Parte 52. Vy

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Luna non aveva idea di cosa fare per aiutare Starly. Lei, che era attratta dal buio come una falena e attirata dal bagliore delle lampadine, si sentiva inerme davanti a quell'esserino celestiale la cui luce andava affievolendosi. Quindi, nonostante si sentisse terribilmente in colpa, non fece nulla per la stellina, si limitò ad osservarla da lontano, mentre le sorelle provavano ancora a farla brillare con le sfere di luce di Sole, senza ottenere alcun risultato.
In più, ora che Vy aveva rivelato loro di essere l'unico ostacolo che impediva ad Alabaster di prendere il controllo della magia delle stelle, tutta la faccenda della missione, che prima non era altro che un'idea confusa dai contorni sfumati, ora le era parsa terribilmente chiara e incombente. Sembrava quasi ridere di lei, sfidando la loro debolezza, ricordandole quale nullità fosse, mostrando la posta in gioco con fin troppa chiarezza. Perché, se prima l'idea di una sconfitta era qualcosa di insondabile ai suoi occhi, ora Luna aveva ben chiaro cosa sarebbe accaduto se Alabaster avesse vinto. E non si trattava solo del controllo dell'universo, un'idea talmente assurda e astratta che era impossibile metabolizzarla. Adesso, fallire significava far morire Vy, e Luna non l'avrebbe potuto permettere. Vy, così piccola, innocente, non sarebbe morta. No, non sarebbe successo. Ora vincere non era più solo una delle possibilità, ma l'unica scelta che avevano.
Mentre rifletteva, osservava Sole, i cui sforzi erano stati vani, che si accasciava stanca sul bordo del letto.
-Non vorrei interrompervi, ma non credo che possiamo fare qualcosa per Starly- disse titubante.
-Oh- pronunciò Vy, rassegnata. Con quell'Oh si era appena resa conto che le sue sorelle maggiori, per lei un'esempio da seguire, si erano appena arrese di fronte a una difficoltà. Quell'Oh trasudava delusione e incertezza, come se si fosse tutta a un tratto accorta che Luna e Sole non erano invicibili e, di conseguenza, non potevano aiutarla come avevano sempre fatto. O, almeno era ciò che Luna credeva che la sorella stesse pensando, il faccino triste che cercava in tutti i modi di non incrociare i loro sguardi che non sapevano se essere dispiaciuti o comprensivi. Forse, entrambe le cose.
Luna la prese per mano.
-Forza- disse con dolcezza -i ragazzi ci aspettano, e chissà cosa stanno combinando senza noi a controllarli-
Vy fece una smorfia che doveva essere un sorriso, tirando su col naso. Sole si affrettò a seguirle. Aveva la fronte imperlata di sudore e sembrava affannata. I loro poteri necessitavano sempre di un'enorme dispendio di energie.
Mentre superavano la porta, Luna lanciò un'ultima occhiata incerta alla stella adagiata sul cuscino, simile a un fiore appassito, la luce che gettava un velo grigiastro sulla stoffa candida.

Quando furono di nuovo in biblioteca, Jason, probabilmente vedendo le loro facce, non disse nulla, e il silenzio scese gravoso sul gruppo. Fu ovviamente Sole la prima a romperlo.
-E adesso che si fa?- domandò.
-Non ne ho la più pallida idea- le rispose il ragazzo con la fronte aggrottata -Sole, hai caldo, per caso?-
-No, perché?- chiese lei confusa.
-Sembra che tu abbia appena corso una maratona- annunciò Jason con un sorriso smagliante.
-Non è vero- protestò lei, asciugandosi con una mano il sudore dalla fronte. Luna si ritrovò a ridacchiare.
-Dovremmo fare qualcosa, però- disse una volta ritornata seria.
-Per dare a Sole una rinfrescata?- rise Jason, mentre la ragazza in questione gli faceva la linguaccia.
-No, idiota, intende per il flauto- spiegò, irritata.
-Ah, ora ho capito- disse lui, cercando di non scoppiarle a ridere in faccia.
Luna ben presto si stufó di vederli punzecchiarsi a vicenda.
-Non vorrei interrompervi- esordì, gelida -ma abbiamo questioni più importanti a cui pensare. Non potete almeno provare ad essere responsabili?-
-Nah, non credo- disse la gemella, ma dopo che Luna ebbe lanciato a entrambi un'occhiata tagliente Sole e Jason si misero in ascolto.
-Allora, qualcuno qui sa come suonare il flauto?-
-Io lo suonavo a scuola- annunciò Jason.
Luna lo guardò speranzosa.
-Ma non è che fossi proprio portato- cercò di giustificarsi lui.
-Beh, è gia qualcosa- disse Sole.
-Ecco, in realtà non ho mai suonato veramente. Più che altro mi rintanavo in fondo alla classe e lanciavo palline di carta sulle teste degli altri- ammise lui, imbarazzato.
-Cioè, stai dicendo che...- Luna ebbe una gran voglia di prenderlo a schiaffi. Jason era l'unico in cui aveva riposto le sue speranze.
-Luna!- la sorella si mise in mezzo a loro, probabilmente avvertendo la tensione. Lei si allontanò di scatto.
-Noi non siamo molto brave con la musica- sentì che Sole spiegava al ragazzo. Jason non sembrava stupido o arrabbiato dalla reazione di Luna, e questo fece sentire la ragazza ancora peggio, ora che la rabbia svaniva per essere sostituita da un gelido senso di colpa. Stupido cuore di ghiaccio.

Dopo pochi minuti tornò imbronciata dagli altri. Sole la osservò con i suoi grossi occhi verdi mentre le si sedeva accanto.
-Ora vai a chiedere scusa a Jason- le ordinò sorridente. Luna sbuffò.
-Sono molto dispiaciuto- disse il ragazzo con voce esageratamente melodrammatica. Luna sorrise, suo malgrado.
-Mi dispiace molto-
Il ragazzo sembrava soddisfatto.
-No, non è vero. E sono d'accordo con Sole- aggiunse lei.
-Su cosa?-
-Sei un vero idiota, Jason-
-Non è la prima volta che me lo dicono- rispose lui con un sorriso smagliante.
-Ora va molto meglio!- annunciò allegramente la gemella.
-E ora vediamo come far funzionare questo coso- Luna prese il flauto, avvicinando il metallo freddo alle labbra. Lanciò un'occhiata ad Altair, che la osservava serio a pocha distanza, seduto su uno dei divani blu. Incanalò l'aria nei polmoni e soffiò. Un frastuono tremendo usci dal flauto, e lei per poco non lo fece cadere a terra, spaventata. Vide Vy massaggiarsi le orecchie, e Jason e Sole, in un primo momento atterriti, che ora ridevano di gusto. Anche Altair la osservava, con un luccichio divertito a illuminare il suo volto imperturbabile.
Luna passò il flauto alla gemella, imbarazzata. Non riuscire in qualcosa l'aveva sempre infastidita.
-E io cosa dovrei farci con questo?- chiese la sorella.
-Secondo te?-
-Non si risponde a una domanda con un'altra domanda- disse Sole prima di soffiare nel flauto. Vy si tappo le orecchie con le mani, e Luna la imitò, mentre un fischio acuto e spaccatimpani riempiva con violenza la stanza. Come poteva un oggetto tanto delicato produrre un suono così orrendo?
Il fischio continuò, perforandole il cervello.
-Sole, ma ti vuoi fermare?- urlò sopra il frastuono. La sorella finalmente smise di soffiare. Si guardò intorno, passando gli occhi sulle loro facce sofferenti.
-Ops- disse soltanto.
-Ma lo sai vero che non devi soffiare con tutte le tue forze?-
-Io...ecco...lo sai che non ci so fare con certe cose!- cercò di giustificarsi Sole.
-Sei incredibile- borbottò Luna, mentre passava il flauto a Jason.
-Ve l'ho detto, non l'ho mai fatto...- provò a protestare lui.
-Suona- ordinarono le due gemelle simultaneamente, e dovevano essere davvero minacciose, perché il ragazzo ubbidì. Il suono che ne venne fuori non fu tanto meglio del loro.
-Mi fanno male le orecchie- si lamentò Vy. Intanto avevano riappoggiato lo strumento, osservandolo con circospezione.
-Ottimo, non sappiamo neppure come farlo funzionare- Sole sembrava sconsolata.
-Se qualcuno fosse stato attendo durante le lezioni...- Luna lanciò un'occhiataccia a Jason.
-Se qualcuno facesse provare anche a me invece di escludermi sempre...- disse Vy. Nessuno la degnó di uno sguardo.
-E anche se riuscissimo a suonarlo? Dopo che facciamo? Andiamo da Alabaster e gli cantiamo una canzoncina?- aggiunse Jason.
-Forse Altair ci riesce- tentò Luna.
-Forse anche Vy ci riesce- provò ancora la sorellina, ignorata da tutti.
-Tu credi?- chiese Sole.
-Boh, dovremmo provare- scosse le spalle, mentre il ragazzo la guardava allarmato. Lei gli porse il flauto con un sorriso incoraggiante.
-Luna, non funzionerà- disse lui a bassa voce.
-Non puoi saperlo- sussurró lei di rimando. Gli altri non sembravano seguire la loro conversazione e parlavano animatamente tra loro.
-Lo so, invece- le chiuse delicatamente le dita intorno allo strumento. La sua pelle fredda a contatto con la sua la fece rabbrividire di piacere.
-Magari...- provò Luna, ma si perse nelle iridi ghiacciate e magnetiche del ragazzo.
-Magari dovreste far provare anche me!- urlò Vy, arrabbiata. Tutti si voltarono anche lei, come se si fossero resi conto della sua presenza solo in quel momento. Lei sembrò soddisfatta di quell'attenzione. La ragazza le passò dubbiosa il flauto.
Vy soppesò lo strumento per qualche istante, il flauto che riluceva di bagliori dorati tra le sue mani. Sfiorò appena il metallo con le labbra, le dita piccole e sottili che iniziarono a muoversi con maestria sui fori sulla superficie, mentre una musica soave si diffondeva nell'aria. Era così pura e semplice da far sognare, le note che formavano una melodia semplice e primordiale e allo stesso tempo intricante quanto le origini dell'universo. A quanto pare, nonostante non avesse mai preso in mano uno strumento in vita sua, Vy sapeva come suonare il flauto. Ed era incredibilmente brava.

 Ed era incredibilmente brava

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