelle che brillava e vorticava nell'aria, rendendo impossibile percepire correttamente lo spazio che la circondava.
-Altair- chiese Luna, voltandosi verso di lui. Il ragazzo ansimava appena.
-Sì?-
-Tu sai come scendere, vero?-
Altair scoppiò in una risata così sincera da togliere il fiato, e Luna si ritrovò ancora più attratta da quella sua nuova versione meno cupa e amara.
-Pensi che ti avrei portato fin qui, per poi non sapere come tornare giù?- chiese, sorridente. Era una domanda retorica, perciò Luna non rispose.
Quando ricominciarono a correre, però, si sentì più rilassata, e presto si accorse di quanto terribilmente divertente fosse scorazzare nello spazio. Allungando un braccio, poteva immergere la mano nella polvere di stelle, che rimaneva attaccata alla pelle come brillantini, facendola risplendere. Superarono nebulose planetarie dai colori abbaglianti, fino a spingersi al limite di quello che doveva essere l'universo visibile. Si fermarono, sul bordo che divideva lo spazio da una distesa infinita di buio e vuoto profondo.
-Che cosa c'è, oltre?- chiese Luna, aggrottando la fronte e scervellandosi sulle centinaia di possibilità. Altri universi identici? Un luogo dove non esistevano lo spazio e il tempo? O semplicemente il nulla, un'assenza indefinita di qualsiasi cosa?
-Non lo so, ma so cosa c'è da questo lato- rispose Altair, facendole girare il busto ad osservare il loro universo, dove la luce illuminava ogni cosa e le stelle regnavano sovrane, luccicanti diamanti nella notte, creando una vista da togliere il fiato.
Luna si sentì piccolissima rispetto alla vastità dell'universo in cui si trovava, che sembrava sopraffarla in tutta la sua meraviglia. Era come un frammento di sogno da conservare e proteggere con cura, quel luogo che da sempre esisteva ma di cui si rendeva pienamente conto solo in quel momento. Era qualcosa di impossibile da descrivere a parole, la magia dello spazio che era, in un certo senso, la sua casa, e la ragazza sentì il cuore colmo di gioia e gratitudine per il fatto che Altair avesse deciso di condividerlo con lei. E ora sembrava che l'intero universo appartenesse a loro due, e a nessun'alto.
-Wow- sussurró estasiata, anche se wow era forse un po' riduttivo.
-Ti piace?- le chiese Altair, speranzoso.
-Ovvio che mi piaccia, come potrebbe essere altrimenti?-
Il ragazzo sembrò risollevarsi.
-Forse ora è meglio tornare- le disse. Lei guardò i suoi occhi azzurro ghiaccio e annuì. Non aveva idea del tempo che era trascorso, ne aveva perso la cognizione.
-Solo...-
-Cosa?-
-Non abbiamo visto nessuna stella. Da vicino, intendo-
-Mmmh, hai ragione- rifletté lui.
-Ma?- lo esortò a continuare Luna.
-Ma non credo che sia il caso-
-E ve bene, come vuoi, allora-
E, senza dire altro, ricominciarono a correre, verso Orbitron.

Dopo un po' le onde e gli scogli frastagliati riapparvero nella loro visuale. Con leggiadria, i loro piedi toccarono finalmente terra. Luna però si sentiva ancora instabile sulle proprie gambe. Appena lasciò, a malincuore, la mano di Altair, barcollò. Il ragazzo la sorresse per qualche istante, aspettando che riprendesse l'equilibrio. Un leggero brivido si diffuse dal braccio nel punto in cui lui la stava toccando. Luna si allontanò di qualche centimetro, imbarazzata.
-Ci si abitua- la rassicurò Altair. Lei gli rivolse un mezzo sorriso.
Poi il ragazzo incominciò a tossire. Di nuovo. Luna lo guardò preoccupata. Quando la tosse si fermò, il ragazzo le rivolse un'occhiata indecifrabile.
-Tutto a posto?- chiese lei. Sperò che Altair le dicesse che no, non era tutto a posto, e la implorasse di aiutarlo.
-Certo, certo. Ho solo...freddo-
Freddo? In che senso? Quella notte era una delle più miti da quando erano arrivati, quasi due settimane prima.
Luna, affranta, cambiò discorso.
-Lo fai spesso?- domandò, sedendosi su una roccia e incrociando le gambe.
-Che cosa?-
-Fuggire nello spazio-
-Quasi tutte le notti-
Luna lo osservo, per nulla stupita della sua risposta. Guardò il suo viso dai tratti spigolosi ma angelici. Notó che, nonostante la quasi totale mancanza di sonno, non aveva occhiaie profonde sotto agli occhi, ma soltanto la stessa pelle di un gelido pallore mortale.
-Forse, allora, dovresti dormire un po' più spesso- suggerì.
-Non credo sia una buona idea. E comunque, tra i due, quella che necessita di sonno sei tu-
In quel momento Luna fu travolta da un'ondata di stanchezza. Se non ci fosse stato Altair con lei, probabilmente si sarebbe addormentata seduta stante.
-Non voglio dormire- protestò, le palpebre pesanti.
-Non preoccuparti, ti accompagno io-
-No, grazie, sono capace di camminare- rispose lei, alzandosi, ma per poco non inciampò in una roccia nascosta dal buio. Il ragazzo fu subito al suo fianco.

-Altair?- chiese Luna, mentre insieme salivano la scala a chiocciola del faro.
-Sì?-
-Tu ci credi, nei sogni?-
Lui si rabbuiò.
-Non ho sogni da molto tempo, in verità-
-Eppure hai ammesso di avermi sognata-
-Quella è una cosa diversa-
-Non ne sono molto convinta-

-Non ho sogni da molto tempo, in verità--Eppure hai ammesso di avermi sognata--Quella è una cosa diversa--Non ne sono molto convinta-

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